Ricominciamo da dove eravamo rimasti
Cosa dobbiamo augurarci per l’anno appena entrato (attenzione: è bisestile, per chi ci crede!)?
Mi è stata posta questa domanda; “tutto quello che gli abruzzesi si augurano (ho risposto): infrastrutture ristrutturate (Zes, treni e autostrade) e una sanità territoriale che finalmente incominci a funzionare davvero”.
Ecco perché me la sento di dire che dobbiamo “ricominciare da dove eravamo rimasti” e come un mantra ripeterlo, ripeterlo, ancora ripeterlo, fino a correre il rischio che qualcuno s’inquieti e tenti di imporci il silenzio. Perché ne abbiamo bisogno, perché dobbiamo allontanare dalla mente i cattivi pensieri che ci impediscono di pensare positivo sul fatto che 8 miliardi per velocizzare la Pescara-Roma saranno sufficienti, 40 milioni per ridare sicurezza, efficacia ed efficienza, alle tratte “nostrane” di A/24 e A/25, con il blocco delle tariffe fino al 2032 diventeranno realtà, che la ZES del Sud produca davvero i suoi effetti, che il piano ospedaliero, concordato con il Governo ed approvato dal Consiglio regionale, dreni la fuga dall’Abruzzo, alla ricerca di chi ci può curare, se e quando ne avremo bisogno, riduca le liste di attesa per banali esami di laboratorio e ci garantisca attenzione ed assistenza adeguate.
Cos’è? A leggere quello che sto scrivendo avete la sensazione che io non sia proprio convinto che questo 2024 sia coerente alle attese che in questi giorni leggiamo appartenere a tutti gli Abruzzesi, (Aquilani, Teramani, Chietini e Pescaresi)? Ci avete preso. Io ho qualche perplessità; e chi mi segue, non da oggi, non può non confermarlo.
Non soltanto mi persuade poco la possibilità di cogliere gli obiettivi che ci stanno a cuore nello stretto lasso di tempo che teoricamente (entro il 2026, tra meno di due anni) dovrebbe veder raggiunti gli obiettivi di cui parliamo (“ci”, come Abruzzesi delle zone interne, come cittadini di questo pezzo di territorio in grossa difficoltà, in affanno, rispetto ad altri che hanno maggiori possibilità di “futuro”, maggiori risorse, più “occasioni” ed opportunità).
Ma soprattutto, su alcune questioni, confesso che rischio di non capire.
Prendiamo la sanità. L’Ospedale S.S. Annunziata di Sulmona (il “nostro” Ospedale) è decretato, sperimentalmente, di primo livello. E dovremo vedere, tra 36 mesi, alla resa dei conti con il Ministero, se questo “ruolo” potrà essere confermato. E se qualcuno, quando sarà, ci farà notare che i livelli di produttività attesi non si sono realizzati, che succede? Perché sembra impossibile, a meno di miei clamorosi abbagli, che per bacino di utenza, disponibilità di organici (medici ed infermieri) e attrezzature, una “sperimentazione” che riguardi Sulmona ed Avezzano (insieme) non potrà non “premiare”, proprio per gli indicatori di cui sopra, Avezzano a la Marsica (dove ad Avezzano, tra l’altro, si costruirà uno dei tanti Ospedali nuovi di zecca previsti dal Governo regionale in carica: Teramo, Lanciano, Vasto (Chieti) ed Avezzano, appunto!).
Eppoi. Marsilio, quando parla di queste cose sottolinea la specificità del “modello abruzzese” della rete ospedaliera da loro adottata (su dettatura del Ministro amico, ma non lo racconta). Perché? Che “modello” è, questo che rimanda a scelte obbligate, sulla base di criteri quantitativi e di produttività (500 parti l’anno) che sono un’inezia per il bacino della popolazione marsicana, sono impossibili per noi che facciamo registrare, non da oggi, una perdita di popolazione terribile, a ritmi temporali da paura.
E se tra 36 mesi, al Ministero non si avranno i riscontri necessari per stabilire dove collocare il DEA di II° livello, che fine farà “il modello abruzzese” di cui in questi giorni si sta “sparlando”?
Insomma non vorrei proprio sentirmi dire, al termine di questa vicenda: “non ci eravamo capiti”. È un rischio che io ai miei nipoti non voglio far correre perché troppo bene, la mia esperienza, è piena di passaggi complicati e arzigogolati (alla fine resi “impossibili”) da “fraintendimenti” non dipanati a momento opportuno.
Ci rendiamo conto, in queste settimane, che siamo ai vertici della cronaca nazionale per il più alto tasso d’incidenza dei contagi per l’influenza stagionale, così lunga, difficile da curare (perché prima di un vaccino specifico), fastidiosa e pervasiva? Stiamo facendo finta di nulla, ma la realtà è che, allentata la stretta per le vaccinazioni vigenti obbligatoriamente fino alla fine del 2022, per il Covid, le strutture sanitarie territoriali pur disponibili, hanno dovuto prendere atto di una bassissima capacità di partecipazione della popolazione interessata. Sono bastati alcuni accenni critici del Governo, all’atto d’insediamento, per screditare il bisogno dell’autotutela, non soltanto nei confronti del recrudescente COVID, ma soprattutto nei confronti della più virulenta SARS stagionale che ha “rovinato” le feste a tante famiglie. O non è così?
Eppoi, le infrastrutture. Ecco perché personalmente nutro (sperando, francamente, di sbagliare) dubbi sulla riuscita dell’operazione di “ripresa e resilienza”, così come è stata impostata e, oramai, avviata alle “cantierizzazioni”, come si dice. Gli 8 miliardi che a fatica il Governo metterà insieme, con il concorso di Rfi, per portarci da Pescara a Roma in due ore circa alla fine rischieranno di non bastare e a quel punto Lazio ed Abruzzo dovranno forse rinunciare (e per quanto tempo) come avviene già per Sicilia e Calabria ai fondi europei ordinari, per finanziare “i buchi”? E ci si riuscirà? Oppure rischiamo un’incompiuta storica di cui è piena la letteratura infrastrutturale nazionale?
Stesso discorso potrebbe riguardare Strada dei Parchi, speriamo di no. Già di tempo ne abbiamo perso inutilmente…” troppo” … che sarebbe uno “scherzo” di cattivo gusto scoprire che i ritardi hanno fatto lievitare i costi dei materiali!
Senza parlare della ZES sulla quale, con pubblico riconoscimento da dedicare al Dott. Miccio per il lavoro fin qui svolto, non vorremmo dover constatare, nel tempo, che gli sforzi messi in atto, con tempi “bruciati”, siano stati improduttivi!
Personalmente non credo agli effetti catastrofici. Ma che il 2024 sia un anno bisestile è incontrovertibile.
Ecco perché ho scelto di utilizzare il mantra. Fino a quando non constaterò di aver sbagliato, a “male pensare”, non cesserò di infastidire coloro che si sono assunti la responsabilità di dire cosa si deve fare ed in quanto tempo.