Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#71 - 28/12/2021

La Ballata di Natale
(Nota pure con i titoli di "Canto di Natale" e "Racconto di Natale")

Ebnezer Scrooge, è un banchiere ricco, avaro pure per i suoi bisogni, (vestiario ecc.) feste, lo infastidiscono e non accetta gli auguri neanche dall’unico nipote, il buon Fred, che lo invita inutilmente al cenone di Natale con i suoi e resta solo a casa. Quando sta per entrare gli sembra di scorgere riflesso sulla neve lo spettro dell’ex socio Jacob Marley, già morto. Durante una cenetta frugalissima accanto al fuoco avverte dei rumori in casa; poi distingue quello di un carro funebre che arranca sulle scale, poi di catene, poi di campane, rumori che anticipano l’arrivo del fantasma di Marley in dissoluzione ma riconoscibile anche da monete ed altri documenti bancari appesi alle catene che lo avvolgono: le catene dell’egoismo. Egli non era egoista; malgrado ciò ha meritato la condanna a vagare nel mondo e lo ammonisce avvertendolo che la sua condanna sarà più grave della sua. Mentre si mette a letto Marley gli preannuncia la visita dei fantasmi del passato, del presente e del futuro mentre compaiono anche gli spettri degli usurai. Infine gli spiriti si dissolvono e Scrooge si addormenta. Nel sonno lo sveglia lo spirito del passato Natale ricordandogli l’infanzia e l’adolescenza nonché l’affetto che lo legava ai suoi e rimproverandolo per il rifiuto all’invito al cenone del nipote; quindi gli snocciola la gioventù e di quando era impiegato Fizzwing e lo istruiva con pazienza e bonomia. Gli ricorda pure il fidanzamento con una ragazza povera di cui si era liberato allorché divenne ricco. A questo punto Scrooge chiede al fantasma di non risvegliare altri ricordi felici, contrari agli attuali comportamenti da stigmatizzare: sente il rimorso e allontana. Lo spettro sparisce, ma la sua figura si proietta per terra impaurendo il protagonista, il quale, impaurito, stenta a prender sonno.
Appare poi lo spirito di Natale (il presente): siede su una ricca sedia poggiata sui piatti del cenone e gli mostra lavoratori costretti ad operare anche quella nottte mentre brindano e cantano canti di natalizi. Poi lo porta nelle case dei poveri mentre questi consumano una cenetta, alla portata del loro portafoglio, allegri insieme alle loro famiglie con lo scambio di auguri reciproci. Scrooge s’impietosisce e chiede all’interlocutore se Tim, un bimbo povero e malato a cui la famiglia per comprare i farmaci avevano chiesto i soldi a Scrooge che li aveva negati, morrà e quegli risponde severo e triste che il bambino morrà quanto prima; quindi vanno alla casa di Fred mentre questi consuma il cenone con parenti e amici scherzando sul comportamento del suo zio, alla cui salute tuttavia brinda e predice la propria morte davanti a lui verso la stessa mezzanotte Infatti il terzo spirito morrà poco dopo che gli aveva fatto vedere due bimbi malandati che rappresentano rispettivamente la Miseria e l’Ignoranza: tutti e due finiranno male (una in un bordello e l’altro meriterà la prigione). I fanciulli ripetono le parole con cui Scrooge negò i soldi ai genitori di Tim. Il banchiere è frastornato e impaurito mentre lo spirito riesce a ridere flebilmente e i bambini diventano polvere; il fantasma di Natale si trasforma in scheletro. Gli appare il terzo fantasma; egli e Scrooge stanno a Londra nel Natale dell’anno appresso (Futuro). Lo spettro gli mostra alcune scene funebri, compreso il prossimo funerale e la tomba (che solo il nipote va a visitare) di Scrooge e i genitori di Tim affranti per la morte del figlio. L’avaro banchiere si pente e si addolora di più specialmente quando si accorge che vicino alla sua c’è la tomba di Tim. Intanto si è aperto un abisso sotto la sua tomba e Scrooge se ne accorge in tempo per aggrapparsi ad un ramo: guardò in fondo e vede l’inferno, ma precipita ugualmente nella sua bara proprio mentre giura di essere umile e di ravvedersi. Quando Scrooge si sveglia (la bara era in realtà il letto) si affaccia e domandò ad un passante che giorno è. Naturalmente quello risponde che è Natale: allora gli regala una grossa somma e lo prega di comprare un tacchino cucinato e portarlo alla casa del dipendente Bob verso cui era stato durissimo in Banca. Allorché esce vestito bene augura a tutti coloro che incontra un buon Natale e delle persone che a suo tempo gli avevano chiesto aiuti per i poveri e lui li aveva negati dona molto denaro; poi va da Fred e trascorre con la famiglia del nipote una bella festa. Il giorno che torna in Banca aspetta Bob e poi lo invita a pranzo promettendogli un aumento di stipendio: diventano amici. E’ ancora più affettuoso e generoso con Tim, guarito in virtù dell’immediato aiuto economico alla famiglia.

A questo punto il lettore si chiederà perché io abbia scelto proprio il giorno più bello dell’anno per presentare uno dei più commoventi romanzi: ritengo che il monito e l’esortazione di Dickens a ripudiare l’avarizia e l’egoismo ripetuto nel clima natalizio siano più solenni e indelebili. Non si sia scialacquoni, certo, ma non manchi l’aiuto a chi lo chiede e se puoi.

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