La confusione sul PNRR riguarda risorse e tempi
Dobbiamo fidarci di quello che l’informazione stampata quotidianamente ci racconta. E già qui, ad un’attenta lettura, emergono alcune contraddizioni sia sulle somme a disposizione che sui tempi di esecuzione dei lavori. Nelle pagine regionali si parla di un miliardo; se si va a leggere l’articolo, sull’argomento, nelle pagine nazionali, si scopre che i miliardi sarebbero quasi tre (2,8, per l’esattezza).
Marsilio, chiaramente, spinto da una campagna elettorale che ha già incominciato (tra febbraio e marzo dell’anno prossimo si voterà per il rinnovo del Governo regionale), pare che si sia “svegliato”. Qualche giorno fa (lo abbiamo letto da agenzie di stampa nazionali e locali) ha scoperto che una delle cause dello spopolamento in atto dell’Abruzzo interno sia la carenza dei servizi (scuola e sanità, in particolare). Meglio arrivare tardi che mai. (Allora interverrà su Valditara, per esempio, per ottenere deroghe all’ipotesi dell’esistenza di scuole con minimo 900 alunni? Da queste parti il provvedimento porterebbe alla scomparsa delle scuole in molti paesi!).
E, a proposito di Pnrr, su “Il Messaggero” (cronache dall’Abruzzo) il Presidente della Giunta regionale conferma la disponibilità di 216,5 milioni di euro per progetti in ambito sanitario e “scopre” le carte (finora copertissime) della destinazione di queste risorse che dovrebbero servire per “una sanità di prossimità” a vantaggio del cittadino (più bisognoso e “lontano”): medicina territoriale, case di comunità, camper per servizi mobili di screening e diagnosi. Basteranno? Personalmente mi permetto di avanzare qualche perplessità? Anche perché siamo ancora alle “dichiarazioni di intenti”. E, nonostante i blocchi temporali posti dal sistema della “messa a terra”, come si usa dire, dei progetti di questo Pnrr, non mi risulta che le ASL abbiano fatto la ricognizione ed eventualmente l’elenco degli interventi necessari per far diventare il sistema sanitario regionale “di prossimità”. E poi, c’è sempre il nodo gordiano del personale (medici e infermieri, senza i quali le strutture rischiano di rimanere “vuote”. A meno che l’agenda delle richieste non sia già pronta ma ignota a noi, per “riservatezza”: cioè non partecipata, con Sindaci, rappresentanti del territorio, associazioni per la tutela degli interessi legittimi, organizzazioni sindacali e quant’altri! E questo non andrebbe bene.
Tuttavia, sempre a proposito delle risorse destinate dal Pnrr, per una delle “due” questioni fondamentali delle aspettative che stiamo tutti coltivando intorno al futuro che dovrà nascere, dopo la definizione degli interventi, la velocizzazione della linea ferroviaria Roma-Pescara (l’altra è la rimessa a nuovo dei tronchi autostradali A/24-A/25, della quale dal Mit continuano a latitare informazioni, come se Salvini non sapesse che oramai, dopo la cacciata di Autostrada de’ Parchi, tutto è a carico dell’ANAS e questa dipende direttamente da lui!), i 620 milioni d’impiego previsti da Bruxelles, vengono chiaramente dichiarati insufficienti. Tant’è che Marsilio rende “noto” un intervento aggiuntivo di 100 milioni a carico del Fsc (fondo coesione e sviluppo) regionale 2021-2027. Ma queste risorse, forse, riusciranno a realizzare i primi due lotti dell’opera, sui tre o quattro previsti. Senza parlare dell’evoluzione (fino al TAR!) del “contenzioso Manoppello” cui si aggiunge Chieti e San Giovanni Teatino, che rischia di mandare a gambe all’aria, almeno per i tempi di esecuzione, la tratta Sulmona-Pescara. (Anche qui, tuttavia, ad un’attenta lettura delle cronache quotidiane, si appura che tanto per incominciare il ricorso al TAR, allo stato, è una semplice minaccia, che in realtà i Sindaci interessati non avrebbero intenzione di essere additati da tutto il Centro-Italia come i proverbiali “sfascia carrozze” e che forse alla base di tutta la contestazione c’è il bisogno di ricevere risposte ai problemi posti. Risposte ancora oggi invocate perché, nonostante tutto, mai pervenute. Mi chiedo: perché non si parla, di queste cose, a livelli istituzionali responsabili e con gli ordinari strumenti della “partecipazione” collettiva?
Ma, per tornare ai finanziamenti disponibili ed inadeguati alla realizzazione di questa fondamentale infrastruttura OVEST/EST, appare evidente, al punto in cui siamo, che per il 2026 l’opera non sarà completabile, tant’è che (anche per sottrarla dalle maglie strette imposte dalla tempistica dei lavori previsti nel Pnrr) lo stesso Marsilio già allude ad un’imputazione diretta delle risorse necessarie al Fsc nazionale, per consentire a Rfi per realizzare nei tempi necessari i lavori (entro quando?).
Restano “sospese” e comunque “approssimative” le informazioni che si hanno a disposizione sul resto delle attese.
80 milioni per le scuole. Ma gli istituti scolastici che aspettano lavori di messa in sicurezza e ristrutturazione dai danni provocati dai terremoti del 2009 e 2016 saranno rimessi in piedi con fondi diversi?
Qual è la programmazione degli interventi? Queste notizie appartengono a confronti già sviluppati tra Regione e territori? Ovvero è tutto da costruire?
Della digitalizzazione non se ne parla più? (Non sto parlando della “telemedicina” che dovrebbe essere realizzata con i fondi destinati alla sanità).
Il miliardo e settecento milioni di cui leggiamo, in alcune tabelle pubblicate su giornali quotidiani a diffusione nazionale, per “infrastrutture e aiuti per il sisma”, cosa sono? Risorse aggiuntive del Pnrr a quelle già erogate per i terremoti 2009 e 2016, ovvero risorse già in uso che finanziano lavori già in corso?
Per chiudere. In aggiunta a tutte le questioni intricate che si dibattono a livello nazionale sull’uso dei fondi derivanti dall’inatteso e meraviglioso progetto Next Generation EU (questioni di metodo e di merito), non si poteva fare in modo di eliminare la mancanza di comunicazione? Mi rendo conto che non sarebbe stato facile, perché, in definitiva, su una pioggia così rilevante di miliardi gli appetiti sarebbero stati forse eccessivi ed incontrollabili. Ma, organizzato il confronto con dettagli di contenuti e procedure ben definite, forse oggi ci saremmo ritrovati di fronte a situazioni più chiare e, forse proprio per questo, più facilmente gestibili.
Ma chi ci governa (a tutti i livelli, pare) sembra preferire confronti “riservati” e procedure ridotte al minimo indispensabile. Si veda con attenzione quello che sta accadendo per la definizione del progetto federalista, ovvero per la riforma del Titolo V della costituzione e per la nascita delle Regioni ad autonomia differenziata (pardon, privilegiata; e nessuno se ne abbia a male!).