La lucidità del 91enne Giuseppe De Rita:
“Dal Cratere all'Italia Centrale”
Giovedì 28 marzo, dalle pagine de “Il Messaggero” il prof. Giuseppe De Rita ha dato l’ennesimo contributo di indicazioni e riflessioni sugli strumenti che le classi dirigenti (nazionali, regionali e locali) hanno a disposizione per aiutare, gente come noi, qui, in queste zone sofferenti, a riprendersi le occasioni di “speranza” alle quali non possiamo e non dobbiamo rinunciare.
Con una lunga ed articolata intervista rilasciata a Mario Ajello ha ribadito e spiegato alcuni concetti che personalmente avevo avuto occasione anzi, la fortuna) di ascoltare in un convegno (uno dei primi) sulle questioni che si ponevano sull’utilità o meno di insistere sul difficile e costosissimo progetto di velocizzazione della linea ferroviaria Pescara-Roma; ricordo che era presente anche Marsilio.
In sintesi il concetto dell’illustre sociologo, sul momento storico del processo di sviluppo del Paese-Italia, è così sintetizzabile: dopo i decenni trascorsi a costruire la rincorsa longitudinale (nord-sud) dello sviluppo degli italiani, oggi tutti gli sforzi vanno concentrati nell’Italia centrale la quale se non recupera il massimo possibile in fatto di infrastrutture e servizi, non solo è destinata alla marginalizzazione, ma addirittura rischia di sostituirsi all’Italia del Mezzogiorno, per decenni pesante zavorra frenante della stessa capacità di ripresa e crescita dell’intero Paese. (Mi deve perdonare il prof. De Rita per la sintesi certamente infedele e stringata del suo pensiero, utile, tuttavia qui a dire perché la sua intervista “prepasquale”, a mio personalissimo parere, è stata la migliore e più gradita sorpresa ricevuta, coerente al momento che viviamo!).
Dobbiamo sentirci rappresentati da questa sferzata di realismo con la quale De Rita, senza mezzi termini, raccogliendo la sintesi di un autorevole seminario che, promosso dal Censis, ha coinvolto attori pubblici e privati (dalla Fondazione Merloni all’Anci a Poste Italiane da Coldiretti a Telespazio all’Università La Sapienza a Confagricoltura al Ministero della cultura a Europa Finanza, da Hamu, Symbola e Cna ad aziende private, da Legnini a Castelli) per affermare che “la rete fa forza… e l’Italia centrale deve esser vista come luogo di scambio di conoscenze e di condivisione di strutture, come luogo di interconnessione tra potenzialità industriali, manifatturiere, culturali, digitali e turistiche” e che per “Italia centrale” va intesa “la dorsale appenninica delle Marche, dell’Umbria, fino alla direttrice adriatica dell’Abruzzo passando per l’interno fino al Lazio” insomma quella zona d’Italia che dal 2009 al 2016 è diventata “area del cratere”, “area” che dal Governo non era stata esclusa dalle sottrazioni dei fondi del superbonus ma che nei giorni successivi (guarda caso!) è stata reinserita, su motivata protesta dei governatori di Abruzzo e Lazio.
Il ragionamento di De Rita è finalizzato a far crescere la consapevolezza politica che la “rete” territoriale che può e deve coprire tutta l’area dell’Appennino centrale è una risorsa di tutto il Paese, una sorta di ipotesi di macroregione del Centro che, facendo perno sulla forza attraente e trainante di Roma Capitale è in qualche modo lo svincolo e lo snodo dello sviluppo che dal Tirreno all’Adriatico guarda ai Balcani raccogliendo positivamente il fenomeno migratorio del Nord Africa per gestirlo ed integrarlo nel mito dell’Italia laboriosa ed autopropulsiva che al momento deve difendersi dal rischio dello spopolamento e, quindi, della rischiosa e letale prospettiva della povertà.
E’ una sterzata di realismo, dicevo, attuale in questi giorni, tra noi, anche per il regalo che Riccardo Milani ci ha fatto con la programmazione della visione del suo recente “Un mondo a parte” nel quale il coraggio di “fare”, pacificamente, “la rivoluzione” a favore della sopravvivenza viene dai ragazzini delle pluriclassi che crescono in paesi di 400 anime votate all’estinzione (e che la prospettiva di medio e lungo periodo, in queste zone dell’Appennino sia più o meno questa, non lo inventiamo in letteratura o in un gradevolissimo film, ce lo ha detto chiaramente l’ISTAT). E per quel che ci riguarda, per noi, che da tempo sottolineiamo la negatività di questo tipo di problematico “domani”, sentirci “dar ragione” dall’autorevolezza del prof. Giuseppe De Rita, è consolatorio e rasserenante. Oltretutto l’attualità di questa prospettiva è confermata dal primo “sì” che il Senato ha dato mercoledì scorso alla legge che, nella prospettiva programmatica del Governo, dovrebbe condurre alla revisione parziale (?) del sistema costituzionale con la elezione diretta del “Premier”. E gli addetti ai lavori sanno bene che il riconoscimento dell’autonomia differenziata, per accordi tra FdI e Lega, si aggancia direttamente all’iter della riforma costituzionale il cui iter è positivamente avviato. (Quello che ci spaventa, ma qui, s’intende, la fisima è soltanto personalissima, è che ad un giornalista che chiedeva all’on. Gasbarri come e perché si sia proceduto all’avvio della riforma senza definire il sistema elettorale, la risposta sia stata che alle alchimie della legge elettorale ci si pensa dopo aver stabilito l’impianto ad eleggere il quale è necessaria la legge. Personalmente: sentire ricondurre la legge elettorale ad una “alchimia”, figurativamente “sottile artificio, inganno”, in un regime democratico, fa paura, lascia qualche perplessità! Poi ci si chiede perché progressivamente calano il numero dei votanti.)
Ora, considerato il momento che attraversiamo, visto anche con legittimo interesse le indicazioni provenienti dal Convegno che giorni scorsi si è svolto in Castel di Sangro presso l’Hotel Sport Village con il coinvolgimento di associazioni di albergatori degli alti piani maggiori di Roccaraso e la Cotas di Scanno per un collegamento tra Alto Sangro e Valle Del Sagittario per una prospettiva di turismo integrato nonché il massimo numero dei turisti raccolti in questi giorni passati intorno ai “nostri” riti pasquali, non c’è da augurarsi che i Sindaci degli Enti locali di questa nostra vasta area montana trovino il modo (tempi e strumenti) per pensare in grande alla ripresa, nella prospettiva che Marsilio (risolti i problemi legati alla nascita della Giunta) si metta lavorare, concretamente guardando al futuro.
Insomma se io fossi un sindaco in carica in questo comprensorio non perderei altro tempo per tentare di concretizzare un convegno che, partendo dal CENSIS, raccolga qui Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria (istituzioni pubbliche e private, con i rappresentanti del mondo produttivo) per fissare un’agenda di cose da fare, a quindici anni della formalizzazione del cratere del terremoto per tracciare le vie della ripresa.
Un’iniziativa utile a “noi”, ma (come sostiene De Rita) all’Italia intera.