Il 14° anniversario del terremoto abruzzese
Dal pentimento di Bertolaso ai risarcimenti ancora attesi
In questi giorni (“pasquali”) intrisi di pentimenti , assoluzioni e (cristianamente) buoni propositi per il futuro, sinceramente, non riesco a dimenticare il confronto (a distanza) che si è sviluppato, in occasione delle celebrazioni del 14 anniversario di quella sciagura nazionale che ha avuto come protagonista L’Aquila, la sua provincia e, di riflesso, tutto l’Abruzzo, tra Guido Bertolaso, nel 2009 responsabile della commissione grandi rischi, e chi a L’Aquila (residente o ospite che fosse) ha pagato con la vita (e in parte paga ancora oggi, per effetto delle contraddittorie sentenze espresse dalla magistratura) le tranquillizzanti rassicurazioni emerse da quell’autorevole organismo, all’immediata vigilia della fatidica notte del 6 aprile, sull’esito cui avrebbe portato lo sciame sismico attivo dal dicembre dell’anno precedente.
Per la conclusione espressa dall’autorevole commissione, la magistratura ha emesso, in via definitiva, una sola condanna a carico di Bernardo De Bernardinis, vice capo della protezione civile, mentre ha assolto tutti gli altri, tra il primo grado e l’appello. E Bertolaso, che fu il motore della commissione (ruolo esplicitamente riconosciuto e da lui rivendicato proprio in questi giorni), rielaborando quello che è accaduto, sostanzialmente ha affermato che non lo rifarebbe (esprimendo, come gli ha contestato Vincenzo Vittorini, rappresentante dei familiari delle vittime, “un’ammissione di colpa”).
È vero. Nello stato di diritto in cui siamo, come dicono gli esperti del settore, le sentenze non si discutono. Si applicano; anche quando, eventualmente, tra un primo grado e quello successivo dovessero manifestarsi evidenti contraddizioni.
Ma è innegabile che non è facile mantenere in efficienza questo “stato di diritto” che in qualche modo presuppone al proprio interno una forte dose di consapevolezza del ruolo dei diversi “poteri”. Anche una consistente dose di padronanza dottrinale e livello culturale da parte di chi li interpreta. (Non senza motivo, in questi ultimi anni, è deflagrata una crisi della magistratura dalla quale sembra difficoltoso, per il Paese, uscire! Forse che padronanza dottrinale e livelli culturali, irrinunciabili negli articolati poteri dello Stato, in questi settantacinque anni di Repubblica, non si sono notevolmente abbassati?).
Certo che per il cittadino comune in definitiva destinatario delle ragioni di fondo che sono alla base del concetto dello Stato di diritto, non è facile comprendere una sentenza che attribuisce un concorso di colpa a quel cittadino aquilano che la notte del 6 aprile è rimasto in casa (anche perché rassicurato dagli esiti della commissione grandi rischi della quale oggi Bertolaso si pente) e le mura dell’abitazione alle 3,32, per effetto di un sisma che aveva raggiunto 5,8 gradi della scala Richter, gli si sono accartocciate addosso.
Così come non è facile comprendere da una parte la revisione di questa sentenza, dall’altra il non accoglimento, in sede civile, delle richieste, dei legittimi superstiti, di risarcimento.
E questa logica di ragionamento, recentemente, in Abruzzo, potrebbe essere utilizzata anche a proposito della prima sentenza sul disastro di Rigopiano: 25 assoluzioni, 5 condanne! (Meglio non parlarne, ora).
Insomma: basta “pentirsi”, per chi pensa di aver sbagliato, a scoppio ritardato, per avere “assoluzioni”?
Che senso ha, se gli effetti, a vantaggio di chi è stato colpito dall’errore (riconosciuto a posteriori), non si vedono?
Ha ragione Vincenzo Vittorini e con lui tutti di familiari delle 309 vittime dirette di quel terremoto e tutti gli Abruzzesi che hanno pagato e pagano (ancora oggi, direttamente ed indirettamente) gli esiti ancora non sanati della notte del 6 aprile del 2009?
Per finire. Sembra che non c’entri nulla, ma invece…
Giorni or sono Marsilio (mosso dagli interessi di una “difficile” campagna elettorale per l’eventuale rielezione per la quale si sta già muovendo e fortemente) di fronte alle problematiche di competenza del Mit (Salvini Ministro) su Autostrada e collegamento ferroviario Roma-Pescara, nel tentativo di ottenere chissà che cosa, si è recato dal Ministro, nella speranza, forse, di comunicare alla pubblica opinione regionale di aver trovato, a seguito dell’ incontro, le risposte alle attese di Sindaci, sindacalisti e quant’altri aspettano, appunto, risposte concrete, sui lavori in corso ma fermi. Venerdì il report, sulla stampa quotidiana, è stato meno che misero. Addirittura dichiaratamente nullo. Poi vedremo.
Sembra che non c’entri nulla, questo, con “i pentimenti” inattesi di Bertolaso sulla commissione grandi rischi e sulla catastrofe causata dalla scossa del terremoto di 14 anni fa.
Ma, se ci pensiamo un momento, forse scopriamo che quel terremoto, avendo provocato, alla lunga, un sommovimento totale degli equilibri geofisici, sociologici ed economici, in questa regione, ha scardinato anche equilibri politici che una ventina di anni fa non avrebbero consentito ad un ministro delle infrastrutture di non dare risposte attese dagli Abruzzesi ai bisogni rappresentati da un Presidente della Giunta regionale in carica (appartenente alla medesima coalizione politica che Governa a Roma e a L’Aquila).
So di dire cose, forse, poco condivisibili. Ma le dico e me ne assumo le responsabilità.