Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#84 - 29/03/2022
Arco Sant'Orsola<br>
(le verità nascoste nei toponimi)<br>
Parte 2

Arco Sant'Orsola
(le verità nascoste nei toponimi)
Parte 2

Riassumo alcuni passi salienti della 1a puntata tratti da fonti più che attendibili nonché da qualche mia considerazione:
- L’Ordine dei Chierici teatini era stato fondato nel 1524 a Napoli dal presbitero, già conte, San Gaetano da Thiene, nato a Vicenza nel 1480: egli si era prefisso il compito di creare un gruppo di sacerdoti desiderosi di riformare il clero e di riportarlo sulla via evangelica (non è una ripetizione, in considerazione del fatto che il fine propostosi coincideva con il desiderio di suor Orsola): e lo completò fondando l’Ordine religioso dei Chierici regolari teatini quattro anni dopo la morte della Santa, Ordine che nominò così in onore del co-fondatore vescovo di Chieti e futuro papa Gian Pietro Carafa Paolo IV.
- Sant’Orsola figura nel terzo e nel sesto reliquiario cocullese con l’appellativo di ”vergine e martire”; ritengo che molto probabilmente nel 1500 qualche locale (magari influenzato da “maestri comacini” o da qualcuno che aveva lavorato con loro: dal ‘500 all’800 a Cocullo esisteva una famiglia Milana), abbia fatto sostituire il nome della venerabile Orsola a quello della martire sassone, in almeno uno dei due reliquiari, generando confusione con la “Venerabile”, cioè con l’omonima santa la cui reliquia è contenuta in una delle due teche:
III, In questo reliquiario si conservano le seguenti reliquie: Reliquia di S.Stupino Vescovo, di S.Sebastiano Martire, di S.Caterina da Siena, di S.Maddalena de’ Pazzi, di S.Zaccaria padre di S.Giovanni Battista, di S.Elisabetta, di S.Francesca Romana, di S.Domenico confessore dell’Ordine dei Predicatori; di S.Cecilia Vergine, di S.Caterina Vergine e Martire, di S.Nicola da Tolentino, di S.Giovanni di Dio, di S.Giuliana Falconieri, di S.Giovanni da Capestrano e di S.Orsola Vergine e Martire.
VI, In questo reliquiario si conservano le seguenti reliquie: Reliquia di S.Donato Vescovo e Martire, di S.Caterina da Bologna, di S.Orsola Vergine e Martire; di S.Biagio Vescovo e Martire, di S.Urbano Papa, di S.Emidio Vescovo e Martire; di S.Pietro d’Alcantara, di San Pasquale Baylon, di S.Lucia Vergine e Martire, di S.Andrea Avellino.
Inoltre in altro reliquiario figura pure San Filippo Neri (questo insieme con papa Urbano). - Nel citato reliquiario si trovano pure le reliquie di San Venanzio [Vedi nota 1, in fondo al testo].

-Il nome Orsola a Cocullo. Credo che questo nome fosse più in uso nella seconda metà del ‘500, ma non è possibile, per ovvii motivi, attingere a documenti abrasi o pasticciati jn Stati d’Anime o in atti anagrafici allora inesistenti, ma soprattutto perché tali documenti nelle chiese del paese sono stati introvabili. Invece certamente apparirà ancora, oltre che in Abruzzo, in diverse parti d’Italia (specie al Nord per l’influenza della martire sassone), ad es. intitolazioni di chiese e reliquie (es. a L’Aquila, a Tagliacozzo – lì, ‘700, reliquie nella chiesa di San Francesco -, ecc.). Per quanto riguarda Cocullo, consultati pochi Stati delle Anime (1726 e 1728), troviamo: a- ORSOLA TIRABASSI, figlia di Giovanni e Mattia del Boccio (fino al 1800 quest’ultimo cognome era diffuso nel paese), nata presumibilmente intorno al 1708 (St.Animarum 1728) o intorno al 1711 (Catasto onciario del 1746, dove la stessa risulta vedova a 35 anni di Panfilo Chiocchio); b- ORSOLA CHIOCCHIO, figlia di Panfilo e di Marchione Maria Rosa, nata nel 1812 e morta nel 1851, sposata con Giangregorio de Santis nel 1841 (Giangregorio rimane vedovo nel 1851 e sposa in seconde nozze Serafina Biasetti); c- ORSOLA DE SANTIS nata il 9.2.1853, sposata nel 1880 con Cesidio Biasetti e morta nel 1933 (abitazione in Rua Santa, dove nel 1882 nasce il figlio Lorenzo: questi è il padre di Antonia Maria Domenica (la madre è Maddalena Gentile), nata nel 1920 e di Cesidio, nato nel 1933 ed emigrato in Canada.
- Dopo il 1582 S. Orsola fondò la prima compagnia delle suore romite, riconosciuta dalla Chiesa (già da secoli esisteva il fenomeno dell’eremitaggio femminile, ma quelle erano sparse, e perciò non riconosciute; al loro modello, come scrive A. Romagnoli, si era rifatto l’eremita Pietro del Morrone (A. Bartolomei Romagnoli, ”Celestino V e le sue fonti”, Ediz. del Galluzzo Firenze, 2013); La filologa continua: Nel caso delle donne cellate o recluse il momento essenziale del rapporto con il soprannaturale non trovò la sua specificità tanto nel dono di operare miracoli, quanto nel linguaggio della visione e della preveggenza…: è possibile abbinare il cocullese toponimo di Orsola alla volontà di Pietro, fondatore della vicina Abbazia di Santo Spirito?
- Leggo su Google che a Sulmona, città pochissimo distante da questo paese (una diecina di chilometri in linea d’aria), vive un nucleo organizzato di suore Orsoline dell’Ordine di Sant’Orsola [2].
- San Filippo Neri aveva suggerito di sottoporre la suora e le sue compagne al controllo dei Teatini.
- Sant’Andrea Avellino fu un religioso di spicco in seno all’Ordine dei chierici Teatini. Andato a Napoli per frequentare l’Università e per laurearsi in utroque iure, nella stessa città divenne arciprete, presbitero e, chiamato dalla curia a interessarsi in tutta la diocesi partenopea, più tardi fu Superiore Generale dei Francescani definitivamente, dopo aver rivestito la carica per brevi periodi anche a Milano e Roma [3]!!!
- L’influenza, se non la presenza, di San Giovanni da Capestrano fu forte presso la famiglia molto religiosa dei Piccolomini (l’ultimo marito della contessina. Jacpo Acclozamora, gli fu amico), particolarmente in Costanza, marchesa di Capestrano, testimoniata a Cocullo durante i lavori eseguiti sui ruderi del castello, dove è stato reperito un architrave su cui è scolpito il digamma IHS: nella chiesa cocullese di San Domenico da Foligno esisteva nel 1983, e credo pure attualmente, una reliquia del Santo di Capestrano.
- A Costanza spettava anche la titolarità della baronia di Scafati perché nel 1566, alla morte del padre Innico, le era stato concesso da Filippo II, re di Spagna, il diritto alla successione nei beni posseduti dal capostipite onde continuare la di lui linea, e quindi della baronia di Scafati non era più titolare il cugino Alfonso (figlio di Giovanni, fratello minore di Innico) a cui quel feudo sarebbe dovuto andare dopo la scomparsa del fratello maggiore.
- Costanza morì nel Convento napoletano (appartenente ad un Ordine femminile creato da Sant’Orsola e controllato dai Chierici Teatini di San Gaetano), cioè nel Convento di Santa Maria della Sapienza (poi adibito ad Università). Secondo una mia ipotesi formulata altrove, la povera contessa chiese ospitalità alle suore napoletane, controllate dai Teatini, presso le quali si sentiva un po’ a casa sua, dopo le delusioni subite dal cugino Alfonso (ripeto: figlio di Giovanni fratello di Innico), di cui parlerò di seguito.
Come corollario di questa ipotesi, Costanza, tre anni dopo che era restata orfana pure della madre, nel 1585 (anno in cui fu restaurato il castello di Cocullo [4]) era stata voluta alla Corte dagli zii molto affezionati a lei, e lei aveva accettato l’ospitalità dello zio Giovanni e della moglie, poiché era stata abbandonata dal cugino Alfonso il quale andò a sposare una Carafa. L’ipotesi è verosimile perché fondata sulla coincidenza con dati storici. Segue un’altra ma più sfumata fantasia secondo cui un Alfonso, pure cugino della figlia di Innico, ma discendente di una linea molto lontana, potrebbe avere avuto contatti con la cugina di sesto grado.-
Sono convinto che nella propalazione del culto di Sant’Orsola abbia avuto incidenza determinante la famiglia Piccolomini, in particolare Costanza, educata allo spirito cattolico dalla madre, molto religiosa (da ricordare che il feudo di Celano, appartenente al Regno di Napoli, fu venduto da Costanza ai Peretti, un discendente dei quali fece terminare la costruzione della chiesa di Sant’Andrea della Valle. La sfortunata contessa morì proprio nella capitale del Regno).

Note
[1] A Raiano, paese vicino a Cocullo, nel 1800 c’era un convento di Zoccolanti (cioè di Francescani spirituali) e un cocullese fu lettore e predicatore zoccolante nonché critico dei suoi stessi confratelli.
[2] Completerò questo saggio quando e se avrò potuto attingere notizie dettagliate da fonti certe.
[3] Secondo Padre D’Antonio, il quale, nelle linee generali, segue fedelmente la “Vita di San Francesco” scritta da Tommaso da Celano, il Santo assisiate aveva partecipato al Concilio Lateranense del 1215/16, nel corso del quale erano state condannate le teorie degli Albigesi e di Gioacchino da Fiore sulla Trinità, nonché era stato sancito il divieto di costituire nuove Regole (allora la Regola celestina del 1298 fu emanata da Giovanni di Cocullo!). Inoltre afferma che il Francescanesimo in Abruzzo sarebbe stato diffuso (capillarmente) da San Venanzio di Penne (Patrono della vicina Raiano).
[4] Risulta da una lapide apposta su un muro del castello.

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