Celestino V
Celestino V papa santo (Vedi nota 1, in fondo al testo). - Pietro del Morrone, così fu definito dalla montagna del Morrone, appendice della Maiella da lui privilegiata per un lungo eremitaggio e dalle cui grotte si diffuse la fama, prima di taumaturgo, poi di santità. Era nato forse a Sant'Angelo Limosano negli anni 1209/1210 e morì in una cella del Castello di Fumone nel 1296. Prima che divenisse papa, cioè prima del 1294, aveva fondato una congregazione di eremiti (congregazione incorporata poi nell'Ordine Benedettino da Urbano IV, e in seguito confermata da Gregorio X nel 1275 con il nome Celestini e non più Spirituali).
La lunga vacanza del papato dopo la morte di Niccolò IV (4 apr. 1292) era terminata con la sua elezione a pontefice, che avvenne a Perugia il 5 luglio 1294, e dovuta un po’ all’intervento, all’intromissione (in realtà affiorò in quella circostanza il desiderio della Francia di spostare la Santa Sede a casa sua per motivi politici era forte) e volere di Carlo d’Angiò ma soprattutto alla sua fama di santità propiziata dalle virtù taumaturgiche. Consacrato, cioè nominato pontefice il 29 agosto 1294 all'Aquila, fu portato dal re a Napoli. Troppo vecchio e incapace di liberarsi delle continue richieste di favori da parte dei suoi monaci, e, soprattutto di Carlo II (il quale poi lo costrinse a nominare parecchi cardinali francesi) il 13 dicembre 1294 volle abdicare. Era stato incoraggiato nella sua decisione dal card.Caetani, il quale, eletto papa con il nome di Bonifacio VIII, dapprima lo fece sorvegliare, poi, dopo un tentativo di fuga da parte dell’illustre prigioniero, lo confinò nel castello di Fumone, ove lasciò le spoglie terrene nel 1296; la salma fu sepolta in un luogo appartato, la chiesa rurale ferentinate di Sant’Antonio Abate, attorno a cui sorgerà (o era già stato strutturato o ristrutturato un complesso antoniano) un monastero celestino,: proprio come era accaduto a Cocullo!
Nel 1313 il "papa angelico" fu canonizzato.
Dunque la rinuncia al pontificato fatta da Celestino era stata causata dalla fermezza e dalla nostalgia per l’Abbazia del santo eremita, come aveva previsto Jacopone (…or sei giunto al paragone), non per viltà, come scrisse il suo contemporaneo Dante. A questo punto una chiosa che avrei dovuto mettere in nota poiché non intendo sostituirmi ai critici: però mi si permetta di dire la mia formulando una domanda: ma il termine “viltà” va proprio interpretato nell’uso moderno e più comune? Per ragioni di rima o usando quel termine come spesso era costume alla sua epoca, il Poeta abbia voluto usarlo nel senso di disgusto o di umiltà o…?
oOo
Il presente scritto dovrebbe costituire l’ossatura e il canovaccio di un lavoro (potrebbe essere intitolato “La catena millenaria dei santi principali nella spiritualità” cocullese) e che ho in animo di affrontare. Sarebbe la parte iniziale del paragrafo dedicato a San Celestino V.
Note
(1) Questo paragrafo ha avuto qualche integrazione dopo che ho letto il libro, curato dalla professoressa B.M. Valeri, sul monastero e sulla chiesa di S. Antonio Abate di Ferentino, città a cui si potrebbe chiedere il gemellaggio perché, grazie all’Associazione culturale “Argonauti” presieduta dalla stessa Valeri ed alla “Pro Loco”, ha ottenuto il restauro della chiesa e del monastero di S. Antonio, un gioiello forse identico a quello ormai irrecuperabile di Cocullo.