Capitani coraggiosi
L’autore del romanzo si chiamava Rudyad Kipling. Nacque a Bombay nella metà del 1800 e morì a Londra nel 1936. Pochi anni dopo la sua morte fu premiato con il “Nobel” (riconoscimento ufficiale) per la sua attività. Fra i suoi romanzi più noti: “Il libro della giungla”, “Capitani coraggiosi”, “Kim”.
Un ragazzo quindicenne, Haveri Cheyne, era nato nella bambagia (cioè era nato in seno ad una famiglia benestante) e aveva raggiunto un tenore di vita molto agiato per via del fatto che il padre si era arricchito svolgendo attività imprenditoriale nel campo delle ferrovie (Kipling non aveva molta stima per gli uomini d’affari e in precedenza l’aveva scritto), per cui il piccolo si era viziato. Quando, a quindici anni e ormai adolescente, s’imbarcò per l’Europa, non immaginava che sarebbe caduto in mare dal piroscafo; purtroppo questo avvenne e lui cercò di annaspare, ma fortunatamente nei pressi stavano pescando alcuni pescatori (uomini temprati, coraggiosi: da loro imparò il valore dell’altruismo, della fatica, della solidarietà), che lo portarono in salvo senza aspettarsi un ringraziamento, e da quel momento, memore del coraggio e dell’altruismo di quegli sconosciuti, il protagonista passò alla maturità e restò con quei pescatori facendosi pian piano benvolere lavorando con loro e guadagnando mensilmente qualche inatteso soldino. Perfino il duro capitano Disko Troop e suo figlio, mozzo, lo aiutarono. I componenti della goletta erano sette ma divennero presto otto quando, appreso il mestiere del pescatore, Cheyne si era messo a lavorar sodo, prima come espressione di gratitudine e poi per amore di quel mestiere. Finita la stagione della pesca la goletta rientrò in porto e Cheyne poté abbracciare i genitori, avvertiti telegraficamente dal burbero capitano all’insaputa dell’adolescente. Il padre e la madre lo attendevano ansiosi sulla banchina. Dopo che il natante era attraccato, il padre, il quale non aveva saputo educarlo alla fatica ed agli altri valori che formano l’uomo, mostrò riconoscenza al capitano e gli versò molti denari, non soltanto per il salvataggio del suo ragazzo ma perché soprattutto lo aveva saputo plasmare e temprare.
Questo è il riassunto di quel che credo di ricordare, anche se il romanzo è lungo e ricco di emozioni che, comunque, sono ben meno importanti del succo qui raccapezzato nell’esposizione: leggetelo.
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Che ci insegna questo romanzo?
Innanzitutto che esso è veramente formativo. Per gli uomini d’affari si può dire che essi possono ricorrere facilmente agli imbrogli e fra questi Kipling comprendeva pure gli industriali, che sfregiano la natura per lui intangibile.
Il giovane, per maturare e divenire l’ometto che appare agli albori della vita sociale, deve essere forgiato con lo studio o/e con il lavoro duro i quali, solo, arrecano soddisfazioni e simpatie alle persone intelligenti vanificando il vizio e le compagnie equivoche.
“Prima annaspa, ma ora guadagna”: questo significa che per ottenere qualcosa bisogna iniziare un lavoro e poi potrai anche contare su aiuti per portarlo a termine.