Una rete ospedaliera che sarebbe sperimentale
In risposta ad un PD che attacca, in Consiglio regionale (Paolucci) e da fuori (Marinelli), e che dice chiaro e tendo che sulla gestione della sanità Marsilio & C. non “hanno il coraggio di scegliere”, anche perché oramai saremmo già in campagna elettorale per il rinnovo dell’Emiciclo, il Presidente prende il proverbiale “coraggio” a due mani e dice che deliberatamente la Giunta insiste sull’ipotesi di un DEA di II° livello “diffuso” che, sostanzialmente, consente ai “quattro ospedali dei capoluoghi di provincia” di trasformarsi in DEA di II° livello, perché “il decreto Lorenzin non riesce a calare all’interno di un contesto territoriale, demografico, sociale e orografico come quello abruzzese”…e abbiamo quindi proposto al Ministero un modello diverso, da sperimentare, che faccia da apripista per una rinnovata visione dell’organizzazione della rete sanitaria.
E bravo il Presidente! Molti mesi fa, da queste stesse colonne lo avevamo invitato a farsi coraggio, con il Ministro, e a chiedergli di cambiare l’ordinamento vigente, vista la difficoltà ad attuarlo, soprattutto in fatto di organizzazione della rete ospedaliera. Tra l’altro, in quell’occasione ci permettemmo anche di suggerire un’argomentazione intrigante ed innovativa: l’ipotesi che una regione con meno di 1.200.000 abitanti potesse essere affidata ad una sola ASL, per la gestione della sanità, con notevoli economie di gestione di trasformare tutte in maggiorazione ed allargamento di servizi.
Si è preferito bai passare questa nostra idea, farla “dimenticare”, ma sostanzialmente accettarla.
E va bene. Oggi ce la sentiamo riproporre sotto le mentite spoglie di una ricerca di sperimentazione di un modo nuovo di “fare rete” sul territorio, per garantire al cittadino accoglienza, diagnosi e cura negli ospedali. Con una palese contraddizione, tuttavia, che (ci permettiamo di dire) non ci convince affatto; perché non più tardi di qualche settimana fa l’assessore Verì si è sbracciata nel sottolineare la difficoltà finanziaria nella quale sta operando e l’impossibilità, a suo dire, per assicurare la copertura degli organici scoperti per l’insufficienza delle poste di bilancio necessarie a garantire il numero di personale (medico ed infermieristico) necessario allo svolgimento dei servizi.
Che confusione! Insomma: da una parte si chiede al Ministro di autorizzare una “sperimentazione” di rete ospedaliera che dovrebbe generare economie da riutilizzare in servizi, dall’altra si dice che le poste di bilancio non consentono la copertura degli organici necessari fino al punto che restano vacanti (non coperti) anche le postazioni lasciate disponibili (con tanto di copertura finanziaria consolidata) dal personale pensionato (e da tempo)!
Presidente, forse occorre un’elaborazione più convincente della proposta che insiste sulla mancata indicazione della sede del DEA di II° livello perché al Ministero, la commissione tecnica che valuta e controlla l’efficacia-efficienza dei Servizi Sanitari regionali, non potrà mai comprendere (quindi autorizzare) richieste di sperimentazioni finalizzate a rivedere il DM70 senza un motivo reale e giustificato; anche perché, nella situazione della quale sta l’Abruzzo, la mobilità passiva (la spesa, cioè per prestazioni che gli abruzzesi svolgono fuori regione, in carenza di adeguate professionalità e servizi nella regione di residenza) cresce a dismisura e grava in maniera rilevante sul fondo sanitario nazionale e di riflesso su quello regionale. E in questi giorni si aggiunge anche la “condanna” della Regione per la ingiustificata defenestrazione di Testa, nella ASL 1. Quanto ci costerà l’atteso “maxirisarcimento”?
Altro che chiacchiere. La verità è che chi rimprovera alla Giunta l’assenza (oramai da più di due anni) di una rete ospedaliera definita (efficace ed efficiente) e attribuisce le mancate scelte ad opportunismi elettoralistici, a nostro parere, dice cose giuste. E se Marsilio volesse davvero avventurarsi in una prospettiva di futuro nobile e credibile, in questo campo, dovrebbe soltanto avere il coraggio di far predisporre da un gruppo autorevole di esperti un disegno di legge regionale che, riordinando tutto il sistema, passi da quattro ad una sola ASL riaggregando nelle mani dell’assessorato alla sanità regionale scelte di gestione di uomini, mezzi e strumenti per garantire un’assistenza sanitaria polverizzata sul territorio, vicina ai bisogni reali degli abruzzesi gravata, come lui stesso spesso ripete, da un’orografia difficoltosa, ingenerosa e non facilmente superabile, soprattutto di fronte alle emergenze.
Ma forse quest’idea è il contrario di quella che porta alla rielezione. Meglio, allora, secondo la logica dell’interessato, parlare di un futuro che non c’è e di un’ipotesi di sperimentazione improbabile!