Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#93 - 21/06/2022

Penitenti e riformatori
1a parte

Grandi riformisti
San Benedetto. Già prima dell’Impero romano in Oriente e particolarmente in Egitto uomini e donne isolati si ritirarono in luoghi desolati per sottrarsi al “mondo” primitivo e poi bellicoso e turbinoso: non erano organizzati, e si allontanarono onde evitare gli schiamazzi di quel mondo, perché nauseati da una società senza regole e per soddisfare, in tranquillo raccoglimento, un bisogno dello spirito: furono gli “uomini di Dio” (Sant’Antonio Abate, ecc.). Però agli albori del 500 San Benedetto, più maturo dei primi eremiti, decise di uscire dal suo eremo (Sacro Speco) e di avere discepoli da accogliere in un monastero per istruirli soprattutto nel Vangelo ed a predicarlo in quel “mondo” smarrito. Così, dopo ascesi e preghiere, raccolse i suoi seguaci e, sventato un ennesimo tentativo di avvelenamento, li portò in Ciociaria, a Montecassino, dove eresse un monastero e vari oratori intitolati a San Giovanni Battista sulla Villa di Mario formulandovi poila famosa Regola dell’ “ora et labora” e un convento che contenessei primidiscepoli. Fu fratello di Santa Scolastica ed appartenne alla nobile famiglia Anicia, casato di San Gregorio Magno(pure la madre era nobile, ma di Norcia). Nella pubertà cominciò a studiare ma non continuò e, rimasti orfani, lui e la sorella furono portati dalla nutrice nella Valle dell’Aniene. Questo posto recondito gli sembrò un ottimo ritiro per condurre la vita monastica; infatti qui incontrò un monaco, Romano, il quale lo accompagnò al suo abate che gli fornì gli abiti monastici e gli indicò una grotta idonea per l’eremitaggio e dove restò per qualche anno; ma poi, con i beni ereditati, realizzò il proposito di costruirvi attorno un monastero presso Vicovaro, da dove, però, la violenza di qualche persecutore lo costrinse a spostarsi a Subiaco e qui costruì il famoso Monastero del Sacro Speco. Tanto si deduce da un “mosaico” derivante dalla tradizione e dai “Dialoghi” di Gregorio Magno.

...e antichi segnali
Già prima dell’Alto Medioevo, quasi agli albori del Cristianesimo, esisteva il movimento dei Penitenti. Erano quei cristiani che avevano peccato e si flagellavano nella speranza di avere il perdono da Dio. Fra i requisiti più importanti spiccavano la povertà e il laicato. Molti dei successivi Ordini religiosi trassero ispirazione dai Penitenti, soprattutto per l’impronta che San Francesco originariamente diede a quello Francescano con la sua Regola. Questa infatti prevedeva l’immissione di non religiosi nell’Ordine, e perciò pure di laici che praticassero i suoi ideali e questi Terziari furono inizialmente noti come “frati del terzo Ordine di san Francesco chiamati della penitenza": le principali caratteristiche dei gruppi penitenti francescani furono la povertà e la penitenza. E prima di passare ai protagonisti del saggio cerco di evocare l’atmosfera che si era respirata in Europa prima del tempo fra i penitenti, i “pauperes” della 1.a Crociata. Questa infatti fu voluta dai poveri guidati da uno straccione francese, Pietro (il quale, interpretando i poveri pellegrini che non potevano scendere e venerare i luoghi santi della Palestina su cui erano stanziati i Musulmani, voleva portarli al mondo cristiano), al grido di “Dio lo vuole” e Urbano II fu costretto ad indirla nel 1096. Pietro operava su un terreno fertilizzato dalla riforma, auspicata pure dal nostro San Domenico (Benedettino) e più tardi replicata decisamente ed efficacemente prima da San Francesco d’Assisi e poi, finalmente, da Sant’Orsola contro il clero corrotto e corruttore nonché per il ritorno alla Chiesa delle origini. Quindi al lancio ed alla partecipazione furono i poveri di tutti i sessi e di tutte le età,totalmente disorganizzati e armati malamente, guidati da un nobile anche lui francese: naturalmente furono massacrati. Ora chiamiamo in causa tre santi, che ai due precetti aggiunsero la carità, e quattro religiosi che anticiparono e raccolsero l’esortazione al ritorno alla severità evangelica più severamente di come la intesero San Celestino e di San Francesco. Accennerò molto brevemente alle fasi più salienti dell’Ordine creato dal Santo di Assisi. Quando cominciarono a proliferare i movimenti eretici nacquero due Ordini religiosi di predicatori, quello dei Domenicani (poi Ordine dei predicatori) e quello dei Francescani. Rileviamo innanzitutto che Onorio III approvò la conferma degli Ordinimendicanti e quello dei Benedettini-Celestini e confermò il riconoscimento dell’Ordine francescano; rileviamo inoltre che quest’ultimo si suddivise in sotto-ordini, il più importante dei quali (sorto poco prima di Pietro del Morrone per continuare a combattere le eresie e la corruzione del clero) fu quello fra Conventuali e Mendicanti (moralizzazione e carità, caratteristica dei “fraticelli”, dei Celestini e degli Antoniani, i quali successivamente saranno assorbiti nell’Ordine Benedettino). Al tempo di San Celestino un nutrito gruppo di Mendicanti Francescani (i “fraticelli”), fedeli alla Regola di San Francesco, nonadattandosi a innovazioni, confluirono negli Spirituali della Maiella (con cui si differenziarono solo per l’abito) subendone la stessa sorte: scomunica e condanna a morte.

Gioacchino da Fiore (ancora considerato eretico. Così lo catalogò la Chiesa sull’orlo di un grande scisma)- Nacque in Calabria da genitori agiati nel 1130 circa e vi morì nel 1226. Da giovane occupò vari posti civili che infine lasciò per affrontare un viaggio in Terra santa a cui però non arrivò perché cadde malato. Divenne eremita per lavorare non più per il re ma per il Re dei Re. Fu ordinato sacerdote e tornò a predicare; per poco con l'abito sacerdotale, perché preferì quello monastico entrando poi nel monastero benedettino di Santa Maria di Corazzo di cui era priore ilbeato Colombano a cui poi successe. Non restò a lungo nel monastero perché lui, come tanti eremiti-predicatori quali il nostro Patrono San Domenico, Pietro del Morrone e tanti altri, preferì tornare al deserto in cui, però, non c’era sabbia ma la roccia dell’eremo in cui poteva dialogare con Dio solo in assenza del “mondo”, compresi preti e Chiesa. Girovagò ancora nelle grotte, ma il papa interruppe il suo girovagare e volle assegnargli l’abazia di Fossanova prosciogliendolo però dai doveri abbaziali. Ormai lo conoscevano tutti per il rigorismo cristiano.Ebbe molti seguaci ed estese la potenza territoriale facendo nascere molti conventi. Poi il pontefice approvò la Congregazione. Dante lo incluse nel gruppo dei beati sapienti (“Commedia”, Paradiso), accanto ai dottori della Chiesa come Bonaventura di Bagnoregio e Tommaso d’Aquino. Gioacchino aveva distinto nella Storia quattro periodi suddividendoli così: il tempo del protagonismo del Padre; il tempodel Figlio, il tempo dello Spirito Santo, il tempo che corre dal 1260 alla fine del millennio, cioè il tempo dell'umanità che vivrà nella purezza e di una Chiesa rinnovata, spirituale e pacifica, non più materiale: il “monasterium”, in cui non entrava il clero secolare ma laici sposati, nonché monaci spirituali ( Ubertino da Casale, Clareno fondatore dei Fraticelli e suo amico, il francescano Pietro di Giovanni, Gentile da Foligno priore generale degli agostiniani, Savonarola, Jacopone da Todi, Cola di Rienzo e tanti altri, compreso, molto probabilmente, Giovanni di Cocullo). Il papa Celestino III approvò l’Ordine da lui fondato (e per questo Pietro del Morrone sarà pontefice con il nome di Celestino).

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