A Pasquino e a Marforio
“NON PER NOI, MA PER LA TUA GLORIA.- Pare che la nostra valle, in tutta la sua estensione da Nord a Sud, sia amministrata da persone prive di serietà e dignità”. Così esordisce, in un pistolotto a firma di Pasquino e Marforio apparso su questa Rivista in linea del 15.9.2021 un Templare (il motto dei Templari era “Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam”- Non a noi, o Signore, ma al tuo nome dona gloria) scannese. Innanzitutto voglio affermare con decisione che io condivido in pieno il suo discorso; ho soltanto rilevato una piccola lacuna, visto che l’Autore parla di tutta la Valle, mentre poi si sofferma su dettagli relativi ad una vasta zona che comprende quasi tutti i paesi ma non la convalle di Cocullo e Casale, su cui invece ci sarebbe molto da dire; per il resto, ripeto, condivido. Ovviamente io, Cocullese, parlerò del paese natio prendendo spunto dall’articolo anonimo, il quale mi conforta per il fatto che c’è qualcuno che ha il coraggio di denunciare pubblicamente i misfatti della nostra Valle, di cui, in parte, si è annullata l’attrazione turistica per la bellezza paesistica nonché per la ricchezza archeologica e le memorie.
Nella campagna delle frazione Casale, lungo il letto del rio Pezzana ora purtroppo secco, dall’enorme scoglio di “Sullerupi” alla depressione della “Refota” (che fra gli alberi e i cespugli nasconde i ruderi di un vecchio mulino ad acqua che funzionò fino alla metà dell’Ottocento) fino all’anversana “Foce” del Sagittario si apre un bellissimo panorama. I Consiglieri casalani pare che abbiano attirato l’attenzione, in una visuale utilitaristica e parziale, su quel paesaggio selvaggio e stupendo. Comunque si sono interessati dei luoghi a loro vicini: hanno fatto il loro mestiere, ma il loro comportamento non può essere approvato quando il pragmatisma fa loro trascurare l’enorme valore custodito nel sottosuolo della più vicina Trianella e, perché no?, perché non si sono lamentati dell’impressionante assenza e dell’impressionante torpore dei colleghi del capoluogo. Per cui il tempio in cui è riassunta la fama di Cocullo, la chiesa del Patrono terremotata dal 2009 non è stata restaurata per l’incuria (da chi è voluta?) nel lanciare l’appalto; per cui il sito che ospita i ruderi della chiesa e dell’antico “spitale” di Sant’Antonio sono immersi nei rovi e nei ciottoli di una viuzza ormai pressoché impraticabile e la situazione di quel che resta di tutto il centro storico lascia a desiderare. Naturalmente lo sfascio del paese è cominciato settant’anni fa e perciò non è imputabile “in toto” all’Amministrazione attuale e, forse, neppure a quelle passate. Ora occorrerebbe una somma notevole per riparare e valorizzare troppi monumenti nascosti o distrutti nei paesi, già penalizzati duramente con la creazione di infrastrutture, con una politica economica che ha sottovalutato o trascurato quella agricolo-pastorale; adesso potrebbero concorrere soltanto uno Stato ricco e una classe dirigente illuminata.
In definitiva io penso che non tutta la colpa (per carità di patria sto parlando soltanto dei piccoli Comuni, anche se qui colgo l’occasione per esprimere che la mia impressione che in tutti, specialmente negli altri, il numero dei “chicchirichì” e delle retribuzioni siano troppo alti) si debba addossare ai Sindaci, salvo i casi di inettitudine: è il sistema che non va. E’ possibile che il Legislatore, prima di varare la Costituzione, non abbia pensato che sarebbe stato meglio fare un distinguo? Sarebbe stato complicato o i soliti partiti hanno demandato la decisione a pochi, lasciando gli altri in panciolle? Eppure sarebbe stato sufficiente incaricare i Prefetti di inviare Dirigenti nei piccoli Comuni per 1 o 2 mesi onde essi conoscessero l’ambiente e segnalassero poi ai loro mandanti i nominativi di persone (o di persona: in alcuni Comuni non esistono più di 50 residenti) sagge e capaci. Questo lo capisco io, “uomo della strada”. Ma è possibile che, ancora oggi, non lo capiscano ”lorsignori”?
La tradizionale pace paesana non sarebbe stata turbata dalla frantumazione dei gruppi sociali a causa del torneo pseudo-elettorale (prima della cui conclusione i candidati delle Amministrazioni uscenti nel ripresentarsi sono costretti a divenire bugiardi per farsi propaganda); né l’introduzione delle Regioni avrebbe l’apparato raffinato dai maneggioni opportunisti e traffichini spesso ruffiani degli “homines novi”. E allora vien da sospettare che chi si è fatto scudo del regime più bello (che però non è fatto per gli Italiani, piuttosto libertari che democratici), in realtà ne sognasse un altro. Ancora non gli basta?
Il clima di Roma favorì la satira (famose le Satire di Orazio, Giovenale ecc.) e al tempo delle statue parlanti era quasi lo stesso; però oggi che l’asse terrestre s’è inclinato pericolosamente vale poco quella satira, neanche se la fanno le più autorevoli fra loro. Caro Pasquino, caro Marforio, ai tempi vostri il messaggio lasciava il tempo che trovava ma almeno faceva ridere il popolino, oggi l’invettiva e la critica sono un invito a far peggio e il vostro scambio di vedute è inutile, anzi…
Ciao, e comunque bravi!
Una postilla. L’attuale Sindaco di Cocullo Sandro Chiocchio, il quale si ripresenta agli elettori, ha lanciato un proclama al mondo (l’uso improprio di facebook non mi piace) nel quale sono elencate le opere realizzate dal Sinedrio (che poi, salvo alcuni, ha fatto lavorare lui) negli ultimi quattro anni. Esordisce: Queste alcune delle principali opere e dei risultati amministrativi raggiunti ……per rispondere alle esigenze dei cittadini e valorizzare il territorio... Le “realizzazioni” sono corredate da una sfilza di foto, tra cui, davanti alla Casa Comunale, l’esposizione di una panchina sormontata da un grosso rettile antidiluviano, dalla riproduzione di un breve tratto di strada la cui pavimentazione sembrerebbe denunciare una certa simpatia per le Schutz Staffen (caro Sandro, eppure so che non sei nazista!). Non ha potuto mettere la foto della progettata casa di riposo perché il progetto di quella … è un vecchio ritornello, né ha accennato alla chiesa del Patrono, del cui restauro ha affermato più volte di aver sollecitato l’imminenza del varo (ma allora, Sindaco, conosci i nomi dei burattinai!). Non ha accennato, invece, al suo comportamento lodevole quando arrivò la pandemia. Caro Sandro, sei un bravo ragazzo, molto volenteroso, e colgo l’occasione per dirti che le persone serie e volenterose vanno considerate criticandole lealmente nelle loro scelte dubbie: per cui la critica diviene un’esortazione augurale a ben lavorare. E poi non potrei dire che non hai fatto niente di buono: hai pavimentato alcune stradine del Casale ed hai fatto bene perché era tempo che l’urbanizzazione fosse rispettata pure lì (anche se nei nostri minuscoli paesi sarebbe più adatto l’acciottolato, forse più costoso dell’asfalto e dei sampietrini, ma più consono all’estetica rustica e soprattutto più durevole), pure per rispetto agli imperatori che le hanno calpestate duemila anni fa. Ma, di grazia, perché hai gettato la cenere agli occhi dei cittadini e (fatto gettare) ai devoti del capoluogo con il tratto di strada delle SS e con una pavimentazione di una stradina del centro storico?