Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#41 - 25/05/2021

I Templari e i Cavalieri del "Tau"
(2a Puntata)

La predicazione di Marco, discepolo dell’apostolo Paolo, aveva fertilizzato una vastissima area comprendente la Ciociaria e la Marsica e anche le terre circostanti; subito l’influenza di Marco si espanse a macchia d’olio pure oltralpe ad opera di numerosi martiri ed eremiti. Probabilmente, a parte i volenterosi solidali e i religiosi (poi definiti “benedettini di prima osservanza” come quelli di Forca Caruso) e i Volturnensi, il primo nucleo organizzato di monaci che concretizzò i valori cristiani della libertà dalla schiavitù, dell’amore, della carità, della solidarietà ecc. con l’esempio dell’”ora et labora” e con la fondazione di chiese e monasteri fu quello benedettino. Quindi il principio della solidarietà già era diffuso in quelle zone, e magari era stato rozzamente applicato, quando nacquero gli Ordini dei Cavalieri del “Tau”, gli antesignani, e dei Templari (non citerò altri Ordini, quale quello simile ai Templari e con questi nato quasi contemporaneamente, degli Ospedalieri di San Giovanni perché nella narrazione o sono marginali o addirittura assenti).

Nella 1.a puntata ho cercato di descrivere la vicenda dei monasteri di Forca Caruso. I loro monaci forse erano stati eremiti attratti dal fresco e dalla bellezza dei luoghi, ma quando arrivò l’inverno si accorsero che per restare lì bisognava correre ai ripari organizzandosi, unendosi e costruire strutture edilizie solide. E si erano messi al lavoro. Il resto lo avrebbero fatto l’esperienza la conoscenza delle asperità montane e lo spirito cristiano. Così, attrezzati per affrontare il ghiaccio e le bufere (“ferrati”), soccorsero e ricoverarono i viandanti, fossero eremiti o mercanti. Non sono autorizzato ad escludere che fenomeni del genere si siano verificati altrove, ma questo esula dalle mie intenzioni poiché incentro lo scritto su Cocullo. E per continuare il discorso sul mio paese, però, devo scomodare altre lande, in particolare dell’Italia centrosettentrionale (Toscana) in quei punti più frequentate della Via Francigena che convogliava anche i pellegrini che andavano a Santiago de Compostela per venerare San Giacomo (pure lui apostolo come il fratello Giovanni), protettore dei Cavalieri del Tau, (comprotettori: S. Egidio e S. Cristoforo, protettori dei viandanti e pellegrini.
I Cavalieri del “Tau” indossavano l’abito nero con una croce bianca o rossa cucita sulla spalla simboleggiava la Croce, e in genere portavano un bastone che nella sommità (l’impugnatura) non era ricurvo ma a forma di croce, Tau, (“T”in greco “T” ed ultima lettera dell’alfabeto ebraico) e forse ricordava il bastone dei pellegrini (quasi sempre con la conchiglia). Va notato, peraltro, che la Tau fu usata pure da altri Ordini, in particolare dagli Antoniani, dai Francescani (vedremo, i “Poverelli francesani” protetti da papa Celestino V) e, sia pure con diverse collocazioni, dai Templari.
Le origini? Nei pressi di Lucca (Altopascio: una bolla del vescovo di Lucca, emanata nel1154, riferisce che papa Anastasio IV parla di decime concesse dalla Diocesi all’ospedale di Altopascio) pare che sia nato il primo nucleo di monaci che assistevano (Vedi nota 1, in fondo al testo) i pellegrini e i poveri e li traghettavano da una riva all’altra dei fiumi: infatti avevano costruito sulla Via Francigena ospizi accanto ai corsi d’acqua. I Cavalieri avevano poi invaso anche le zone attraversate dalle diramazioni della stessa ed in Abruzzo, in gran parte della Penisola e pure in Francia (fuori le mura di Parigi i Cavalieri di Altopascio avevano un ospedale, nel 1180, con una cappella vicino). Allora Parigi stava divenendo la “capitale” dei Templari. E qui appare una prima connessione: fra questi ultimi e i Cavalieri del Tau, anzi, il primo collegamento ancora eventuale fra Ordini di monaci armati (con la differenza che quelli del “Tau” prestavano a tutti assistenza a casa loro mentre i monaci-guerrieri proteggevano i pellegrini in uno Stato straniero). La definitiva sconfitta di San Giovanni d’Acri aveva determinato il ritiro dei Crociati e (lo vedremo) la tremenda fine dell’Ordine del Tempio (Concilio di Vienne del 1312), mentre i Cavalieri del “Tau”, che pure erano nati prima, sopravviveranno per un paio di secoli: si confonderanno con gli Ospedalieri? Non credo, dato che a costoro Bonifacio VIII (a cui quelli poi furono fedeli) concesse i beni dell’Ordine del Tempio; invece penso che la maggior parte dei Templari abbia abbracciato il “Tau”. Sembra che quando Innocenzo III (misericordioso con coloro che sfioravano l’eresia) visitò Giuliano di Roma, si recò al lazzaretto, intitolato a San Nicola di Bari, gestito dai cavalieri del Tau o di S. Antonio del Fuoco per assistere i poveri e i malati. Nel lebbrosario era affrescato San Nicola il quale teneva in mano un libro riproducente in copertina la Croce del Tau.
Nel 1587 papa Sisto V soppresse l’Ordine dei Cavalieri del “Tau” di Altopascio ed il suo patrimonio fu devoluto all’Ordine di Santo Stefano, che Cosimo I dei Medici, vicino al papato, aveva fondato nel 1537 in appoggio alla politica di rafforzamento del suo potere, creando una flotta efficace con equipaggi formati da marinai dell’Ordine cavalleresco poi approvato dal pontefice Pio IV nel 1562.

L’Ordine dei Cavalieri del Tempio, cioè i Templari, così definiti perché a Gerusalemme abitarono nel Tempio di Salomone, erano monaci-guerrieri che avevano il compito di difendere i pellegrini diretti o che peregrinavano nella Terrasanta. Esso era nato, come quello degli Ospedalieri, dopo che Urbano II aveva indetto la prima crociata nel 1095. I primi monaci-guerrieri (fra cui molti nobili di alto lignaggio) a lasciare l’Europa pare che fossero solo in nove e tutti Templari; pure per questo il loro tesoro susciterà dei sospetti. Troppo ricchi diverranno, quei monaci, tanto che Filippo IV di Francia, anche prima che si trovasse in difficoltà finanziarie, aveva messo gli occhi sul tesoro accumulato da quei monaci: li calunniò e fece credere al papa francese Clemente V che avrebbe organizzato una nuova crociata se il pontefice avesse sciolto l’Ordine del Tempio e gli avesse devoluto le ricchezze di quello. Invece Clemente, sì, gli diede retta e sciolse l’Ordine calunniato ingiustamente, ma ne assegnò i beni agli Ospedalieri. A questo punto il re, disilluso e irato, invece di consegnare i prigionieri al papa (secondo il diritto canonico) per il processo, fece bruciare vivi, oltre ai cinquecento già torturati, tutti i Templari ch’erano nelle sue carceri, compreso il Gran Maestro Jacques de Molay. Allora i Templari assenti a Parigi e quelli sparsi in Europa, ormai consapevoli dell’aperta ostilità del re e della mancata tutela del papa il quale anzi aveva ordinato ai vari regnanti di arrestarli, dapprima si disorientarono e si nascosero, poi molti di loro tornarono a svolgere il compito iniziale proteggendo i pellegrini non più in Terrasanta, ma nei luoghi dove si trovavano magari in gran parte fondendosi con altri ordini cavallereschi, soprattutto sulle montagne e nelle zone vicino a L’Aquila, città prediletta di Celestino (dove, sotto la basilica di Collemaggio, secondo la dottoressa e studiosa di Pietro del Morrone Lopardi, sarebbe sepolta una parte consistente del tesoro templare), ma prediletta pure dai Templari di Luigi II d’Angiò che lì fecero eleggere papa il futuro Santo eremita.

E’possibile sin d’ora intuire il travaso di elementi da un Ordine all’altro, trattandosi di Ordini cavallereschi che si prefiggevano il raggiungimento di fini analoghi (combattere contro i musulmani o, per quello di Santo Stefano, anche i turchi e i pirati); e soprattutto per i Templari superstiti, numerosi in Europa, dopo lo scioglimento dell’Ordine e le persecuzioni. Per questo inizierò con i Templari, i quali disponevano di ricchezze abbondantissime in gran parte sottratte e salvate nei luoghi in cui si rifugiarono, e chiuderò con i Cavalieri del “Tau” o di Sant’Antonio; questi, avendo costituito l’Ordine cavalleresco più antico della Storia, qui riassumono religiosi nonché Ordini religiosi e Ordini cavallereschi.

Note
(1) Naturalmente, sia pure in modo leggermente diverso, lo stesso compito avevano svolto i monaci di Forca Caruso, considerato anche che l’avvento del Cristianesimo aveva alitato da tempo sulla solidarietà umana.

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