Il pupazzo istituzionale
A scanso di equivoci dirò che si tratta di un pupazzo di neve, anche se il titolo, per via di quella qualificazione (“istuzionale”), può essere riferito agli ultimi governi, i quali si sono avvicendati in modo quasi vertiginoso, come se il pudore avesse loro impedito di confessare la rappresentanza di qualcosa di abnorme, non certamente democratico nella forma istituzionale. Fortunatamente l’ultimo potrebbe tornare, furtivamente, alla formula che è propria di una democrazia normale grazie ad un timoniere valido e sottile. Certo, il miscuglio della compagine non garantisce un ottimo affidamento, ove si considerino le accuse reciproche di gente che ha poca fede né ama il lavoro dei campi. Auguri.
Il termine “istituzione” ha varie accezioni, di cui la più comune indica un organismo che si articola in diverse direzioni tese al raggiungimento di uno scopo (per es. l’amministrazione dello Stato); ma indica pure il proposito, la consuetudine e quindi un’usanza o un’attitudine o una rappresentazione. In genere è la creazione di un meccanismo fondante, e che fissa delle regole o riconosce abitudini; per celia, possiamo usare il termine anche per riferirci al pupazzo di Katia, che non una persona o un ente, ma una cosa, una “maschera” la quale è peritura e imperitura nello stesso tempo in quanto ogni anno rivive, magari con sembianze e più o meno con le stesse caratteristiche fondamentali.
Katia è una donna polacca, abbastanza riservata, che è venuta a vivere qui con il suo compagno cocullese. Nel mese scorso (febbraio) è caduta quel po’ di neve bastante per plasmare un fantoccio di neve scamiciato e mutilato negli arti; insomma l’opera è rimasta incompiuta per scarsezza di neve. Da una finestra vicina al campo …di lavoro le fu chiesto perché un passatempo invernale per ragazzi interessasse una donna matura; spiegò che lei, da bambina, abitava in Polonia e lì la neve abbondante le permetteva di sbizzarrirsi a fare molti pupazzi. Intendeva dire che quel gioco puerile le ricordava la terra natale e che quando scendono i fiocchi bianchi lei ricorderà il suo paese appagando la memoria nostalgica. Ed è irrilevante il fatto per cui lì creava fantocci più duraturi. La nostalgia (dal greco “nòstos”=”ritorno”+”àlgos”= “dolore”, cioè "dolore, malinconia e tristezza nell’assaporare la gioia di tornare ad un tempo e ad un luogo lontani e felici") è quindi un sentimento misto di dolcezza e di amarezza provato dagli emigranti (o da coloro che sono costretti a vivere in ambienti estranei) che si può esprimere anche con la creazione di un pupazzo di neve che prima o poi si scioglierà e poi rivivrà negli anni successivi. Ma quello che vediamo ritratto è perituro, è effimero (dal greco arcaico “ef”, “epì”nel greco antico=”circa”, in questo caso+”émera” o “emèra”=”giorno” ). Proprio come l’esistenza degli esseri viventi sulla terra, che nel Medioevo un monaco paragonò felicemente al volo di un passero infreddolito che entra in una arcata di un castello per uscire da quella opposta; mamma diceva che l’uomo nasce in una culla e riposa in una bara. Mi spiego l’allegoria stabilendo un paragone della culla con la violetta: ai primi caldi la neve si dilegua e lascia il campo alla viola, i raggi del sole sono la culla del fiore, mentre al tramonto la violetta appassisce nella bara. Proprio come la cioccolata fondente, che più l’assapori e prima si liquefa: è inutile che cerchi di relegarla e nasconderla o immobilizzarla sotto la lingua. E le scoperte.? E le mode? Una volta, per telefonare, dovevi girare la manovella di una specie di comodino appeso al muro, oggi puoi telefonare con il cellulare, il quale ti fa anche le foto da trasmettere, eventualmente, a chi ti pare (oltre che utilizzarlo per i videomessaggi e tante altre cose): alla faccia dei pionieri, i quali con tanta pazienza si mettevano davanti a un treppiedi, dopo esseri coperti con un telone, onde impressionare le lastre. Sembrano essere tramontate addirittura le stupende romanze di Musicisti che eccitavano le passioni; ma è giusto che si occultino nel mondo d’oggi, dove, ammesso che gli ubriaconi scarseggino sempre più, il motivo va ricercato nel fatto per cui molti di loro adesso preferiscono traballare e boccheggiare con la droga offrendoci la prospettiva di portarci in un mondo di bestie: e allora diventerà effimero il mondo stesso e gli avari avranno appena il tempo di accorgersi finalmente di avere accumulato un patrimonio inutilmente. Madonna, quante cose periture! Anche questa chiacchierata è effimera…