Ieri mattina si è spento a Introdacqua
Valter Colasante
il patron di Muntagninjazz
Valter Colasante se n’è andato da questo mondo ieri, 21 Gennaio 2024, alle prime ore dell’alba, dopo aver lottato da circa un anno contro una terribile malattia, che l’ha consegnato a “sorella morte corporale”. Aveva 67 anni. I paesi peligni lo ricordano per essere stato promotore musicale e di grandi iniziative, come Muntagninjazz.
Anche noi di questo giornale piangiamo la sua morte. Lo ricordiamo con l’intervista di Andrea Iannamorelli, del lontano 2013, pubblicata sulla rivista, il “Gazzettino della Valle del Sagittario”, nella rubrica “Parliamo di cose concrete”.
L’intervista è in qualche modo profetica. A Sulmona prima con Fabio Spinosa, poi con l’intervento diretto del Comune non soltanto è stata raccolta la proposta, ma è stata anche sviluppata.
Muntagninjazz è diventato un “piatto forte” per il richiamo turistico non soltanto di fine estate, ma anche primaverile (la Pasqua) ed invernale. La perdita di Colasante, in tutto il comprensorio territoriale è onerosa. E’ giusto celebrarlo e ricordarlo sempre.
(Redazione del Gazzettino della Valle del Sagittario)
Muntagninjazz
Grande risorsa per il territorio
Intervista esclusiva a Valter Colasante
La Banda Osiris a Campo di Giove, il Flamengo a Pratola Peligna, Gegè Telesforo a Bugnara, il Living Coltrane a Roccaraso, un Quartetto di Sassofoni Accademia ed il Trio Solotarev ad Anversa, ‘O Rom in “Vacanze Romane” a Prezza, Dynamic Trio a Villalago. Per non parlare degli eventi in programma ad Introdacqua (la “culla” della manifestazione): da Enrico Rava e Giovanni Guidi, al Trio di Tony Monaco, a Gnu Quartet, Mauro Ottolini, Mo’ Better Band…fino alla “lunga notte…” e allo sfavillante “ritorno” di Stafano Bollani (Danish Trio).
E’ questa, in grande sintesi, la VII edizione (2013) del Muntagninjazz che dalla fine di luglio per circa un mese è in grado di offrire al comprensorio territoriale un “festival” di primissimo ordine, nel vasto panorama jazzistico, nazionale ed internazionale. Pochissimi gli spettacoli per i quali è necessario acquistare i biglietti, moltissimi infatti prevedono “l’ingresso gratuito” (perché “sponsorizzati” dai Comuni che, di anno in anno, giudicando positivamente l’iniziativa, investono in …” jazz”). Di questo e di tanto altro ne ho parlato con Valter Colasante, l’indiscutibile e riconosciuto “patron” della manifestazione.
“Nel 2006, sospinti da un grande musicista, un testimonial mondiale dell’organo emmond, di origini introdacquesi, Tony Monaco, che quest’anno tornerà a suonare per noi, io ed altri amici, Gianni Di Benedetto, Franco Quaglieri, Italo Ferri…solo per dirne alcuni, che già suonavamo insieme, pensammo di raccogliere un’autentica provocazione di Tony, già affermato jazzista in America; e allestimmo, per l’anno successivo, il primo cartellone del festival che, all’epoca si svolgeva soltanto in Introdacqua”.
Quanto costa Muntagninjazz?
“Oggi siamo arrivati ad un bilancio che sfiora i 100.000 euro. La prima edizione, quella dell’esordio, per la caratura degli artisti chiamati (Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Stefano Di Battista, Maurizio Giammarco, lo stesso Tony Monaco…) costò più di 70.000 euro; poi negli anni successivi si è speso meno, l’anno scorso il bilancio ha superato la cifra di quest’anno… L’edizione del 2013 costa quello che ho detto”.
Diciamo, comunque, che questi grandi del jazz, si sono legati al vostro festival, ci sono quasi ogni anno…Ma chi vi dà i soldi necessari?
“Le sponsorizzazioni, la Carispaq, con la sua Fondazione, i biglietti degli spettacoli a pagamento e i bilanci dei Comuni, che offrono ai propri ospiti spettacoli a ingresso gratuito”.
Tra gli istituti finanziari soltanto la Carispaq vi sostiene?
“Sì, soltanto la Carispaq… all’inizio la BLS… ma poi…”
Il Parco Maiella-Morrone?
“No. Noi abbiamo chiesto al Parco un sostegno, non di denaro, ma di raccordo e di diffusione d’immagine, di promozione di prodotti tipici, in occasione del primo concerto allestito all’interno dell’Abbazia Celestiniana… Non ci fu risposta, anzi, ci fu indifferenza e sottovalutazione…Da allora abbiamo tralasciato di continuare a bussare, inutilmente!”.
La Comunità Montana peligna?
“Nemmeno. Noi non riusciamo a ricevere denaro pubblico, se non da parte dei Comuni che compartecipano agli eventi!”.
E’ richiesta la partecipazione a questo festival; insomma dopo sette edizioni c’è l’interesse, degli artisti, ad essere presenti?
“La selezione che facciamo è molto accurata. Nel corso dell’anno riceviamo qualcosa come mille richieste di partecipazione… che selezioniamo, appunto, non soltanto in base ai costi, ma anche in relazione alle esigenze dei paesi che “comprano” l’evento, avendo cura di allocare gli spettacoli di più facile godimento, lì dove la cultura jazz non è, diciamo così, sofisticata!”
Oggi, dopo sette anni, la gestione di Muntagninjazz a chi appartiene?
“All’associazione culturale Muntagninjazz che non è fatta esclusivamente di “introdacquesi” …anzi…”.
Prospettive.
“La prospettiva del festival è quella di coprire tutto il territorio. La nostra ambizione è quella di fare a Sulmona il “centro” del festival…perché Sulmona ha le location giuste per fare grande la manifestazione…perché da Sulmona il festival potrebbe avere, se gestito bene, una risonanza maggiore…”
Ma voi non fate i proverbiali conti con “la crisi”, che caratterizza il momento che tutti viviamo, qui e altrove?
“In un momento nel quale tutti si fermano…noi riusciamo a far crescere l’iniziativa, il budget e gli interessi!”.
Muntagninjazz è entrato nella DMC. Ci credete?
“Io francamente ci credo; la DMC è un posto ed un luogo nel quale noi, insieme ad altri, possiamo lavorare per incrementare il bilancio di ciascuno e del territorio, nel suo insieme”.
Parliamo di territorio: quali problemi avete, se li avete.
“I problemi più grossi che ci vengono dal territorio è la scarsa promozione di immagine. Questo è il problema…non fosse altro che per avere attenzione da parte dei mezzi di comunicazione di massa (giornali, televisioni…)… E’ tutto questo territorio che, ci dicono, non riesce ad esprimere capacità di richiamo e di interesse…questo è il problema!...”
Pensiamo alla Giostra di Sulmona…
”Ecco, sì…pensiamo alla Giostra…ecco perché non si riesce a fare del turismo un’azienda forte!...”.
Riuscite, di anno in anno in anno, a capitalizzare qualcosa da reinvestire?
“Assolutamente no. Ogni anno manca sempre qualcosa…e torniamo dai nostri sponsor per “fare la colletta” …oppure, come è accaduto nel primo anno, quando aspettavamo contributi pubblici che non sono più arrivati, ci mettiamo le proverbiali “mani in tasca”, per non chiudere l’anno con i debiti…Noi, a livello nazionale abbiamo una credibilità tale che non ci permette di lasciare “conti sospesi”.
Ma garantite tutto agli artisti che partecipano al festival, dal service per il concerto all’ospitalità…
”Tutto…noi dobbiamo garantire tutto…Quando l’artista arriva prova, dice le cose che vanno bene e quelle che non sono soddisfacenti…lo si accontenta, in tutte le richieste e, a concerto fatto, lo si liquida con il budget concordato…”.
Sono budget alti?
“Dipende dalla caratura dell’artista, comunque debbo dire che con molti grandi ora riusciamo anche a spuntare trattamenti diciamo così, privilegiati…E questo significa che il festival è cresciuto, nella considerazione dei grandi del jazz”.
Quindi Muntagninjazz mette anche in moto un indotto di servizi…
”Certamente, un indotto non indifferente che va dalla logistica più minuta a quella più specializzata: dal vitto e dall’alloggio all’amplificazione alle luci…a tutto il resto…”
I rapporti tra Introdacqua, la musica, i giovani, il jazz.
“La cultura musicale ad Introdacqua è e resta forte. Ma è cultura bandistica…È difficile sradicare ovvero invertire una tendenza che è antica…Ci sono giovani che studiano il jazz…ma lo fanno in scuole lontane da qui. Per quest’anno avevamo organizzato un Campus estivo internazionale con una grossa scuola di musica jazz romana…ma il progetto è saltato perché non abbiamo più avuto la disponibilità dell’immobile nel quale si sarebbero dovuto svolgere le lezioni! Ecco…io penso che un progetto del genere dovrebbe essere realizzato a Sulmona…”.
L’intervista finisce qui. Un commento? Non ce n’è bisogno; si commenta da sola. Muntagninjazz, una grande risorsa di questo nostro territorio, dovrebbe e potrebbe essere… “per tutto l’anno”. Le premesse ci sono. Ma Colasante e suoi coraggiosi compagni di avventura non debbono essere lasciati soli. Loro puntano su Sulmona. Ma la domanda è: a Sulmona c’è una classe politica dirigente capace di comprendere e raccogliere l’offerta?
(articolo pubblicato sul Gazzettino della Valle del Sagittario “Estate 2013”, pagg. 14 e 15)