Cocullo - Esercizi commerciali, parte seconda
Ceramiche Piera e Terra di Mezzo
Piera Risio nacque nel paese di un grande artista e avvertì l’esigenza di seguirne le orme, pur avendo la vocazione per un settore non troppo diverso. Figlia di una piccola imprenditrice agricola di Anversa, paese vicino e noto nel Basso Medioevo per i ceramisti-vasai (Tivoli: Villa d’Este); allieva nellstituto d’Arte di una Maestra ceramista faentina (famose le ceramiche di Faenza), seguì scrupolosamente i programmi scolastici che prevedevano pure la lavorazione su materiale argilloso, inerte e grigio. Appena si accorse che “da una piccola palla di argilla si poteva ricavare l’espressione di noi stessi” attraverso “l’osservazione dei colori della natura che mi circonda” si appassionò. Conseguito il diploma nell’arte applicata alla ceramica, cercò nuove tecniche per trarre da quella “palla” le soddisfazioni che la avrebbero ripagata. A Castelli (famosi i ceramisti castellani nei secoli) ceramisti locali la incoraggiarono e la consigliarono come attrezzare una bottega e, nel 2003, aprì un negozio di ceramiche nella frazione Casale. Da allora ha partecipato a mostre fino al 2009; poi il Sindaco di Anversa le ha messo dei locali a disposizione, e d’estate ha aperto un negozio pure lì. Purtroppo il terremoto del 2009 ha mandato tutto all’aria. Allo scoramento è subentrato il primo amore ed ha ripreso coraggio. Intanto la madre le aveva proposto di alternare all’attività di ceramista privata dei mezzi e della produzione un’attività più redditizia: quella di gestire la sua azienda agricola. Così nacque la “Terra di mezzo”. Nella gestione dcell’azienda Piera trovò validissimi collaboratori nei genitori (ottimo il “cacio di Aurelio”, il padre, il quale è sapientemente coadiuvato da mamma Angela), nel fratello e nello zio. Il padre, ex ferroviere, si è trasformato in un esperto pastore (cavalli e ovini) e la madre Mariangela in un’abile lavoratrice di prodotti caseari.
I miei auguri vanno a tutti coloro che intraprendono una qualsiasi attività lavorativa, e quindi anche e soprattutto a quelli che coltivano l’artigianato sognando di diventare artisti: nel sogno si può concretizzare una realtà superiore e quasi trascendente a noi, gente comune, sconosciuta.
L’Autofficina di Emilio
Quando ero giovane sentii parlare della passione per i motori di un ragazzo della frazione. Passarono gli anni e una volta che avevo bisogno di un meccanico decisi di andare in una vicina città; ma un amico mi riferì che quel ragazzo casalano aveva messo su un’autofficina attrezzata e che pertanto non era necessario allontanarsi. Fu così che scesi al Casale ed andai all’autofficina di Emilio, il quale allora era aiutato dal fratello Domenico. Fui completamente soddisfatto e successivamente, quando ne ebbi bisogno, presi appuntamento con Emilio. Una volta il menzionato venne a casa con un aiutante e sostituì alla mia macchina immobilizzata la batteria scarica; ma il ricordo più interessante lo risveglia il racconto che mi fece poi Nicola. Nicola è un tipografo che lavora a Roma, ma è quasi mio conterraneo (lui molisano e la moglie Silvana abruzzese come me). Lo conobbi perché cercavo una vera tipografia: una mia pubblicazione aveva avuto un iter travagliato. Finanziata da un Ente locale il cui presidente si era impegnato a cercare un tipografo, ricevuto da me il dischetto contenente il lavoro, mi comunicò l’ammontare del prezzo convenuto e che era stato accettato dall’Ente pagatore; però le bozze le rileggevo io. Quando mi accorsi che il tecnico non era tale pensai di farmi restituir il dischetto che per varie circostanze finalmente riebbi dopo un paio d’anni. Purtroppo i costi erano lievitati e fui costretto a raffazzonare il libro togliendo o riassumendo, per cui il frutto di ricerche assidue fu stravolto; inoltre …aggiunsi una sommetta di tasca mia.
In fase di contrattazione Nicola inserì il dischetto e lesse che l’Ente sponsorizzatore era di Cocullo ed esclamò che quel paese lo ricordava con simpatia. Pensai che gli fosse noto per la festa del nostro Patrono o per il paesaggio attraente (il Curro non era sfregiato); invece mi raccontò che le sue nozze si salvarono grazie ad un ragazzo del posto che si chiamava Emilio. E si spiegò. Dalle sue parti quando ci si involava a nozze, se la l’amata era forestiera, lo sposo andava a prenderle costei nel paese di lei in autobus insieme a tutti gli invitati. Partito dal Molise, il mezzo era giunto vicino alla meta (Valle Roveto) quando, sull’autostrada che corre fra Cocullo e Casale si fermò per un’avaria. Era un giorno festivo ed il giovane spasimante, già in ritardo, si sentì perso. Emilio stava oziando nel giorno domenicale, ma quando vide da lontano l’accaduto prese i ferri del mestiere e con un amico raggiunse il gruppo molisano: il torpedone era pesante, ma il giovane meccanico riuscì a rimetterlo in sesto. A questo punto il tipografo estrasse il disco e mi disse che ci potevamo mettere d’accordo. Grazie, Emilio!
Teresa: La Piccola Corte
Anni fa il Comune ha ristrutturato l’edificio scolastico della frazione, danneggiato dall’usura, dai sismi e soprattutto dall’abbandono seguito alla carenza di alunni, e lo ha trasformato in un elegante ostello. Qualche anno addietro lo ha preso in affitto Teresa Marinilli: la ragazza lo ha abbellito ed arricchito con gusto e ne ha fatto un ristorante raffinato per una piccola frazione, quasi come quello della paesana Sofia, il cui edificio però è di sua proprietà e può abbellire a suo piacimento; inoltre quello domina uno splendido paesaggio e la proprietaria ne ha una lunga gestione. Teresa riesce tuttavia ad emergere con delle squisite specialità: pizza lievitata per settantadue ore, panini hamburger artigianali, che in questo periodo stanno aiutando molto nell’attività interrotta a causa della chiusura del ristorante, antipasti assortiti “della Corte” … Quanto alla confezione di torte e dolciumi è insuperabile almeno dal punto di vista estetico; non si sa chi li prepari meglio, fra lei e Sofia, che però può avvalersi dell’esperienza acquisita al forno dal marito Carmine. Ambedue i ristoranti hanno cinque stelle.
E’ un peccato che pure queste piccole imprese debbano soffrire a causa di una politica economica che non offre prospettive alle imprese nei moment i di emergenza. E’ normale che molti giovani seri, non potendo contare più sulla distruzione pubblica, terrorizzati dagli sbandamenti sociali e dai banchi a rotelle, pensino al futuro affidandosi inconsapevolmente (?) all’insegnamento del filosofo Ricardo o a Lucullo.
E’ normale che altri giovani ricorrano alla medioevali corporazioni degli artigiani ed aspirino a divenire Maestri.