Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#79 - 22/02/2022

Giovanni di Cocullo

Secondo me è certo che, se non è stato uno dei primi seguaci di Pietro del Morrone, fu il primo Superiore della Congregazione celestina. Ritengo di doverlo presentare ai giovani cocullesi nonché a moltissimi studiosi e lettori poiché credo che sia sconosciuto in quanto nelle fonti “purgate” il suo nome non appare; dal che mi è sembrato di poter arguire che sia stato cancellato per essere rimasto un testardo Spirituale: il perché lo spiegherà appresso l’Abate Telera. Per i giovani cocullesi torno alle memorie di una volta che mi permisero di illustrare il personaggio appena adombrato in altri scritti. Ritengo che le calamità (guerra, epidemie, regresso morale e umanistico) abbiano cancellato il ricordo di un Cocullese che ricoprì un ruolo importante nella vicenda celestiniana. Da giovane ricordai il raccontino su un certo “frate Giovanni” che mi aveva fatto la nonna paterna [Vedi nota 1, in fondo al testo] (e che poi mi hanno confermato altri vecchi nella mia gioventù). La tradizione (e l’ho scritto) l’ho sempre considerata una cosa seria perché il fascino del passato arricchisce il bagaglio d’esperienza acquisito nella vita vissuta e lo proietta nel presente e nel futuro: per questo i racconti tramandati oralmente non li ho mai “snobbati” [2]. Il discorso sul frate riemerse molti anni fa dalla lettura della “Storia dei Marsi” dell’Abate avezzanese Febonio (quindi nostro conterraneo: “Historia dei Marsi”, 3° libro della ristampa anastatica dell’Ed. De Cristofaro, Roma, 1985): Alla notorietà di questo paese [Cocullo] ha contribuito un uomo molto religioso, D. Giovanni da Cocullo, uno dei primi frati celestini innalzato alla carica di prefetto generale dell’Ordine nel 1299,… Press’a poco un’affermazione analoga l’avevano fatta il suo contemporaneo Abate sulmonese de Mattheis e, cent’anni dopo, Mons. Corsignani, vescovo di Sulmona, il quale registrò addirittura due Giovanni Abati celestini cocullesi, uno nel 1269 e uno Generale nel 1298 (Pietrantonio Corsignani- Reggia marsicana). Aggiunsero, trecento anni dopo la morte di San Celestino due Abati di Santo Spirito della Maiella, imprecisi e indecisi [3] (Telera e Marini, non abruzzesi), che Giovanni era di Tutuglio o Tucoglio o Tucolli ecc. La cosa m’incuriosì e volli approfondire: era interessante e fu confermata addirittura dal vescovo della nostra Diocesi Corsignani, il quale registra due Giovanni: un Giovanni di Cucullo de’ Marsi nell’A. 1269 fu Abbate Mitrato tra’ Celestinini, e poi Generale nell’A 1269 e uno fu Generale dell’Ordine de’ Celestini, e fiorì nell’A.1299 (“Reggia Marsicana”, parte II, di P.A. Corsignani, riprod. anastat. dell’originale del 1788 a cura della Cassa di Risparmio de L’Aquila). Nel ‘600 circa l’Abate Generale celestino Lelio Marini (Trascrizione anastatica di ”Vita et miracula di San Pietro del Morrone Celestino Papa V”, Edizioni Qualevita, 2007) aveva scritto, riferendosi a Giovanni di Cocullo: Egli medesimo poi l’anno terzo di Papa Bonifacio à tre di Giugno della Decima Indittione, cioè dell’anno 1297, ottenne la confermatione dell’Ordine dal medesimo Bonifacio”. Ancora: Giovanni de Tucolio fù di nuovo eletto Abbate l’anno 1298, perché si trova questo medesimo esser’ Abbate il giorno settimo d’Agosto 1300, uno degli esecutori del testamento di Tomasso Prete Cardinale di Santa Cecilia … : E ancora …mentre il Santo Padre Frà Pietro viveva in questo Stato … (correva l’anno 1295 [4]) fu eletto Giovanni de Tutulio [5]. Questo intervenne e sottoscrisse al primo Capitolo Generale dell’anno 1288… Una trascrizione curata dalla stessa Associazione culturale sulmonese, dedita agli studi celestiniani, della prima edizione (1648) dell’Opera scritta da un collega di quello, pugliese, Don Celestino Telera (“Huomini illustri per santità de’ Celestini”, Edizioni Qualevita, 2008), che fu Abate Generale della Congregazione celestina, riporta che dopo l’elevazione al soglio pontificio San Celestino nominò dodici cardinali due dei quali furono Monaci della sua Religione (N.d.A.- “Ordine”), scelti ed eletti da lui per molta santità. Il primo dei quali fu Tommaso d’Ocra; Marini poi si era corretto: Dalche si raccoglie che il frate Giovanni non è né di Tutulio né di Tucoli. Poi: (op. cit.) che prima di morire il card. Tommaso d’Ocra (1300), già Conte di Celano ed uno dei cardinali celestini, dispose che tra gli altri esecutori della sua ultima volontà fosse l’Abate pro tempore di Santo Spirito. Infine Mons. Febonio ribadì – come già ho accennato - che fra gli esecutori testamentari del cardinale [6] (appartenente ad un ricca famiglia di Cavalieri Templari) c’era Giovanni di Cocullo, e su questo pare che fosse d’accordo con l’Avezzanese lo stesso Marini.
Ma chi era questo “frate Giovanni”? Ho ipotizzato che potesse essere un monaco-guerriero templare [7] affascinato da San Celestino, considerato che un umile frate, in quei tempi, non avrebbe potuto disporre di risorse che gli permettessero di affrontare un viaggio in Palestina; non poteva essere neanche un pellegrino qualsiasi: certamente apparteneva ad un rango superiore. Poniamo che fosse prima cavaliere [8] (allora nel “Catalogo dei Baroni” a Cocullo figuravano tre cavalieri), poi un monaco e Abate, infine Spirituale e piuttosto monaco scomunicato perché gioachimita, cioè seguace della setta, troppo rigorista e considerata eretica, di Gioacchino da Fiore.
Testimoniata l’esistenza di Giovanni, ne seguo l’operato. Quando San Celestino, ai primi anni del 1250, giunse con due compagni (uno dei quali si chiamava Giovanni) al Morrone, avrebbe ottenuto dai massari sulmonesi una vasta estensione di territorio per costruire la sua prima chiesa della Maiella (la prima e piccola Abazia di Santo Spirito).
Sono convinto che Don Giovanni sia stato uno dei capi ereticali del movimento celestino, più influenzato dai Gioachimiti che non da Celestino stesso, soprattutto poi deluso per il trattamento riservato a Celestino V. Altrimenti non mi spiegherei certe incongruenze rilevate nelle letture sul Santo e di altre a quelle riconducibili, come (cfr. Colantoni nella sua “Storia dei Marsi”) il motivo per cui il conte Ruggero di Celano farà poi la donazione ai monaci di San Nicola Ferrato (dipendenti dal Vescovo) e non a quelli di San Rufino, confluiti nella Congregazione di San Celestino riconosciuta da Onorio; o, come scrisse l’Abate Telera (op. cit.), non si conoscono i nomi dei primi successori di Pietro del Morrone: …almeno dei più principali in santità; giacché del numero di tutti, massime dei primi Padri, o per eccessiva umiltà, o per incuria dei loro coetanei, non abbiamo notizia… Può darsi che Giovanni non sia stato elencato (o cancellato a suo tempo)…per mancanza di santità; ma allora! Adesso come la mettiamo dal momento che è stato avviato l’iter per la causa di beatificazione di Gioacchino da Fiore? Devo aggiungere (e sottolineare) le affermazioni di Telera, Marini, De Mattheis, Febonio: quando Tommaso da Ocre-Celano morì volle Giovanni di Cocullo fra gli esecutori testamentari. Qui stimo opportuno ricordare che Bonifacio VIII, il quale da cardinale avrebbe sottoscritto l’invito all’eremita ad accettare la nomina a pontefice, subì quasi un complesso di inferiorità nei confronti di San Celestino (malgrado lui fosse molto più colto, diplomatico, innovatore rispetto all’ortodossia cristiana del Morronese e avverso all’ingerenza francese) e lo rinchiuse (dopo la fuga) solo perché temeva uno scisma. Soltanto dopo la fuga in Puglia del Santo protetto dagli Spirituali [9], fra cui i “Poveri Eremiti Francescani Spirituali” [10] che a suo tempo il Papa santo aveva approvato e i quali furono poi scomunicati da Bonifacio VIII] quest’ultimo relegò il predecessore da una casa alla cella di Fumone. Quest’inciso l’ho fatto per l’ostilità decisa mostrata dal nuovo Pontefice verso tutti gli Spirituali (particolarmente contro i Poveri Eremiti Spirituali). Quindi mi sembra lecito intuire che ai primi Celestini (che amavano essere chiamati Spirituali, come li aveva definiti il Santo eremita e da cui derivò il nome della Casa madre) fu inflitta la condanna della “damnatio memoriae”, cioè la morte civile, la cancellazione della loro esistenza e del loro operato. Perciò ripeto che tre secoli dopo l’Abate Telera nella rassegna dei padri Celestini scrisse… giacché del numero di tutti, massime dei primi Padri, o per eccessiva umiltà, o per incuria dei loro coetanei, non abbiamo notizia (op.cit.)…. Ecco perché del nostro frate (Don) Giovanni gli “antici” avevano una vaga memoria, riemersa, dopo secoli, in una memoria leggendaria.

Questo scritto è stato steso prima che la professoressa Valeri, profonda studiosa di San Celestino, mi facesse dono del suo libro sull’hospitale celestiniano a Ferentino di cui non conoscevo l’esistenza.

Note
[1] Mi raccontava pure, ma un’altra volta, che l’umanità attraverserebbe tre età; poi non ricordava il resto, però specificava che quelle età duravano mille anni ciascuna e non ricordava altro, se non che lo dicevano gli “antici”: non sapeva che tutto questo si riferiva alla profezia di Gioacchino da Fiore (che non mi ha mai nominato), l’idolo di “frate Giovanni di Cucullo”.
[2] Ciò che si narra ai bambini per distrarli, non ha fondamento e quindi non si discosta dalle fiabe; ma non sempre: ecco perché bisogna leggere.
[3] A volte parlavano di Tuculio, a volte di Tucoglio…
[4] Cioè l’anno successivo a quello dell’elevazione a papa di Pietro del Morrone.
[5] N.d.A.- Oggi “Cucugli” nella parlata popolare.
[6] Una curiosità: un devoto di San Domenico, certo Clemente Magnante di San Panfilo d’Ocre morì idrofobo a 13 anni l’8 aprile 1871 “dentro il territorio di questo Comune in luogo aperto detto forcella”.
[7] L’Imperatore, ridona le proprietà sottratte ai Templari di Celano, e addirittura ci fa scoprire il nome del “Massaro”, Frate Giovanni da Celano (Cocullo rientrava nella contea di Celano), probabilmente il Fra’ Giovanni contemporaneo a Fra’ Tommaso. Infatti dice che nel 1240 e ancora nel 1249, i fratres Ademarius e Johannes, forse appartenenti al Tempio o all’Ospedale, ricoprirono rispettivamente il ruolo di massari nelle località di Versentino (Foggia) e di Celano (L’Aquila): rispettivamente (Il tratturo Celano-Foggia sfiora Cocullo).
[8] Secondo mons. Corsignani. Vescovo della nostra Diocesi nel ‘700,i Giovani di Cucullo celestini furono due: uno nel 1269 (Priore dell’Abbazia di S. Spirito) ed uno nel 1298 (Superiore Generale dei Celestini); per me potrebbe essi sarebbero potuti essere la stessa persona 1- perché l’intervallo di 29 anni non è eccessivo e perché sarebbe stato il Giovanni che, con Giacomo, ottenne il la notevole estensione terriera, per conto di Pietro, su cui edificare l’Abbazia; 2- il secondo il prelato che sarebbe divenuto Generale proprio in quell’anno (De Mattheis , Febonio. Telera ecc.).
[9] Fra questi doveva essere il nostro Giovanni, il quale ben conosceva il percorso per averlo già seguito da cavaliere monaco-guerriero templare.
[10] A Sulmona (Badia), nell’Abbazia di Santo Spirito , che è molto vicina a Cocullo, fu scolpito un serpe avvolto nella croce: lo scultore forse significò che gli adoratori della bestia (N.d.A.- Gli Spirituali) avevano abbracciato la Croce di Cristo! Erano stati gli Spirituali di Pietro o quelli di Giovanni? Potrebbe anche darsi che i Celestini cocullesi fossero veramente convertiti al Cristianesimo ma non sentissero il bisogno di ripudiare le loro tradizioni ritenendo che le scorie pagane fossero purificate dalla fede, e che altrettanto ingenuamente avessero sfiorato l’eresia affascinati dalla teoria di Gioacchino da Fiore.
Che il serpe simboleggiasse l’inizio del romitaggio di Pietro e soprattutto la supremazia del santo-eremita sulla bestia in quanto questa andò docilmente via allorché nella grotta s’insediò lo stesso, (cfr. la professoressa A. Bartolomei Romagnoli rifacendosi al milleue centesco “Tractatus de vita sua”).

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