Il Castello di Cocullo
2a Puntata: La Confraternita del Nome di Dio e Padre Sisto
Fra le pergamene reperite nell’Archivio comunale, leggiamo il manoscritto del 13 marzo 1596, con cui Fra’ Paolo Isareio, professore di sacra teologia, procuratore e vicario generale dell’Ordine dei Predicatori Domenicani, Eccone un brano: “…Hoc animo et pia intentione ut veri filii, et paternae gloriae aemulatores vos dilectissimi, et deuotissimi Christifideles Terrae COCULLI Valuen’ Dioces’ pie considerantes et ad habendam augendamque gloriosissimi NOMINIS DEI reuerentiam Confraternitatem eiusdem sanctissimi Nominis Dei in Ecclesia S. NICOLAI dictae Terrae per mediam praedicationem R P F SIXTI a Colle Coruino Ordinis Praedicatorum instituistis et ordinastis eiusque altare: et Cappellam fondastis et errexistis: Cupientes autem institutionem ordinationem et fundationem huiusmodi a nobis recepi et approbari nostrisque patentibus litteris confirmari instantissime petuistis per interpositam personam MATTHAEI ROGERII de dicta Terra. Ut dictam vestram Confraternitatem recipientes, eam admittere approbare et confirmare dignaremur cum gratijs et fauoribus opportunis. Nos igitur vestris votis et pijs petitionibus inclinati dictam Confraternitatem sic ut praefertur institutam auctoritate apostolica nobis in hac parte concessa tenore praesentium recipimus approbamus, et confirmamus perpetuaeque firmitas robur adijcimus,…” Con questa disposizione spirituale e devoto fervore, siccome voi, da figli autentici e carissimi seguaci dell’avito fervore nonché devotissimi Cristiani del paese di Cocullo, della Diocesi di Valva, esaminando l’opportunità di avere e di onorare la fede del NOME DI DIO avete costituito e organizzato la Confraternita dello stesso santissimo Nome di Dio nella chiesa di S. NICOLA di detto paese (in virtù della predicazione del Reverendo Padre Fra’ Sisto da Colle Corvino dell’Ordine dei Predicatori) e un suo altare ed avete (anche) fondato ed eretto una Cappella, desiderando poi che l’istituzione, e il regolamento e la fondazione di tal fatta sia da me autorizzata ed approvata, avete chiesto molto vivamente per mezzo del vostro paesano Matteo Ruggeri che fosse confermata con un mio documento di concessione affinché accogliendo(la), io la ritenga degna di riconoscer(la), approvar(la) e confermar(la) con i benefici e il decoro adeguati. Pertanto io, convinto dai vostri desideri e dalle devote richieste, per autorità apostolica concessami a questo riguardo, accolgo, approvo e confermo detta Confraternita così com’è istituita secondo le cose attuali (cioè così com’è) e aggiungo (le auguro) la forza di eterna saldezza…
Ancora i Domenicani fecero, il 7 dicembre 1604, una Bolla analoga, o quasi, perché ad esempio non è menzionato Matteo Ruggeri e questo fa capire che allora i Cocullesi credevano che non ci fosse ancora bisogno di un’intercessione autorevole:
NOS<>F<>LUDOVICUS<>YSTELLA
LUDOVICUS VALENTINUS Sacrae Theologiae Professor ac totius Ordinis Praedicatorum Vicarius Generalis Omnibus praesentes litteras inspecturis Salutem in Domino Sempiternam
Religio nostra cum inter alia privilegia, quibus à Santa Sede Apostolica decorata est, facultatem habeat secularium Confraternitates sub invocatione Sanctiss. Nominis Dei; erigendi, eisq. spirituales Gratias, Privilegia, et Indulgentias communicandi in huiusmodi Confraternitatibus instituendis, si ad Christi fidelium salutem promovendam expedire animadvertit, liberalê
se se praebere consuevit. Nos igitur, qui Generalem totius Ordinis ipsius 3 curam gerimus, sperantes fore, ut ex hac spiritualium gratiarum participatione Christi fideles ad devotionem, et pietatem magis excitentur, Auctoritate nobis à Summis Pontificibus concessa Confraternitatem Sanctiss. 4 Nominis Dei in Ecclesia Sancti Nicolai loci Coculli Dioece. Valven Sulmonensem de consensu loci Ordinarii, qui eiusdem Confraternitatis institutum, pietatem, ac Religionem, Litteris Patentibus nobis nuper 5 exhibitis commendavit, dummodo tamen alia similis in ipso, vel alio ad tria milliaria propinquo loco hactenus erecta non fuerit, per praesentes nostras Litteras instituimus illiq. et pro tempore existentibus 6 utriusq. sexus Confraternitatibus elargimur, et communicamus Indulgentias, Privilegia, et Spirituales gratias sigillatim inferius descriptas, nostriq. primariae Confraternitati S.Mariae super Minervam nominatim expresse, et 7 praecise per Breve Sanctissimi D.N.Pauli Papae V. tenoris sequentis concessas.
…Pertanto io (Vedi nota 1, in fondo al testo), che dirigo tutto il detto Ordine, sperando che i fedeli in Cristo siano più stimolati alle preghiere ed alla devozione in questa condivisione di grazie spirituali, per l’autorità conferitaci dai sommi pontefici ratifico con questa Bolla la Confraternita del Santissimo Nome di Dio nella chiesa di San Nicola del paese di Cocullo, Diocesi di Valva e Sulmona d’accordo con il (suo) Vescovo, previa presentazione delle (mie) credenziali, il quale ha lodato il comportamento e la pia devozione di quella Confraternita e (le) accomuno a quelle Confraternite di ambo i sessi ora esistenti nel (in ogni) tempo elargisco (le)(2) indulgenze, i privilegi e le grazie spirituali ecc ecc
Nel 1607 a questa Confraternita ne fu associata un’altra con decreto provocato dalla supplica di Matteo Tirabassi.
Peraltro molto prima dell’avvento dei frati predicatori abbiamo visto che i Benedettini di “orientamento antoniano”, calcando le orme dell’Abate egiziano, avevano elemosinato per sostenersi e per assistere i malati ed i poveri. Circa mezzo secolo dopo ll 1000 essi forse sarebbero stati aiutati finanziariamente da qualche Templare (3) a costruire un ospizio (il primo“spitale”?) destinato ad accogliere pellegrini, poveri e malati. Subito nacque una confraternita che divenne l’”Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di Sant’Agostino di Sant’Antonio Abate”. Neanche dieci anni dopo l’Ordine fu approvato dal Papa e confermato un secolo più tardi con una bolla da Onorio III poiché quello di accogliere i poveri era un precetto da osservare, poiché in questi era riflessa l’immagine di Cristo: l’iniziativa ricalcò quella dei frati di Sant’Antonio di Vienne: quindi anche a Cocullo, come affermò in un documento datato 14 luglio 1616 un altro prelato degli Agostiniani, il Generale dell’Ospedale di Sant’Antonio Viennese (4), scrisse che la cappella cocullese di Sant’Antonio di Vienne – “che non è dotata della cura delle anime” – era una grangia della Rettoria Generale e di detto Ospedale “siti e posti vicino e fuori le mura di Porta Capuana di Napoli”.
Insomma, anche se non tutte erano state ratificate, le nostre Confraternite al tempo del Concilio di Trento erano organizzate e pronte a continuare a svolgere un altro compito importante: quello di promuovere anche il culto. Il terreno era stato fertilizzato da secoli grazie ad evangelizzatori di cui, almeno per i più antichi, dispongo di scarsa e vaga documentazione: da Marco il Galileo a Domenico il folignate a Pietro del Morrone; a proposito, i seguaci di quest’ultimo provvidero a trasformare in simboli, innocenti come gli orpelli, gli idoli ormai muti: li conservarono nella simbologia ornamentale mentre la fede veniva saldata alle radici dei nostri montanari dalla concreta carità cristiana e dall’operosità loro e degli Ospedalieri.
Padre Sisto e Papa Sisto
In un lavoro ho accostato, sia pure con la necessaria prudenza, la predicazione di Padre Sisto all’avvento dei Peretti nella contea celanese, già signoria dei conti di Celano, la cui linea si era estinta temporaneamente con Costanza Piccolomini. In una Bolla del 13 marzo 1596 (5) il Vicario Generale dell’Ordine dei Predicatori (Padre Isareio) conferiva il riconoscimento dell’autorità ecclesiastica alla Confraternita del SS.mo Nome di Dio, già istituita dai Cocullesi nella chiesa di San Nicola “in virtù della predicazione del Rev. Padre Fr. Sisto da Colle Corvino”. Qui azzardo un’ipotesi: questo predicatore era stato colui che poi sarebbe divenuto Papa Sisto V Peretti, partendo da questo assunto: il futuro papa (Sisto V) era prima stato Vicario Generale dei Conventuali nel 1566, e quattro anni dopo aveva attinto la dignità cardinalizia; l’esortazione ad erigere la Confraternita cocullese era stata data proprio attorno alla metà del Cinquecento; ma era stata fatta da Padre Sisto da Collecorvino: ebbene, questo centro vicino al Ducato di una linea dei Piccolomini e non era lontano (confine meridionale della Marche) dall’Abruzzo adriatico, donde evidentemente si sarebbe inoltrato il predicatore.
Sisto V fu un fedele e rigido esecutore delle deliberazioni adottate nel recente Concilio di Trento (proprio come avrebbe fatto il frate predicatore), specialmente nella disposizione relativa alla riorganizzazione delle Confraternite. E quando fra’ Felice Peretti, cioè il futuro Sisto V, divenne pontefice, probabilmente incaricò il prelato di confermare l’istituita Confraternita del “Nome di Dio” nella chiesa cocullese di San Nicola. Dove era ubicata questa chiesa? Era stata la cappella gentilizia del maniero dei Piccolomini fatto restaurare nel 1585? Ribadendo quanto scrissi sul “Gazzettino della Valle del Sagittario” nella primavera del 2011 circa l’eventuale partecipazione di Padre Sisto alla vita religiosa di Cocullo, aggiungo alcune tessere al mosaico su cui grava la nebbia dell’oblio.
1- Papa Sisto V, oriundo di Montalto, era nato nella vicina Grottammare e, quando apparteneva ancora all’Ordine dei Francescani Minori, forse si era spostato dal convento di Montalto a quello non lontano di Collecorvino, sempre sulle sponde adriatiche: egli naturalmente allora era noto come Fra’ Sisto da Collecorvino. In quel periodo avvolto nell’atmosfera del Concilio di Trento, non pochi predicatori cercarono di infiammare lo spirito religioso incitando i fedeli a riorganizzare le Confraternite e, va ricordato, fra questi primeggiò Padre Sisto, prima e dopo che diventasse papa. Questo monaco non potrebbe essere assolutamente confuso con Giovanni da Montecorvino che oltre due secoli prima (cioè quando a Cocullo era citata come parrocchiale la chiesa di Sant’Amico e non era neanche elencata quella di San Nicola, presso cui poi fu istituita la Confraternita!) era stato missionario in Asia e che non aveva lo stesso nome né di persona né aveva la stessa località di origine (era campano) dei Peretti.
2- Padre Sisto conosceva Cocullo. Lo certifica appunto il Vicario Generale dell’Ordine dei Predicatori nella Bolla del 1596 quando scrive che anche i Cocullesi erano stati esortati ad istituire la Confraternita del SS.mo Nome di Dio da Padre Sisto da Collecorvino, la caratura del quale risulta implicitamente dalla citazione Padre Isareio, che probabilmente avrebbe usato un attributo solo, più adeguato ad un monaco qualsiasi.
3- Padre Sisto, il “papa tosto” del celebre sonetto belliano - così fu definito per la sua intransigenza verso i briganti e i fuorilegge -, verosimilmente aveva conosciuto Alfonso Todeschini quando questi era duca della sua terra. Quello era stato incarcerato da Gregorio XIII. E, liberato per interessamento di Papa Sisto V, forse fu da questi consigliato a nascondersi in un maniero da poco restaurato (anche se poi il fuorilegge preferì tornare alle sue scorribande). Cocullo era noto a Padre Sisto (futuro papa Sisto V), il quale doveva ritenerlo un rifugio appartato e tranquillo.
Note
(1) “nos” è plurale maiestatis.
(2) Perché poi specifica che sono le stesse concessioni che aveva fatto il papa alla loro Casa madre.
(3) I Templari erano cavalieri-monaaci almeno agiati a volte anche re), vicini ai Celestini per l’ortodossia religiosa.
(4) Si tenga presente che già tre secoli prima, a Montecassino i Benedettini (in quell’Ordine peraltro confluirà la corrente degli Antoniani) possedevano la “casa degli infermi”.
(5) Il manoscritto fu emanato cinque anni dopo la cessione della contea ai Peretti, marchigiani sia Camilla che il nipote cardinale.