Simboli
La chiesa intitolata alla “Madonna delle grazie” è monumento nazionale ed a me (è inutile scriverlo) è sempre piaciuta: fu costruita su una chiesetta precedente nel XIII/XIV secolo: lo stile del tardo romanico abruzzese purtroppo è “mascherato” da una specie di pasticciato “composito” provocato dai continui accomodi seguiti, anche maldestramente (v. la preziosa lunetta del portale), ai vari sismi. Non è, questa, la prima volta che ne stigmatizzo l’abbandono da parte delle autorità competenti, a cominciare dalla Soprintendenza alle Belle Arti (la quale in verità lamenta la scarsezza dei fondi a disposizione) per gli affreschi che nasconde sotto gli stucchi. Infatti l’ultimo
terremoto ne ha provocato i distacchi, sulla parete destra, di pochi lasciando comparire una microscopica parte, forse di un “Giudizio” caratteristico dell’epoca in cui fu eretta la chiesa (sono visibili due o tre figure umane, dipinte rozzamente, in varie posizioni, scomposte: si può intuire una scena macabra).
Pochi giorni fa il vice sindaco, Carmine Risio dell’abitato casalano, ed un nuovo consigliere della lista collegata a quella vincente, Franco Risio dell’abitato cocullese, nonché Franco De Bellis hanno rinnovato il lustro al portone principale della chiesa impregnandolo con un conservante: hanno evitato così di appesantire il bilancio comunale, sia pure per la spesetta esigua, del verniciatore; ma non per questo sarebbe apparso questo scritto: i due amministratori, aiutati da un bravo ex consiglere, hanno dimostrato ai loro colleghi, esortandoli a rispondere alle esigenze pure del centro senza contare su aiuti di estranei: se son rose fioriranno, così recita la prima parte di un noto proverbio popolare. Fosse finalmente arrivato quel segnale positivo che attendevamo? Bene! Ora collaborate anche con le vostre forze con il sindaco (il quale nella passata gestione mi pare che non l’abbia avuta nel plesso di Cocullo) a sollecitare quella pratica annosa e maledetta per liberarla da un labirinto misterioso ed intricato, onde lanciare l’appalto per i lavori di restauro del simbolo nel mondo dei nostri paesi (non dimentichiamo che alla fine del 1200 la reliquia del nostro Patrono fu portata dalla Ciociaria alla grangia del Casale e poi dal Casale all’attuale Cocullo) e restituire il decoro alla vasta zona la quale circonda quel simbolo che, grazie all’ingabbiamento ha scontato quasi tredici anni di carcere, e che comprende, oltre al centro storico (un’Amministrazione oculata avrebbe fatto del paese vecchio, con le debite iniziative, come l’esproprio delle proprietà ai legittimi proprietari che non vogliono restaurare e l’allettamento con facilitazioni di forestieri che vorrebbero abitare o svernare qui: 900 m.,o una decina più giù per il pendio che porta almeno al “Montanaro” e a ”Porta di Manno” (ingresso del castello) e alle “Ciòcole” e a “Porta renovata” e a “Mart’nìgl’” e a “gl’ Bbusc’ Sanzette” e al “Margaròn’” e alla “Pilélla”, sul l.m.), ma soprattutto – dietro opportune e sapienti richieste - con il notevole contributo degli Enti superiori un albergo diffuso più accessibile e molto assolato rispetto a quello di Santo Stefano di Sessanio), i ruderi di una memoria importantissima, quale l’antico “hospitale” di Rua Sant’Antonio. Poi? Poi c’è altro, sia per Cocullo che per Casale. Ma intanto fate in modo che non emerga la seconda parte di quell’adagio: se son spine pungeranno. E allora? No! Continuate ad incitare gli eletti affinché si eviti di gettare la classica polvere agli occhi con piccole provvidenze per imbrogliare gli amministrati. E allora fareste la figura di imbroglioni (cosa a cui non voglio credere) tipo Don Abbondio e Azzeccagarbugli. Quando Don Abbondio tornò a casa terrorizzato dai “bravi” e Renzo gli andò a sollecitare la celebrazione della sua cerimonia nuziale, il pavido curato, per rimandare lo sposalizio, cercò d’imbrogliarlo parlando in latino, certo che il povero giovane non lo conosceva: « - sapete voi quanti siano gl'impedimenti dirimenti? - Che vuol ch'io sappia d'impedimenti? - Error (Vedi nota 1, in fondo al testo), conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis,.... – Renzo: Si piglia gioco di me? Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?»
Nelle foto: 1- Portone dopo il restauro; 2- Portone prima del restauro; 3- Mappe del catasto 1930/’50.
Note
(1) L’astuto prete ricorre ad una lingua sconosciuta ad un popolano il quale interrompe storpiando il Latino.