Ricordi: dalla stalla al termosifone.
Il titolo sembra alquanto stravagante, ma è la storia di una poesia mandata a memoria cento anni fa e recitata ancora oggi con nostalgia da un emigrato cocullese.
Tonino Marchione partì da Cocullo per il Canada quando l’economia agropastorale fu cancellata nel suo paese. Si adattò a lavorare nel Nuovo Mondo, così volenteroso e intraprendente com’era; ma non ha dimenticato mai il luogo natio né le sue esperienze giovanili: si era dedicato ai lavori campestri senza però dimenticare i doveri scolastici. La sua maestra gli aveva insegnato la poesia che segue e che dovrebbe avere avuto maggiore fortuna per la profondità dei sentimenti in essa espressi: “Cadono le foglie”… è un ritornello spesso sottolineato per richiamare il tempo del tramonto della bella stagione, ma qui la musa riscatta quella caratteristica annunciando l’evento melanconico con il fiorire delle viole e con l’immagine del paiolo, tenera immagine accanto al caldo respiro del “pio bove”, stemperandola nel tepore emanato dal bue nella stalla, espresso dal paiolo del focolare domestico, mentre il boscaiolo raduna le foglie sparse dal vento a simboleggiare il patrimonio raccolto in un anno. Ancora, nel turbinio delle foglie il contadino rammenta ricordi come le spighe di grano che vanno e che vengono mosse dal vento (Lorca).
Le maestre di quella generazione erano più fortunate di quelle di oggi, potendo esse gestire palestre di educazione e istruzione al di sopra dei vincoli sociali, essendo esse fornite di strumenti validi per la loro missione: pubblicazioni scolastiche (“I Diritti della Scuola”, ecc.) a cui potevano partecipare come libere corrispondenti e che le tenevano vincolate alla cattedra mentre i bambini consideravano quella cattedra un magnete (mamma parlava dei suoi alunni definendoli “figli dell’anima”). Mi sia concessa un’immodestia: la maestra che fece imparare la poesia agli scolari della classe di Tonino era mia madre, la quale rispecchiava i sentimenti dell’Autrice: condivisione di simpatia per Fucini, Carducci, Novaro, Valeri, Pascoli, …
Ecco i versi scritti dalla poetessa, nonché maestra elementare, Rosalia Calleri (n. 1874-m. 1960):
Cadono le foglie
Cadono giù le foglie. Sono stanche
hanno visto tant’acqua e tanto sole!
Sbocciate con le tenere viole,
cadono prima delle nevi bianche.
La loro vita dura una stagione,
cadono a sciami, frusciando;
i bimbi le sparpagliano passando
o le colgono per farsene corone.
Il vento fa con esse mulinello,
ed a qualcuno dà melanconia;
esse fan tutti gli anni questa via:
parton col brutto, tornano col bello.
Là, nella macchia, il vecchio boscaiolo
con un rastrello lieto le raduna:
saranno letto per la mucca bruna,
saranno fiamma sotto il suo paiolo.
P.S. Il video con la registrazione della lirica recitata da Antonio Marchione mi è stato inviato da Antonio Gentile, comune amico e conterraneo di Tonino Marchione e con questi residente da decenni in North Bay (Canada).