Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#49 - 20/07/2021

"Perfida Albione": uffaaa!

Tutti i veri sportivi sono convinti che il CIO (Comitati Internazionale Olimpico) è, in gran parte, una sezione della mafia e potrebbero dar loro torto gli stessi …mafiosi o qualche perbenista semimafioso. L’Uefa è una sua filiazione che vigila e organizza il calcio europeo L’acronimo “Unione Europee Football Associazioni, cioè Unione delle Associazioni di Calcio Europee”, nata in Svizzera nel 1954, è un organismo amministrativo del gioco del calcio che si è attribuito, direi, un ruolo quasi superistituzionale presumendo di scopiazzare le antiche Olimpiadi. Queste esordirono, con caratteristiche atletiche e religiose, ad Olimpia circa settecento anni prima della nascita di Cristo e vi parteciparono tutti gli stati-tribù (compresi quelli in lotta poiché per l’occasione venivano sospese le guerre). A proposito, un inciso. Oggi c’è bisogno di pace: potrebbe il CIO risvegliare la fratellanza tra le genti con il nobile pretesto di un calcio pulito? E’ proprio impossibile rivoluzionare la struttura dell’organo, ormai inquinato da interessi e corruzione (le quotazioni in Borsa, l’arbitrio degli arbitri (Vedi nota 1, in fondo al testo) che potrebbero, quando necessario, essere espulsi e sostituiti dalla moviola, ecc.)? E’ possibile tornare a divertirsi ed a redimere dalla corruzione, causata dall’allettante dio denaro, i giocatori rendendoli uomini liberi e non più mercenari al soldo della plutocrazia, nel contempo assicurando loro, come avviene spesso in altri sport, un futuro tranquillo e dignitoso? Gli atleti sarebbero i combattenti disarmati fra Stati ostili, e si andrebbero a far benedire i dispendiosi organismi quali NATO e compagni. Certo, è un sogno: il calcio si dovrebbe svincolare dall’economia e dalla politica come la interpretano oggi, e le singole Federazioni dovrebbero accordarsi.
Perché questo sproloquio? Pochi giorni fa nello stadio di Albione (Wembley), nel corso del campionato europeo di calcio, si è giocata una partita (semifinale) fra la nazionale inglese e quella danese. Gli Inglesi ne hanno fischiato l’inno e i giocatori. Il copione è vecchio come il cucco: quando, pochi giorni dopo, si è disputata, sempre in quello stadio, la finale fra Italia e Inghilterra, l’arroganza inglese ha superato i limiti. Anche l’inno italiano è stato fischiato.
I sibili, oltre che agli inni anche ai nostri giocatori pure quando erano in possesso della palla, erano stati l’antipasto della cena albionica: quelli dovevano vincere ad ogni costo come era successo qualche giorno prima. Forse il segnale era stato raccolto dall’arbitro (intimorito?) come un avvertimento o ineluttabilità della vittoria degli inospitali Angli (ma perché almeno le finali, a dispetto della formula dei tornei, non si disputano in sedi alternative a quelle stabilite, almeno nelle città note per l’ospitalità offerta a sostenitori che si scatenano in branchi di selvaggi?). Vergogna! Coloro che presumono di avere inventato il gioco del calcio avevano vinto contro i Danesi per un rigore regalato. Il loro apprendistato sarebbe dovuto essere bocciato ad Heysel ventisei anni fa, quando la squadra campione d’Inghilterra sfidò la squadra vincitrice del nostro campionato: Juventus-Liverpool nella Coppa dei Campioni. I numerosi tifosi inglesi caricarono quelli italiani, che si ritirarono per salvarsi con l’intenzione di saltare sulle piste del campo; ma la Polizia belga (giocavano a Bruxelles, nello stadio di Heysel) li respinse a manganellate. Alcuni fuggitivi riuscirono a lanciarsi sulle piste sottostanti, altri sfondarono le reti dei settori vicini, il grosso premette in massa contro il muro di recinzione, il quale crollò provocando trentanove morti e molte centinaia di feriti. La partita riprese (!) e fu vinta dagli Juventini, sdegnati, mentre successivamente l’Uefa decise di escludere le squadre inglesi a tempo indeterminato. (la sospensione poi fu ridotta ed ora, sostenuti da barbari beoni della loro razza, giocano ancora arrogandosi titoli che non hanno). E’ il clichè della prepotente arroganza di un popolo che si è sviluppato tecnicamente per il fatale evolversi dell’umanità, ma che ha conservato lo spirito selvaggio delle antiche tribù gaeliche e britanne. Il tema delle semifinali è stato copiato, con alcune aggiunte, domenica 11, quando Italia e Inghilterra hanno gareggiato per disputarsi il titolo di Campioni d’Europa, ma già almeno tutti gli Albionici avevano deciso che la vittoria sarebbe dovuta andare alla loro compagine; tanto è vero che qualcuno di loro si era fatto tatuare in precedenza con la scritta “Campioni d’Europa”… e che tutti, a tutti i livelli, successivamente e manifestandosi totalmente antisportivi e vigliacchi, hanno preso a calci e pugni alcuni tifosi italiani sputando poi sul tricolore. La gara, nel primo tempo, era stata degli Inglesi perché i loro avversari, consapevoli di dover perdere, ne contrastavano le azioni svogliatamente, ma nel secondo reagirono, pareggiarono e poi vinsero con un rigore. Gli sconfitti (in casa) non hanno accettato il risultato (e qui diventano pure stupidamente ridicoli): essi (ma non quei due o tre di colore) hanno lasciato che il funzionario Uefa appendesse al loro collo la medaglia di argento, ma subito dopo se la son tolta e l’hanno gettata; quindi, senza aspettare che venisse conferito il primo premio ai vincitori, hanno abbandonato il campo. Il giorno dopo i cosidetti tifosi hanno raccolto migliaia di firme, assumendo che un nostro giocatore aveva afferrato la maglietta di un avversario (simulatore di falli) malgrado che il difensore azzurro fosse stato punito con la punizione e addirittura con il cartellino giallo. Ma il comportamento inqualificabile è stato quello delle autorità di quella nazione: il nostro Presidente era stato invitato dall’UEFA, il principe ereditario si era piazzato in un settore opposto a quello occupato da Mattarella, vicino al quale stava soltanto il Presidente della Federazione italian; precedentemente un importante palazzo governativo inglese era stato pavesato di loro bandierine.
“Perfida Albione”: l’appellativo fu appioppato agli Inglesi sin dall’antichità; poi, quando la loro nazione diventò potenza coloniale ed essa divenne sempre più invadente, il Duce, il quale reclamava “un posto al sole” per l’Italia onde inserirla fra le potenze europee, rispolverò quella definizione, calzante ma non completa, perché esprime soltanto sottile malvagità, a cui ora però bisogna aggiungere totale e cattiva antisportività. Bene ha fatto Chiellini, sulla scaletta dell’aereo che ha riportato a casa i nostri atleti, a mettere sul capo un cerchio di metallo: penso pure che volesse dimostrare così di aver strappato la corona agli Inglesi.


Note
(1) Nell’ incontro Danimarca-Inghilterra l’arbitro, ai tempi supplementari e senza consultare la moviola, ha concesso un rigore (che non c’era) agli Inglesi in virtù di una stupida regola. Infatti il portiere danese, respingendo il tiro, ha rimesso il pallone in campo: l’avversario lo ha ripreso e ha segnato. Perché ho sempre sentito dire ”ha segnato su rigore?” E allora perché la palla rimessa in gioco dal palo non si può più toccare? Nel corso della Coppa del Mondo che si svolse una quarantina d’anni fa il partigiano arbitro Moreno ci fece eliminare dalla Korea con un rigore inventato: fu espulso, ma solo dopo essere stato indagato per droga; quando poi si presentò candidato alle elezioni comunali di Quito fu trombato dai concittadini.
Nel rilascio del patentino la valutazione della preparazione tecnica dovrebbe essere subordinata a quella delle qualità morali, del “polso” e del coraggio dell’aspirante arbitro.

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