Qualcuno ci dica perché la Sanità territoriale è tanto carente
Se il 27 novembre scorso abbiamo detto di “volerci credere” alla prospettiva di veder realizzato (entro giugno 2026, per la verità, ci sembra un poco utopistico!) il raddoppio della ferrovia Pescara-Roma, perché abbiamo raccolto favorevolmente le autorevoli dichiarazioni del direttore degli investimenti di Rfi (Lucio Menta), l’impostazione culturale del progetto (“opere strategiche per il territorio”), l’annuncio dei finanziamenti (11Miliardi all’Abruzzo, su complessivi 120 disponibili, di cui 8 da destinare all’opera per la quale ci battiamo, non da oggi), oggi torniamo sui problemi più grossi che al momento ci angustiano: la assoluta carenza ed in molti casi inaffidabilità dei servizi sanitari, certamente quelli pubblici, quanto al comparto privato c’è poco, pochissimo da segnalare ad eccezione dell’incremento notevole dell’attività diagnostica legata ai laboratori ed ai servizi (analisi e radiologia, in particolare), come significativa risposta alle inefficienze del servizio pubblico ad aspettare il quale il cittadino rischia davvero grosso in attesa di avere risposte ai casi da “indagare”. (Appartengono alle cronache quotidiane “incidenti”, preoccupazioni e lamentele che da sole denunciano questo insopportabile stato delle cose, ma anche l’insoddisfazione e la rabbia degli operatori sanitari che non più tardi del 5 dicembre hanno scioperato in massa, capri espiatori di uno stato di abbandono sinceramente incomprensibile).
E le difficoltà di cui parliamo non possono sfuggire ad una Giunta regionale da tempo impaludata, in commissione, sull’esame di questo piano regionale ospedaliero (pieno di incognite, a nostro parere) sbandierato con enfasi come panacea risolutoria di vecchi problemi regionali ma sostanzialmente incapace di “accontentare” la coalizione che vuol far credere di aver risolto “storiche” carenze sia in merito all’individuazione di un Dea di II° livello, che, addirittura, sul “regalo” di un Dea di I° livello nella Valle Peligna. All’inizio della settimana scorsa, tuttavia, la coalizione di maggioranza in commissione ha fatto quadrato, si è compattata e (in assoluta “solitudine”), senza alcun voto proveniente dalla minoranza ed ha finalmente dato il via libera al provvedimento. La battaglia, a questo punto, è rinviata in Consiglio (da domattina, per quello che si sa) dove lo strumento del riordino ospedaliero regionale, dettato dal Ministero, dovrà essere necessariamente approvata entro fine mese. Tuttavia pare che sui DEA la commissione abbia lasciato le indicazioni in bianco; il disaccordo c’è anche all’interno della maggioranza.
Quanto all’attuazione del medesimo non dimentichiamo che l’ok definitivo è legato, dal Ministro della Sanità, all’esame degli esiti delle sperimentazioni rinviate a 36 mesi dell’entrata in funzione del piano (sperimentazioni che investono sia il Dea di I° livello, il nostro (?), con un progetto che riguarda ginecologia, in coabitazione del Avezzano, sia quello di II° livello). Ma di che cosa vogliamo parlare? (È tutta “campagna elettorale”, come avevamo avvertito; e ce ne accorgeremo ancora nelle settimane prossime).
Noi, che per la verità non ci meravigliamo di quello che sta accadendo, che (augurandoci inutilmente di poter essere smentiti) avevamo paventato questa situazione, noi dedicheremo il nostro contributo natalizio (nella rivista “natalizia” a stampa di questa testata) ad un’analisi dettagliata del come e del perché si è giunti a tanto.
Oggi, tuttavia, non possiamo non compiacerci con quei Sindaci (quello di Pescocostanzo, per esempio) che avrebbero invocato l’intervento del magistrato per la “vacanza di assistenza” (assenza del medico di base) che recentemente, in simultanea, si è registrata tra Castel di Sangro, Pescocostanzo e Pescasseroli. Bene, se lo ha fatto, quel Sindaco; anche perché se malauguratamente fosse accaduto qualcosa di brutto, ad un suo amministrato, avrebbe anche rischiato di doverne rispondere. Tuttavia con questo non si può andare alla risoluzione del problema, che oggi emerge lì; tempo addietro è “esploso” nella nostra Valle del Sagittario, domani riguarderà tutti i cittadini del territorio che dovranno prender atto del pensionamento dell’attuale medico di famiglia al quale quanto meno si rivolgono per la prescrizione di un farmaco. Pensionamento giusto, atteso e legittimo al quale non fa seguito una sostituzione, per carenza di personale. (E non stiamo parlando di scenari “orwelliani”, più o meno fantastici. Stiamo evidenziando situazioni reali, ben conosciute da tutti, sulle quale da tempo si sviluppa un inutile dibattito tra le organizzazioni sindacali interessate e l’assessorato regionale: il bisogno di coprire situazioni carenti, con adeguati concorsi che diano corpo ad una graduatoria dalla quale attingere risorse umane indispensabili per i cittadini nei territori: medici di famiglia, primari per servizi ospedalieri, personale infermieristico).
Ci avete fatto caso che non si parla più di “case della salute”, di “telemedicina” e di quant’altro avevamo creduto che sarebbe stato possibile avere, dopo l’esperienza del Covid, anche con le risorse finanziarie del PNRR. (Parleremo della “resilienza” e della “ripresa”, così come la leggiamo, noi, da qui. E certamente Marslio&C. non saranno d’accordo).
Ci dispiace. Insomma, qualcuno ci dica perché siamo ridotti così. “Figli di un Dio minore”?
(Nella vita che stiamo ancora vivendo, non da oggi, spesso il teatro ha rappresentato la realtà; altrettanto spesso è riuscito ad anticiparla. Ma negli anni 80, quando quell’opera fu ideata, ci sia consentito, qui era tutta un’altra storia!).