Pensieri in Libertà di un Ottuagenario

di Nino Chiocchio

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#9 - 27/10/2020

Egoismo e ipocrisia

Ho acceso sempre l’apparecchio televisivo nella vana attesa di una buona notizia, ma son rimasto sempre deluso: un capetto batte le mani a degli enormi autocarri che trasportano missili nucleari, un altro dice che siamo usciti dalla pandemia mentre lui c’era entrato e, grazie ad una costosa terapia che a me non avrebbero fatto, ne è uscito fuori. In fondo c’è da credere che, in un mondo di pazzi, quel comportamento assicuri loro il posto. ma agli abitanti di un minuscolo paese italiano interessa poco quel che succede in Corea del Nord o negli Stati Uniti. Purtroppo neanche da noi si scherza (anzi, ma sì, si scherza e si palleggia): si semina scompiglio fra i “sudditi” (fra questi è pure il sottoscritto: quindi non sono io il “terrorista”) mentre imperversa la 3.a Guerra Mondiale (veramente non ho capito bene se è finita la seconda, poiché il timone della “nave in gran tempesta” non funziona e i marinai si scambiano battute e parolacce perché tutti pretendono di prendere la barra ma nessuno si muove e restano seduti in poltrona). Si lasciano i giovani in preda ad una società sbandata e impregnata di diseducazione, egoismo, disorientamento: poi dicono che bisogna assicurare loro il futuro. Questo il ritornello troppo in voga. Ma quale futuro? I garanti saranno lo “struscio” (non scrivo “movida” perché ho sempre aborrito i barbarismi) oppure chi manda i bambini a saltellare fra i banchi che una volta (“ariecco” la favola del “c’era una volta”: PASSATO…) erano nelle Aule Scolastiche: tanto i bimbi non muoiono di coronavirus (quanti pappagalli!). Tutt’al più, ammucchiandosi sui mezzi pubblici, contagiano gli operai che vanno a costruire qualche scuola o qualche ospedale, magari contagiano i parenti e gli insegnanti, ma si tratta di persone di una certa età che in parte potrebbero far concorrenza nella corsa ai posti dove si lucra bene e che in ogni caso si avvicinano o vivono nella canizie, virus permettendo. A proposito, ricordo che alcuni a suo tempo blaterarono sulla necessità di allontanare gli anziani dagli uffici che comportassero responsabilità (fecero pure una legge regalando agli impiegati sette anni di contributi) forse perché sottraevano qualche poltroncina ai rampanti famelici. Il progetto si realizzò a scapito della collettività, la quale può contare molto di più sull’esperienza degli anziani che sulla presunzione e sull’immaturità (e solo talora sulla genialità) degli apprendisti.

Io, per via della diffusione della peste, sono parte interessata giacché sono vecchio e non ho potuto ancora vaccinarmi, mentre scrivo, contro l’influenza per mancanza di vaccino (non si parli più trionfalisticamente di vaccini sperimentati per sconfiggere il coronavirus, mentre ancora vanno in giro i “negazionisti”).

E va bene! Lasciate pure che i giovani a scuola facciano finta di studiare e divengano inconsapevoli untori o “turpi monatti”: toglieremo l’incomodo! In fondo non abbiamo motivo di lasciare con rimpianto, a parte i parenti, una società oscurantista, più oscurantista dell’oscurantismo, ricca di spergiuri inconcludenti che sprecano parole, carte e parolacce ma carente di sagge norme di legge, di etica, di educazione. Fu profeta Hobbes quando predisse che il sopravvento dell’egoismo (ormai imperante anche fra i giovani) avrebbe fatto piazza pulita. Sbagliò un pochino quando scrisse che l’uomo sarebbe diventato lupo all’uomo: evidentemente quattrocento anni fa si andava attenuando la solidarietà umana e l’ipocrisia non era incisiva come oggi; ma non immaginava che un giorno si sarebbe arrivati al punto di tartassare i medici e di soffocarli in mezzo ad una torma di appestati per poi dichiararli eroi quando fossero morti nell’esercizio della professione in mezzo a quegli appestati. Sbagliano completamente i nichilisti di orientamento russo, i quali fingono di non essere autenticamente nostalgici e contraddittori quando si definiscono democratici e progressisti ma nello stesso tempo soffiano per provocare il sovvertimento dell’ordine. Dostoevskij ed altri scrittori e pensatori invocavano, e giustamente, il capovolgimento di una monarchia assoluta che, con cortigiani e “portaborse” di allora, tiranneggiava sulla plebe, sui servi della gleba. Questi infine reagirono e sappiamo come andò a finire. Oggi si reagisce contro i valori, in particolare quello della vita, e si scompiglia la società spesso strumentalizzando individui onesti e benpensanti i quali, come me, pagano le tasse anche per compensare le spese fatte per i privilegiati. Anche per questo, almeno in certe circostanze e specialmente nei periodi di emergenza, molti cittadini pensano che la vera democrazia, stabilite e seguite da essa stessa le regole che ritiene giuste per il benessere di tutti, si dovrebbe far rispettare, a costo di essere autoritaria, e imporre ai disobbedienti (altro che “modello”, altro che successiva insofferenza a inesistenti “sacrifici”!) quella prudenza necessaria a sconfiggere la maledetta influenza: saremmo più sereni.

Da tempo i partiti (dal latino partior, dividere) politici sono stati superati: erano stati inventati per dividere la società da un demonio. C’è riuscito ed ha eliminato quei partiti creando quello della Vita e quello della Morte in cui purtroppo ha fatto confluire non pochi personaggi autorevoli. A questi si oppongono personalità competenti (alludo in particolare al personale medico e paramedico operativo), ma a parole, pensando che quelli della Morte facciano tesoro dei loro suggerimenti, presumendo di sapere che il diavolo non ha reso quelli chi arrogante o presuntuoso e chi sordo o distratto. Io, che non sono autorevole, sono tesserato al partito della Vita, pur non illudendomi che per l’età avanzata sarò “rottamato” dall’ Ufficio Anagrafe. Mi dispiaccio per i giovani che non avranno più vecchi davanti a loro e che a loro volta probabilmente non conosceranno la vecchiaia.

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