Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#127 - 30/04/2024
UNESCO e integrazione

UNESCO e integrazione

CASCELLA, Basilio - Pittore, nato a Pescara il 1 agosto 1860. Sulle orme del Michetti, ma con mezzi d'espressione tutti proprî, fu illustratore delle genti e dei paesaggi d'Abruzzo, con sentimento di gioiosa e sana adesione alla natura e alla vita semplice degli uomini della marina e della montagna. Oltre che alla pittura, si dedicò alla litografia e alla ceramica. (A. De Romanis)

Gli artisti abruzzesi meriterebbero una rassegna degnamente illustrata da noti e quotati critici d’arte in tutto il mondo.
Qui è stata ripresa una vecchia foto riproducente due vicende opposte. Opposte per tanti motivi: 1- perché il personaggio in primo piano è ritratto nel classico costume di un paese, Scanno, opposto ad un nucleo abitato della stessa valle; 2- opposto perché il costume della donna scannese meriterebbe l’attenzione dell’UNESCO, l’organizzazione delle Nazioni Unite, fondata alla fine del 1940, per raccogliere, conservare e sviluppare i cimeli della scienza e della cultura in genere, mentre la biscia coccolata dalla signora della foto potrebbe trovare un posticino nell’areale di quella associazione: la qualcosa potrebbe avere invece avuto un significato di gran lunga maggiore nel senso che avrebbe richiamato l’attenzione di molti turisti quando la famosa processione si svolgeva con la solennità e con le componenti religiosa e folcloristica che la resero famosa in tutto il mondo. Ancora in anni recenti il Sindaco Nicola Risio cercò di imboccare la via giusta, ma il sindaco Sandro Chiocchio, pur continuando l’operato del predecessore, non penso che possa avere più del posticino nell’areale poiché attualmente le condizioni del paese, oltretutto demograficamente e paesaggisticamente malridotto soprattutto demograficamente, possono soltanto ripagare l’attuale Sindaco che tuttavia ha continuato l’iniziativa del predecessore; e potrebbe meritare anche lui un elogio qualora riuscisse a realizzare quella che sembra un’utopia pur stemperando il valore simbolico nell’orpello vivente che striscia sul simulacro al calderone delle scienze naturali sofisticate da una miscela fra cui emergono il progresso tecnico e la finanza alle cui risorse fatalmente attinge quel progresso; 3- opposto perché da molto tempo il paese lacustre ha saputo sviluppare le risorse naturali mentre Cocullo da decenni si è adagiato sul cambio climatico…; 4- perché il costume della donna scannese esprime in pieno una civiltà che si evolve sul tessuto pastorale ed esprime una vitalità che si ripercuote anche nel paese opposto (attività edilizie, ecc.).

Un buon critico d’arte saprebbe valutare la produzione di Basilio Cascella. Ogni artista ha un laboratorio di storia e di mitologia a cui attingere; le immagini che dipinge lui le rivive e lascia agli amatori leggere nei dipinti i sentimenti rivissuti con quel ritratto: il costume scannese ha una storia, anzi molte storie secondo le varie opinioni espresse dagli studiosi. Diversi scrittori… si sono salvati in calcio d’angolo usando l’aggettivo “esotico”, riferito al costume. Alcuni hanno letto negli usi e nei costumi le tradizioni orientali; certo, si può anche ipotizzare che qualche locato scannese transumante si sia stanziato sul Tavoliere delle Puglie e lì abbia incontrato una coppia in turbante che evidentemente era sbarcata sulle coste daune da un natante di fortuna. Il giovane e la giovane si aggiravano smarriti ed il proprietario del gregge scannese avrebbe offerto loro ospitalità nelle tende dei pastori. Fecero amicizia ed il maschio trovò lavoro nella pastorizi; ma il marito perse il turbante, aggeggio che poteva essere utile per ripararsi dal ghibli, ma non alla tramontana delle montagne; infatti quando rincorreva gli ovini usciti dai confini del tratturo per brucare l’erba sui terreni privati sudava e il turbante gli dava fastidio; allorché avvertiva il freddo ricorse al copricapo dei colleghi montanari, i quali gli avevano insegnato e fatto amare il mestiere procuratogli. Intanto la donna viaggiava in un carro coperto e il turbante la proteggeva dal freddo dei monti: fu così che arrivò a Scanno con il mitico copricapo originario, che piacque alle donne paesane e che così fusero i loro copricapo originali con quello della sposa straniera. Per questo l’etnia potrebbe essere cercata nel bacino mediterraneo (Magreb, Peloponneso, Creta, Asia Minore) ed avere offerto così una delle migliori interpretazioni dell’integrazione; io penso che l’origine dell’etnia scannese potrebbe essere anche indigena, cioè italica e che abbia trovato un forte veicolo nelle esperienze e nelle commistioni recepite sui tratturi. Mi spiego. Scanno fu un importante centro di raccolta delle greggi transumanti e dei pastori nonché dei locati (padroni delle greggi). Questi ultimi, tornando dalla “remenuta”, erano fieri di guidare il corteo ovino e quella fierezza si riflette negli occhi delle loro donne che erano orgogliose di accoglierli con esuberante austerità.

L’ultima contrapposizione emerge dalla seguente considerazione. Per quanto riguarda Scanno, l’ordinata accoglienza e la vera integrazione producono una fusione pacifica e proficua tra due civiltà e avvengono sulla base del “do ut des”: io ti offro ospitalità, lavoro retribuito, costumanze e regole della mia società e tu mi porti le tue tradizioni, i tuoi costumi interiori ed esteriori, il tuo entusiasmo; la qualcosa è una delle più importanti funzioni dell’UNESCO. Altro discorso è per Cocullo: l’impressionante diaspora dei cittadini ha determinato lo spopolamento del paese con il conseguente notevolissimo affievolimento della devozione dei pochi rimasti. La biscia era da molto tempo tollerata e addirittura discriminata; ora la bestia cerca di allontanare l’agonia con inserimento di microchip [Vedi nota 1, in fondo al testo].


Note
[1] Non mi stancherò di ripetere che la parentesi terrena di San Domenico si sviluppò nel periodo normanno, cioè in un periodo di tolleranza religiosa la quale accettò che gli ex pagani cristianizzati inserissero le tradizioni nel nuovo credo e che poi (Concilio Laterano II) adattò nella forma i cerimoniali parallelamente alla evoluzione sociale.

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