Il Corriere dei Piccoli
(Il mio primo giornale)
Sì, fu il mio primo settimanale (e giornale) in assoluto e che ritengo fosse il più adatto per la formazione dei fanciulli; Mamma, che definiva quelli “figli dell’anima”, era insegnante e, concependo l’impiego come una missione, plasmava con amore gli alunni e molto probabilmente lo scelse lei; papà mi ci abbonò. Quella lettura mi piacque molto, anche perché ormai leggevo scorrevolmente e cominciavo ad assimilare; non era la prima lettura, poiché già ero stato preso da un paio di letture per l’infanzia come “Sussi e Biribissi” e “Cuore”, allora capolavori della letteratura infantile. Ho scritto “allora” perché in quel tempo (e dire che io non ho l’età di Matusalemme!) i mocciosi, quasi dalle fasce, erano seguiti dai genitori ed avviati verso il futuro, prima lascandoli giocare ed inculcando in loro i principi fondamentali dei diritti e dei doveri, per cui allorché entravano alla Scuola elementare sentivano il dovere di studiare e quindi di apprendere da insegnanti, in maggioranza donne e nello stesso tempo mamme, preparati e coscienti di doversi guadagnare il rispetto, la stima degli alunni ed un misero stipendio. Oggi il mondo è cambiato, oggi i giovani entrano in Palestre (ex scuole) scalcinate ed inzaccherate dalle gomme delle automobili; ma che sono parcheggi: mi pare di averlo già scritto e non voglio ripetermi. Torno “a bomba”.
Paola Lombroso era figlia di un grande psicologo e antropologo e, leggendo “Il Corriere della Sera”, nel 1908, in cui curava l’inserto dedicato ai piccoli, pensò che fosse giusto dedicare a costoro un giornale tutto per loro. Allora zietta Mariù, così si firmava, fondò il primo giornaletto quasi tutto a fumetti, perché spesso un po’ di spazio era dedicato alla narrativa pure questa avente un fine moraleggiante, italiano, attingendo da materiale sparso che già appariva in alcuni Stati dell’Europa e degli Stati Uniti ma alternato agli articoli che attiravano l’attenzione dei grandi; perciò mentre questo materiale in quegli Stati era frammentato e le macchiette venivano pubblicate onde attirare l’attenzione ed invitare allo svago i lettori, zia Mariù si prefiggeva di raggiungere uno scopo educativo, didattico, cioè’ invogliare i piccoli a leggere. Mi divertivo molto specialmente con le vignette e con le didascalie che illustravano le avventure del signor Bonaventura o di sor Pampurio o di Marmittone (già apparse sui primi numeri, che io gustavo in una stanza appartata della abitazione di Peppino – il mio futuro compare già grandicello ed ora purtroppo scomparso -, con altri compagnucci: quei plichi erano custoditi in pacchi ed erano stati evidentemente letti dai suoi avi fanciullini). Io fui abbonato quando ormai altre pubblicazioni per ragazzi, imitando nella grafica e immettendo semplicemente nuove figure di persone importanti o di figure leggendarie, avevano visto la luce. Intanto venivano affidati alle stampe i primi album a fumetti: allorché nacqui era nato da poco il famoso Topolino.
Durante la prima guerra mondiale il Corriere dei Piccoli stampò diversi numeri che affiancarono la propaganda bellica. A me l’iniziativa sembra discutibile perché non rispettosa del taglio originario motivato con il fine educativo, pure se un’attenuante, probabilmente, potrebbe essere concessa per la concorrenza e per la necessità di mettersi al passo con nuove mentalità; comunque, ero più che maturo, ne acquistai una raccolta contenuta in un volume edito da una nota casa editrice: mi ero troppo affezionato al Corriere dei Piccoli… Nel secondo dopoguerra la concorrenza fiutata nel primo conflitto mondiale fu più forte e soprattutto subì l’influenza americana con i suoi eroi inventati che oltretutto erano muti e alquanto sfocati per la riflessione dei fanciulli e per gli scopi più avventurosi che educativi nonché per il loro divertimento: l’attenzione degli adolescenti e degli insegnanti si affievolì ulteriormente. Tuttavia il glorioso giornaletto cercò di resistere con la vecchia formula insistendo con Bonaventura, e dovette cedere: pure perché questa icona del fumetto era divenuta “canuta e stanca”… Alla fine fu soffocata da personaggi giovani, come l’esordiente “Vittorioso”. Tuttavia non si diede per vinto e cambiò taglio cercando di interessare pure gli adulti con articoli adatti per loro e cambiando il titolo in “Corriere dei Ragazzi”; ma l’interesse degli uni e degli altri scarseggiò e la pubblicazione che, in gioventù, aveva plasmato le generazioni degli Italiani i quali avevano unito la Penisola e furono rispettati nel mondo, resta indelebile nel mio ricordo.
Quasi fulmineamente erano sopraggiunte generazioni molto diverse dalla mia, che poi, come una marea generarono l’attuale. Si era capovolta la mentalità dei grandi, i quali furono favoriti nel modo di vivere sciagurato, quando sul cartaceo furono “lanciati” gli “eroi” prima truculenti, arroganti, possessivi, ribelli i quali pian piano sfociarono nel delinquente francese Diabolik e nel genere porno. L’umanità, ormai del tutto inaridita, contagiava fatalmente quasi tutti i piccoli: si salvarono soltanto quelli i cui genitori che, come gli Alpini nel 1917 restarono aggrappati alle rocce dell’Ortigara fino all’ultimo, conservavano i valori immortali cioè quelli che aveva trasmesso la tradizione.