Noi e il Governo: preoccupazioni, amarezza e interrogativi.
In questi giorni noi (gli Abruzzesi, ma soprattutto proprio “noi”, di queste zone) abbiamo le stesse preoccupazioni, le stesse ansie, le stesse paure del Governo (che, però, ha tentato anche di mascherarle, fino a quando le agenzie hanno battuto le informazioni di cui prendiamo atto, intorno alle 15,30 del 9 giugno: “cancellato il progetto di velocizzazione della Pescara-Roma”).
Il problema nasce dai tempi di attuazione del Pnrr, dalle scelte, non ancora definitivamente acclarate, soprattutto in riferimenti alle grandi infrastrutture, alla scuola e alla sanità: dalle lentezze (incertezza, problematicità) delle decisioni da assumere, alla difficoltà di effettuare scelte, dare indirizzi e selezionare risorse umane capaci di essere all’altezza professionale per “mettere a terra” (come si usa dire) le opere per le quali da Bruxelles si aspettano definizioni di programmi.
Su tutto peserebbero “scontri” all’interno del Governo, soprattutto tra Salvini e gli altri.
La cancellazione di cui si parla (al momento in cui scrivo) apparterrebbe, appunto a Salvini che, per finanziare il Ponte di Messina chiederebbe la cancellazione di alcuni interventi sulle ferrovie, la nostra e una siciliana (fonte ANSA).
Tuttavia, i problemi sostanziali, vengono in qualche modo “manipolati” con arzigogoli sui controlli, come se fosse necessaria una scelta di tipo ideologico (a più di settant’anni di vita costituzionale) su come si possa garantire l’interesse pubblico dal rischio della “mala-gestione” o addirittura da vere e proprie ruberie capaci di sfuggire all’occhio vigile e attento di chi ha il dovere di garantire la trasparenza delle procedure e la valutazione finale della cantierizzazione delle opere finanziate dal programma europeo.
Saremmo arrivati al dunque, pertanto, sulla velocizzazione della linea ferroviaria Pescara-Roma.
Fino a qualche giorno fa. sembrava certo che nel Pnrr fossero inseriti i primi lotti (con i relativi finanziamenti) per le tratte Pescara/Sulmona e Avezzano/Roma. Il silenzio più “tombale” regnava, tuttavia, sulla “tratta” più insidiosa e difficoltosa, quella che (come diciamo da una vita, e non soltanto noi, qui) collega Sulmona ad Avezzano; la tratta che dovrebbe prevedere un tunnel tra Bugnara e Celano.
Ed è evidente che non si realizza nella sua pienezza il progetto di alta velocità del collegamento, tanto meno della attesa “alta capacità” se la direttrice non sarà completata.
Ora la domanda la si deve consentire: è proprio da escludere che il Pnrr non debba e non possa “caricarsi” il finanziamento di tutta l’opera?
Infatti, se questo non è, il rischio che il raggiungimento di tutto quest’obiettivo del Pnrr si allontani nel tempo è forte (molto forte) vanificandone gli effetti. E allora chi teme la scure delle valutazioni e dei controlli finali ha ragione a tremare perché questa infrastruttura di collegamento veloce (passeggeri e merci) tra il Tirreno e l’Adriatico risulterebbe inutile e non funzionale, per la direttrice Spagna/Croazia, per l’idea di sviluppo, cioè, e di utilizzazione delle opere già in via di realizzazione dalla ZES.
In altre parole a “saltare” un’opera infrastrutturale e strategica europea, non una cosa da… quattro soldi, non un contentino, ma un disegno che serve tutto il Centro-Italia.
Ma a questo punto, un'altra domanda sia lecita: il Governo che in questi giorni starebbe ricontrattando gli investimenti del Pnrr (non passa giorno che Gentiloni non ricordi che dobbiamo sbrigarci a fare a fare proposte!) questo problema se l’era posto? Ritengo proprio di sì. Il problema era ed è di malcelata volontà politica; volontà politica che venerdì scorso è stata esplicitata in termini che sembrano chiari e che manifestano il ruolo decisionista del Ministro del Mit: questo si fa, quest’altro no.
È bene che tutti lo sappiano, almeno è chiaro. Ma questo punto sarebbe anche lecito che qualcuno si chiedesse che senso hanno gli investimenti sulla ZES.
Al punto in cui siamo si racconta anche che Marsilio starebbe studiando con Fitto altre fonti di finanziamento per garantire l’opera. (Certo, il Presidente della Regione, che vuole ricandidarsi, sa bene che il rischio che corre è alto. Ma dovrebbe anche essere consapevole del fatto che un’opera così significativa, finanziata con risorse diverse da quelle legate al Pnrr, corre rischi di realizzazione e di funzionalizzazione notevoli. Ammesso che si trovi il modo di individuare le risorse di finanziamento!).
Insomma aveva ragione Aurelio Cambise (da Avezzano) che nei giorni scorsi, da certe dichiarazioni fatte, ha lasciato trasparire questi dubbi, anche se non li ha esplicitati, così come siamo costretti, nostro malgrado a fare noi, qui.
La verità è che da queste parti abbiamo la sensazione che né per la comunicazione ferroviaria, né per quella autostradale da parte del Mit si facciano cose concrete. Ecco perché le preoccupazioni (le perplessità, i tentennamenti) del Governo, specie se si tenta di mascherarli con tempi impropri sui controlli che la Corte dei Conti vorrebbe esercitare, ci danno uno strano senso di fastidio. Perché al contrario vorremmo leggere notizie più risolutive (magari anche brutta come questa che stiamo commentando, ma “onesta”) su questioni che si trascinano da decenni senza vedere mai la luce.
E dire che la “cantierizzazione” dei fondi del Pnrr ci interessano fortemente anche per le opere che attendiamo da anni su una “sanità di prossimità” per la quale potremmo dire che il Pnrr, praticamente è nato, e “la scuola”, per la quale conosciamo da tempo i ritardi ed i bisogni in fatto di infrastrutture e di risorse umane (docenti e DSGA). E sentire, oggi, (da esponenti di primo piano del Governo) parlare di “psicologo” della scuola, (noi che per una vita di scuola e di assistenza sanitaria ci siamo occupati e che pertanto conosciamo bene la carenza di disponibilità di organico sia dei docenti che delle figure professionali di supporto di cui non soltanto le scuole hanno bisogno, ma diversi servizi sul territorio) come non possiamo rivendicare il contributo (inutilmente?) dato allo sviluppo dei programmi di educazione alla salute che per decenni hanno avuto come unico obiettivo quello di facilitare l’inclusione di chi, per ragioni sociali ed ambientali, si sentiva in qualche modo respinto ed emarginato. Questo negli anni nei quali si qualificavano docenti motivati che sceglievano il sostegno, come professionalità di insegnante, rifiutando l’idea di una scuola “medicalizzata”, ma pretendendo che il supporto piscologico appartenesse a tutto il Collegio dei docenti (fosse un modello di approccio ai percorsi formativi finalizzati al successo). Ma su questo tema è utile fermarsi qui e non andare oltre, rinviando, eventualmente, gli sviluppi di questo discorso ad un confronto-dibattito a servizio di chiunque volesse raccoglierlo, proprio in questi tempi nei quali sembrerebbe voler riemergere la prospettiva, costituzionalmente cristallizzata, di una scuola che per essere per tutti deve essere per ciascuno. Tranne, tra qualche settimana, a dover, forse, prendere atto di una volontà politica che attribuisce alle Regioni ogni potere anche sull’organizzazione scolastica: docenti, non docenti e forse addirittura anche contenuti d’insegnamento (non si sa mai, speriamo di no!).