Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#10 - 30/10/2020
Chi glielo fa fare?

Chi glielo fa fare?

E’ un vecchio ritornello che in questo caso purtroppo poggia su una interpretazione superficiale.
Tempo fa un caro amico forestiero e che aveva subito il fascino del culto e della festa di San Domenico nonché del paesaggio di Cocullo, stigmatizzò duramente la noncuranza sulle attuali condizioni di questo paese. Io condivisi le sue considerazioni e allora lui prese la palla al balzo e mi invitò, considerato il mio stato (molte infermità travagliano i miei ottantasette anni), mi invitò a rimuovere una mia illusione. “Preparami una lista di candidati capaci e amanti di Cocullo come te” aggiunse: “ché poi la presento io”. Conoscendo i vincoli parentali e di interessi che creano un amalgama pesante sul paese opprimendolo quasi con un’ombra di omertà, replicai che l’impresa sarebbe stata troppo ardua; ma lui insisté e mi convinse quando disse che in fondo si trattava di presentare lealmente alle prossime amministrative una compagine di cittadini volenterosi e di una certa elevatura, magari non tutti residenti ma disposti a sacrificare le loro energie per il bene di Cocullo. Quell’amico impersonava la mia vecchia illusione: la rimossi anche perché il giorno prima un giornalista mi aveva confidato di aver avuto l’idea di mostrare le bellezze dei paesaggi della nostra zona, ma l’aveva abbandonata per l’imbarazzo che gli avrebbe suscitato la precarietà cocullese: sfregio alla natura (e si parla – speriamo di coniugare il verbo al ‘passato prossimo – di avvelenare l’aria per via di un macabro aggeggio, abbandono, San Domenico agli arresti domiciliari: ecco chi me lo ha fatto fare. D’altronde mi sembra assurdo che un Cocullese non possa occuparsi e preoccuparsi della sorte del suo paese senza correre il rischio di beccarsi il rancore di qualche nato a Cocullo molti anni dopo di lui; anzi, egli coglie lì occasione per suggerire a quella persona a scambiarsi il saluto, ma solo quando ci si incontra. E magari con il gesto del braccio piegato, non certo unendo le dita delle mani per rappresentare un segno d’affetto. Sono vecchio, ma mi sento una specie di paterfamilias e in questa veste non ritengo di dover chiedere scusa a costui , il quale del resto non lo ha chiesto evidentemente perché sa bene che, in regime democratico, alle competizioni elettorali si possono presentare più liste: chi glielo farebbe fare? E chi glielo fa fare, ai più timorati, a chiedermi chi me lo fa fare? Non sarò presente e comunque che, come lui, voglio morire in pace con tuti , nella speranza che Cocullo si rianimi con uomini laboriosi, volenterosi e non vittime di mercanti e di industrie “progredite”; ma, se siamo giunti proprio a questo punto (e io ancora non ci credo…), se il paese deve morire che muoia dopo di me.

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