Centro Italia motore di ri-crescita del Paese
Per la verità ero stato tentato di parlare di ieri, di quella che a parere di alcuni, potrebbe essere stata l’ultima “festa della Repubblica” della storia di questo nostro Paese. La festa alla quale siamo stati educati fin da bambini e nella quale siamo cresciuti in questi settantasei anni e più.
La cronaca quotidiana dell’inizio della legislatura regionale, mi offriva, subito, anche gli spunti per riprendere il mio scontato discorso su una sanità pubblica regionale indebitata che non può (non sa, non vuole) riempire i vuoti di organico che lamentiamo da sempre, nonché i “balletti” tra i milioni da trovare per ricoprire i buchi di bilancio dell’anno scorso(!). Figuriamoci cosa sarà quando saranno “chiari” quelli del 2024, cioè dell’anno in corso. Addirittura Gatti (presidente della competente commissione regionale) le avrebbe già dette chiaramente, queste cose (“…se vogliamo risanare qualcosa dobbiamo tagliare”); osservazioni alle quali la riconfermata Verì continua a porre “negazioni”. Invece è tutto vero. Anche con l’aiuto del Ministero, per il momento, si è messa la solita “toppa”, addirittura utilizzando fondi (forse) “impropri”. Chi vivrà vedrà. Insomma uno spettacolo deprimente, dal mio punto di vista, per il quale mi auguro soltanto che non saremo davvero costretti a “tagliare” (come già sostenuto da Gatti, in aula…) altro che incrementare servizi, soprattutto con aumento di spesa per il personale di cui comunque abbiamo bisogno, e tutti lo sappiamo bene.
Comunque ho deciso di andare oltre. E di parlare d’altro.
Oggi voglio segnalare a Marsilio (come fossi un addetto stampa del suo staff, ammesso e non concesso che lui usi leggere quello che si scrive sulle condizioni reali del Paese!), che è stato Nardella, ex Sindaco di Firenze, ora candidato alle europee, a raccogliere l’idea lanciata dal prof. Giuseppe De Rita (da noi commentata e diffusa con una di queste note, quella dell’8 aprile scorso, per l’esattezza) sul ruolo strategico territoriale che spetta, nell’attuale quadro di riferimento nazionale non del tutto splendido, alle regioni del Centro Italia. (Cfr. intervista su “Il Messaggero” del 21 maggio u.s., ad Alberto Gentili, pag. 8).
Tra le cose che Nardella dice (è vero che siamo in campagna elettorale, ma altrettanto vero è che lui è candidato nella circoscrizione del Centro e pertanto non potrebbe raccogliere voti da noi), tra quello che mi ha colpito, dicevo, c’è non soltanto un esplicito richiamo sul ruolo che spetterebbe all’Abruzzo in quest’idea forte di iniziative aggreganti di questa fetta di territorio (Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo) ma l’esigenza di andare presto ad “un vertice con istituzioni politiche, economiche e sociali per definire la rete delle infrastrutture della macro regione del Centro” per chiedere fondi all’Ue.
Come non starci? Come non schierarsi, indipendentemente dal partito di appartenenza, affianco ad una persona che guarda lontano e che fa proposte che ci riguardano, ci interessano e che dovrebbero vedere gli abruzzesi come capofila, in relazione ai bisogni che quotidianamente ci tormentano e il cui soddisfacimento non sembra facile, né a portata di mano?!
Sarebbe questa la “politica delle cose concrete” che mi piacerebbe veder realizzata, ripeto, indipendentemente dagli schieramenti di appartenenza di chi le propone. Ci sono (ancora; finché ci saranno) luoghi istituzionali, penso alla Conferenza permanente delle Regioni, nei quali è possibile mettere insieme promemoria di cose da fare, utili davvero alla collettività. E se fossi un sindaco in carica in questa regione, raccoglierei le cose che dice Nardella, inviterei il presidente Marsilio ad approfondire e, ove volesse far finta di non capire o di non vedere o di non sentire (con l’atteggiamento delle famose scimmiette) fare ricorso alla pressione di quanti in Consiglio regionale sono attenti a disponibili a porre il problema. Sbaglio?