Ricominciamo da cinque anni fa:
un'ipotesi di agenda per il Marsilio-bis
“È passata la paura”, ha detto qualcuno all’alba dell’11 marzo, a risultato acquisito (mancava ancora lo scrutinio di un centinaio di sezioni). Perché, durante tutta la campagna elettorale, il centrodestra ha avuto “paura”?
Al di là della sicumera manifestata (non c’è partita, siamo dieci punti avanti) pare proprio di sì. Tant’è che chi ha già dimostrato di sapere come si fanno e si vincono le campagne elettorali, armata di elmetto, ha mobilitato tutto il Governo, qui, da noi; ha ricordato di aprire in tempo la cassaforte contenente gli euro necessari per iniziare a finanziare (all’ultimo momento) i primi lotti delle opere infrastrutturali giacenti sui tavoli degli impegni presi dal giorno in cui s’è incominciato a parlare dei fondi legati al Pnrr, quelli finalizzati alla ripresa e resilienza (ma fino ad allora mai stanziati); ha provveduto a suggerire la ripartizione a pioggia di una serie di “piccole mance” più o meno per tutti i piccoli Comuni, che da tempo aspettavano sostegni per opere da duemila, fino a cinquemila euro…come negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, come quando le campagne elettorali erano caratterizzate da assistenza ad personam (chi ha l’età per ricordarle queste esperienze le ha già raccontate… per carità senza pentimenti o vergogna: soltanto che quelli erano altri tempi e tali comportamenti erano in qualche modo comprensibili e giustificabili!).
Hanno avuto paura e…da Napoli, hanno anche attrezzato un pullman di momentanei qui (tra Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo, magari per aver acquistato qualche appartamento) per farli votare.
Anche questo si faceva tante decine di anni fa. Poi, finita la funzione storica dei partiti che (eroicamente) hanno fatto la vigente Costituzione repubblicana (che ora loro vogliono cambiare: per carità anche questo è possibile, le regole ci sono e sono lì da settant’anni, chiare, semplici e garantiste, per tutti e per l’intero sistema, purché resti democraticamente certo e controllabile), il corteo delle automobili, funzionale ad accompagnare gli elettori al seggio, è cessato e… la percentuale dei votanti, man mano, è andata scemando. Quest’è!
Hanno avuto paura, forse anche perché avevano pensato che il campo “larghissimo” che si è raccolto intorno al prof. Luciano D’Amico non si sarebbe mai realizzato. E invece no. S’è fatto. Tardi, ma s’è realizzato. Eppoi c’era stata la “batosta” sarda. Ma quest’è tutta un’altra storia: Marsilio non era Truzzu e D’Amico non era uomo di 5Stelle; infine qui da noi non era possibile il voto disgiunto. Quindi, realisticamente, sarebbe bastato un semplice “ragionamento”, per eliminare questo motivo timore …invece, si sono fatti prendere dall’ansia…
Insomma si sono preoccupati, anche perché il prof. D’Amico, con la sua calma, la sua bonomia e soprattutto la sua concreta “preparazione” si è immediatamente mostrato affidabile.
Ma forse la preoccupazione, legittima e comprensibile, alla fine, è stata un po’ eccessiva.
Ora, però è giusto che torni, la preoccupazione. Marsilio lo sa. Dice di aver “seminato” nel primo quinquennio del mandato. E che ora deve “raccogliere”. E sa non è cosa semplice.
(Ecco allora, di seguito ed in grande sintesi, la minima agenda che, come cinque anni fa gli ponemmo e per la quale, dal nostro punto di vista, lunedì 4 marzo scorso abbiamo dato un bilancio non positivo, agenda minima che ci permettiamo di riproporgli ora alla vigilia dell’avvio di questa XII° legislatura).
Innanzitutto l’organizzazione sanitaria: una cosa è la politica di edilizia sanitaria, da lei, presidente, rivendicata (fino alla nausea, ci consenta) prima e durante questa campagna elettorale; altro è l’organizzazione dei servizi alle persone che, innegabilmente sono esasperate dal doversi sentir rispondere, dagli addetti ai Cup, “prima data possibile tra due, sei mesi, un anno…” “lasci il numero di telefono, la richiamiamo noi”. Non è possibile. Ricorda lei, presidente, quella canzone di Enzo Jannacci… ”me lo dicevi prima “#” prima quando… ma io ho bisogno adesso, io sto male adesso…”. È terribile, se la rilegge oggi. Composta alla fine degli anni ottanta, sembra scritta oggi, per noi. Contraddica, la prego, questa logica della negazione tra chi chiede la risoluzione di un problema e chi dovrebbe dare la risposta attesa ma la rinvia.
Occorre il personale nelle strutture sanitarie per farle funzionare. E, per quanto io ne sappia, più personale opera sul territorio meno costoso è il servizio sanitario, soprattutto se la funzione esercitata è preventiva, finalizzata a ridurre all’indispensabile la “ospedalizzazione” del paziente.
Insomma le “case della salute” quando e come sarete in condizione di darcele? Sono le prime risposte che attendiamo, ma non da oggi. E lo sa benissimo.
Poi le infrastrutture viarie e ferroviarie. Che sia tecnicamente difficile la realizzazione della velocizzazione della linea ferroviaria Pescara-Roma e che sia costosissima lo sappiamo benissimo. Che sull’utilizzazione dei fondi del Pnrr, per le infrastrutture ci sia stata bagarre interna alla coalizione di maggioranza è cosa che abbiamo da tempo ben compreso. Che siano andate a convergere, temporalmente, due esigenze fondamentali, per il Centro Italia (l’invecchiamento dei viadotti dell’Autostrada dei Parchi e l’esigenza del collegamento ferroviario veloce Tirreno-Adriatico), soltanto un Governo disattendo poteva “non saperlo” e non è il caso “vostro”. Ma la politica è questa. È la capacità di dare le risposte ai problemi che condizionano le prospettive di futuro. Certo. Meglio sarebbe stato prevenire questi bisogni. Ma quando quest’attenzione non c’è stata le conseguenze toccano a chi è di turno nell’altalena dei consensi elettorali e quindi nella funzione di guida e governo che, perché di coalizione, deve riuscire a fare le sintesi tra le diverse richieste accantonando interessi territoriali minimi e/o di parte. E’ stucchevole, mi scusi, sentirsi ripete che queste opere sono strategiche, per “la ripresa e la resilienza” non solo dell’Abruzzo ma di tutto il Centro Italia e, quindi, dell’Italia intera, tant’è che sono interventi approvati a livello europeo nell’ambito di un quadro transnazionale che investe il Mediterraneo ed i Balcani e scoprire che gli interventi attesi non si effettuano perché si dà precedenza ad altre opere.
Insomma: quando arriverà il giorno nel quale potremo dire che finalmente sono chiari tempi e modi di intervento per rimettere mano alle infrastrutture ferroviarie e a quelle autostradali per il collegamento Tirreno-Adriatico, ristrutturarle ed ammodernarle?
E veniamo al tema dei temi: formazione e lavoro. Lo “spopolamento” di questa parte della regione è pauroso. Certo il problema non è soltanto dell’Abruzzo ma qui le proporzioni sono terribili. Sinceramente i giovani di questo territorio non hanno le opportunità di futuro di cui quotidianamente leggono o sentono dai grandi canali d’informazione nazionali ed internazionali appartenenti ad altre fette territoriali del continente.
Quei pochi che sono rimasti qui, con noi, bisogna trattenerli perché pare che l’unica cosa che li riguardi sia la possibilità di andarsene, nella speranza di costruire fuori di qui il proprio futuro.
Sono la stragrande maggioranza di quel 40% che non ha votato e che difficilmente potrà essere indotto a farlo. E questo è un problema serio.
Nel 2026 l’Aquila è capitale della cultura. È una grandissima opportunità, mi faccia dire, “un regalo” per la conferma della Sua presidenza. Un “regalo” meritato, s’intende, per il nostro capoluogo e per tutta la regione. Dobbiamo saperlo utilizzare. Il progetto è stato premiato forse perché esprime al massimo il bisogno primario che appartiene al “mondo” che stiamo vivendo. “Aquila città multiverso”: multiculturalità, multiriproducibilità, multidisciplinarietà, multinaturalità e multitemporalità (i cinque assi portanti, sorretti da quattro cardini decisivi per il futuro di tutti noi: salute pubblica e benessere, coesione sociale, creatività e innovazione, sostenibilità). Chiara la dichiarazione, a caldo, del presidente regionale dell’Anci Gianguido D’Alberto: ” …garantiremo tutto il nostro supporto nella realizzazione degli importanti obiettivi previsti nel progetto, che ha permesso alla città dell’Aquila di ottenere questo prestigioso riconoscimento. All'amico Sindaco Pierluigi Biondi e a tutta la comunità aquilana vanno le nostre congratulazioni. La rinascita dell'Aquila è la rinascita di tutto l'Abruzzo".
Per il momento, in attesa della formazione della Giunta, può bastare. Non ci deluda. Buon lavoro, Presidente.