Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#129 - 10/05/2024

La cocce de San Dunate

Nell’odierna temperie di conflitti e terrore anche le notizie banali hanno diritto di cronaca se si prestano ad una interpretazione di sospetti negativi e pessimistici. Invece il rifiorire della natura favorisce l’atmosfera gioiosa delle feste patronali e l’esaltazione dell’epopea dei pastori, ma pure quella dei contadini: cose passate, si dirà; sembra un sogno, ma furono e sono realtà recenti. Maggio è il mese delle feste patronali, che ancora fioriscono in una terra ove gli abitanti esprimono tutta la soddisfazione e lo scossone che li ha svegliati da una specie di torpore nella stagione fredda.
Esplode lo spirito popolare in un clima di sincera voluttà e leale penetrazione nello spirito e nella parlata paesana.

Modesto Della Porta (1885-1938), poeta e artigiano abruzzese di Guardiagrele (“bandista di estate” e sarto d’inverno) si chiamava Modesto e tale era anche di fatto; tale era pure per l’erudizione… era fornito della licenza di terza media: tutto questo gli permise di riassumere perfettamente l’anima e le credenze e le usanze più genuine della sua gente.
Un biografo e critico scrupoloso avrà indicato il tempo in cui il Poeta redasse i sonetti di “Ta-Pù”; ma noi credo che possiamo arguire con una certa approssimazione che i versi de “La cocce de Sante Donate” risalgano attorno ad un 7 agosto degli anni ’20 del secolo scorso. Il 7 agosto è il giorno (dies natalis) della ricorrenza della decapitazione del martire da parte dell’imperatore Giuliano l’Apostata. Il periodo coinciderebbe con la festa cocullese celebrata in onore di San Domenico di Foligno se si considera che il cambiamento climatico ha spostato il calendimaggio cocullese (festa di San Domenico da Foligno) ai primi di agosto.

Ottant’anni fa la cerimonia cocullese non si differenziava molto da quella di Guardiagrele che si era svolta vent’anni prima nel paese del Chietino: l’atmosfera festiva era la stessa; il tramestio della folla, acuito da qualche inconveniente, era lo stesso. Ma infine tutto si doveva risolvere in qualche modo. Però la giornata fatidica di Guardiagrele si affrontò con la sostituzione di due simulacri (in fondo tutti i Santi sono uguali), ma a Cocullo la statua di San Domenico non doveva essere sostituita; la processione fece un breve giro e poi arrivò una pioggia improvvisa che la costrinse a rientrare nella piccola chiesa da cui era uscita: quindi solo in parte l’elemento folcloristico che aveva reso famoso Cocullo nel mondo, le bisce vive attorno al simulacro, non poté essere esibito a gran parte della gente.
Era un segnale… ? “Tra bumme, bbande e sone de campane…”, al tramestio della folla si sostituiva la frenesia delle massaie nelle cucine ospitali.

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