Vittoria Colonna, Costanza Piccolomini e Sant'Orsola
Con l'arrivo della duchessa Vittoria Colonna sposa, all'età di 19 anni, di Ferdinando Francesco d'Avalos nel 1509, la vita nel castello aragonese di Ischia cambiò radicalmente. Donna affascinante e bellissima, leggiadra danzatrice e una delle più grandi poetesse del '500, definita la Petrarca femminile, attirò un gran numero di artisti, studiosi, umanisti e poeti tra cui Jacopo Sannazzaro, Benedetto Cariteo e Michelangelo Buonarroti, nominato Commissario generale delle fortificazioni. Quest'ultimo, legato da grande amicizia con Vittoria, le dedicò versi ispirati.
La signora dell'isola nelle sue "Rime" cantò l'amore per il marito, definendolo il suo sole. Arrivarono anche le tele di Leonardo da Vinci; si narra che la donna della "Gioconda" era una signora semcultupre in compagnia di Vittoria e della pro zia Costanza d'Avalos, definita la Sibilla di Ischia per la sua bellezza e per la sua cultura.
Vittoria ospitò e frequentò i sostenitori di una riforma religiosa: es. Luigi Valdès, fratello del più noto Alfonso [Vedi nota 1, in fondo al testo], aiutò il popolo insieme all’inseparabile Costanza d’Avalos, ed accolse (ad Ischia, nel castello del marito) i Colonna, espulsi dallo Stato della Chiesa e fedeli agli Aragonesi.
Alfonso II (1499-1560 ca), duca d’Amalfi, (il cui istitutore era stato Pirro del Pezzo [2]) sposò Costanza d’Avalos d’Aquino d’Aragona morta nel 1575 circa nel monastero napoletano di Santa Chiara. Costei, figlia di Innico marchese del Vasto e di Laura Sanseverino, era stata educata, istruita e divenne colta quasi come la parente e amica Vittoria Colonna d’Avalos. Alfonso generò Innico, padre di Costanza, che fu l’ultima contessa di Celano dei Piccolomini, nipote di Costanza d’Avalos. (google)
All’alba del Rinascimento, nel regno di Napoli, proliferavano movimenti popolari, che finirono per coinvolgere le classi più elevate ed in particolare il famoso circolo culturale di Vittoria Colonna, i quali auspicavano un rinnovamento della Chiesa ormai caduta in una crisi profonda per la corruzione infiltratasi in troppi degli alti gradi della Gerarchia. I Colonna, fedeli agli Aragonesi e quindi ostici al papa allora alleato dei Francesi, erano stati espulsi dallo Stato della Chiesa e Costanza d’Avalos li aveva accolti nel castello ischitano del marito divenendo intima amica di Vittoria e, molto colta, brillante e raffinata istitutrice della giovane Colonna nei quasi trent’anni di permanenza nell’isola, frequentando poi assiduamente il circolo culturale. Il binomio Vittoria (n.1490 m.1547)-Costanza (n. 1480? m.1575) ospitò pure Giovanni Valdès, fratello del più noto Alfonso (i cui seguaci furono e sono detti Valdesi), il quale stigmatizzò severamente la Chiesa soprattutto per la corruzione del clero e poi le cerimonie e le immagini. Le due signore aiutarono la popolazione, di cui avevano recepito il turbamento spirituale e se ne fecero interpreti nelle sedi competenti auspicando la riforma religiosa.
Nel 1524 Gaspare da Thiene [3] (1480/1547) e Gianpiero Carafa (poi vescovo di Chieti e futuro papa Paolo IV) avevano fondato la Congregazione dei chierici regolari, detta dei Teatini da Gaspare per ricordare il co-fondatore mons. Carafa (1476/1559). Anche questi sacerdoti erano stati sensibili allo scontento popolare creando con entusiasmo un Ordine di sacerdoti severo. Dopo nove anni Gaspare andò a Napoli dove rimase per sempre.
La pronipote di Costanza d’Avalos, Costanza Piccolomini, la quale aveva subito molto l’influenza di Costanza d’Avalos nel 1595, dopo aver ottenuto lo scioglimento del matrimonio, professò i voti nel monastero napoletano della Sapienza, fondato recentemente da Maria Domitilla Carafa, sorella di Paolo IV, e da lei arricchito. Ebbene la contessa, oltre ad un’ingente somma elargita alle sue monache di Santa Maria della Sapienza (dove sarebbe morta nel 1610), regalò ai Teatini il palazzo di Pio II, su cui sarebbe sorta poi la basilica minore di Sant’Andrea della Valle.
Dopo un periodo di romitaggio sul Vomero, nel 1500 inoltrato, la mistica Orsola [4], le cui virtù soprannaturali furono riconosciute da Filippo Neri [5], e nota esponente popolare del movimento controriformista, fondò la Congregazione delle oblate e delle eremite dell’Immacolata Concezione (dette suore teatine perché sottoposte al controllo dei chierici teatini) e nel 1580 fece costruire il monastero e la chiesa omonima; quindi, poco dopo, il complesso delle oblate.
Note
[1] I seguaci del quale furono e sono chiamati Valdesi. Alfonso, affascinato dalla dottrina di Erasmo da Rotterdam, combatteva soprattutto la corruzione del clero e poi le cerimonie e le immagini.
[2] La cui firma appare su una pergamena sulla compravendita del feudo cocullese (Archivio comunale).
[3] Una cui reliquia nel 1983 era conservata nella chiesa cocullese di San Domenico.
[4] Di lei è un toponimo a Cocullo nell’arco intitolatole sotto un presumibile ballatoio-loggione ai margini del castello Piccolomini.
[5] Di ambedue nel reliquiario cocullese erano conservate reliquie..