Roma-Pescara "in due ore" per Giugno 2026
La fonte dell’informazione è Lucio Menta, direttore degli investimenti della Rete ferroviaria italiana (Rfi), la sede un convegno svoltosi a Pescara Giovedì 23 novembre u.s. (sul tema: “Mobilità intermodale e sostenibile nel contesto abruzzese”) al quale hanno partecipato tutti quelli che contano nel settore, in questa regione: dal presidente del Consiglio regionale Sospiri, al sottosegretario della Giunta con delega ai Trasporti, D’Annuntiis, al direttore del dipartimento Primavera, al presidente e direttore generale di TUA, De Angelis e Di Pasquale. Assente Marsilio, ma come se fosse stato presente, visto il “parter” che si è assunto l’onere di prendere quest’impegno (ma che rischia di diventare un boomerang per il presidente in vista della campagna elettorale nella quale “lui” si gioca la rielezione).
Ora non si può più scherzare. Si raccontano le cifre che impegnano Rfi, tra il 2024 e il 2032 per opere “strategiche per il territorio” (120 miliardi) di cui “11 da investire per l’Abruzzo”, esattamente 8 per il “raddoppio” della Roma-Pescara”.
L’Abruzzo, ha tra l’altro detto Menta, è “snodo nazionale strategico” e le infrastrutture ferroviarie, unitamente ai porti, avranno un ruolo fondamentale nel collegamento Tirreno/Adriatico, obbligatorio per il sostegno dello sviluppo nazionale. (Non abbiamo “mai” sentito Salvini esprimere questi o simili concetti).
Detto così, quindi, tutto può diventare credibile. Almeno sul piano delle impostazioni e delle fonti di finanziamento (certo, irrilevante è che le risorse stiano nel Pnrr, nel Fondo per lo sviluppo e la coesione, ovvero nel Bilancio dello Stato, dice Menta: Ma nasce spontanea la domanda: perché dirottare parte dei fondi del Pnrr, se i finanziamenti sarebbero stati tutti possibili, così come previsto mesi addietro!).
Ora il problema sarà quello di seguire che la tempistica di cui si parla, l’attuazione degli atti progettuali ed amministrativi, che si corra, perché tre anni sono veloci da passare. Lo vedremo.
È certo che al punto in cui siamo, le amministrazioni degli Enti locali interessati dovranno organizzarsi con una struttura permanente (di controllo) che tenga l’agenda e il calendario delle procedure, “ricordando”, (eventualmente) “sollecitando” “spronando” chi ha la delega a fare materialmente gli atti necessari.
Perché non accada quello che già stiamo vedendo accadere con la sanità, vale a dire la sostanziale retromarcia quasi su tutti i fronti nelle questioni aperte, da decenni, di cui le soluzioni favorevoli nell’interesse dei cittadini sembravano a portata di mano, ma che giorno dopo giorno si allontanano tra le nuvole di precisazioni, ripensamenti (e condizionamenti) che rischiano di vanificare le attese. Scaricando su chi si oppone e non le condivide o vuol saperne di più con dovizia di particolari, le responsabilità dei ritardi. (Ma a quel punto, riteniamo che Marsilio imporrebbe a tutti un redde rationem).
Gli amministratori degli enti locali “nostrani”, a partire dal Sindaco di Sulmona, tornato in vita con un supporto “tecnico” non indifferente, sapranno come comportarsi.
Allora, da questo momento, bando alle ciance, cadano ripicche e questioncelle personali e, liberi da impicci di terz’ordine, è il momento che le scelte fondamentali per la ripresa e lo sviluppo del territorio diventino la bandiera sotto la quale chi è in grado far valere gli interessi collettivi guidi la “riscossa”.
Ci si può credere. Chiacchiere a parte.
Giugno 2026 è dietro l’angolo e se il direttore degli investimenti di Rfi ha assunto la responsabilità di fissare questa data sa di dover rendere conto al Ministro che governa in quel di Porta Pia, di quel che dice.
Il Governo ha quindi pensato di abbandonare definitivamente le confuse e generiche vie delle risorse che “si troveranno”, ha messo o sta per mettere nero su bianco su un Bilancio di cui, però, si dicono ancora troppe cose non chiare, nebulose e contradittorie, che comunque entro il 31 dicembre dovranno esser definite; ha deciso di mantenere impegni elettorali assunti a suo tempo e di onorarli, pur nelle more di inattesi (e “discutibili”) Ponti che potrebbero assorbire gran parte delle risorse finanziarie del Pnrr (facendo dell’Italia una terra di “figli” e “figliastri”, incapace di badare né ai primi, tanto meno ai secondi).
Bene. Tutto bene. Purché sia così. Tanto di cappello.