Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#106 - 27/03/2023

Tra SNAM e Sanità
Tutti i problemi restano qua

Parlo di quello che accade a Sulmona perché ritengo che ad essere coinvolti siano tutti i paesi del circondario di questo desolato Abruzzo interno. Allora oggi (con la comprensione e la pazienza di chi legge) prendo dall’agenda due questioni sulle quali personalmente ritengo che si registrano “novità” interessanti, ma, lo dico subito, a mio parere, non positive se non accadranno cose che dovrebbero impegnare chi si batte per individuare una direzione di marcia capace di ridarci un po’ di speranza di futuro: la vicenda SNAM (con l’avvio, oramai, del metanodotto, dopo le determinazioni dell’ARERA, autorità per l’energia: 2,5 miliardi, circa, di investimento per un’opera da consegnare tra quattro anni) e l’avvio degli investimenti regionali (per 400 milioni circa), destinati al rifacimento di Ospedali e alla costruzione di nuovi. Parto dalla seconda.

GLI OSPEDALI PROVINCIALI, “DEA DI SECONDO LIVELLO”!
L’abbiamo letto martedì 21 marzo scorso. Un Marsilio raggiante per aver firmato un protocollo d’intesa al Ministero della salute che sblocca trecento milioni di euro per l’edilizia sanitaria regionale e per aver avuto, “a margine della firma” un “costruttivo e proficuo incontro con i tecnici, per definire gli ultimi passaggi sulla rete ospedaliera”. Comunque, se è chiaro quel che si legge, l’approvazione del piano, respinto otto volte, deve ancora avvenire. Nel frattempo l’operazione si dà per acquisita e scontata; e “i quattro ospedali dei capoluoghi di provincia” dovrebbero avere “funzioni di secondo livello” ovvero ospedali di alta specializzazione. Vedremo. Il protocollo d’intesa, che riguarda i finanziamenti, è finalizzato alla “riqualificazione dell’offerta sanitaria, attraverso la costruzione di nuove strutture” (destinate, con la partecipazione della Regione, ad Avezzano, Lanciano e Vasto, ma anche a Teramo!) all’ “adeguamento delle strutture alla normativa antisismica”, all’adeguamento tecnologico, “al miglioramento dell’assistenza in termini di sicurezza ed efficienza dei processi diagnostici e terapeutici…all’ammodernamento dei sistemi e delle apparecchiature informatiche volto a migliorare…l’utilizzo dei sistemi informatizzati, a limitare il rischio clinico, a supportare la gestione dei percorsi assistenziali fra strutture ospedaliere e territori, nonché a semplificare l’accesso dei cittadini ai servizi.
La domanda è: saranno “fatti” o “parole”? È arrivato il momento, forse, di uscire dalle dichiarazioni general-generiche che danno la sensazione che tutto sia possibile, con il rischio, poi, della delusione. Pertanto sarebbe utile, territorio per territorio, soprattutto per quelli fuori dai “nuovi Ospedali”, sapere come si materializzeranno gli “ammodernamenti” di cui si parla: con quale e quanto personale medico ed infermieristico, con quali modelli operativi, diffusi e polverizzati sul territorio, con quali strumentazioni (visto, per esempio, che la RM, ancora da molto tempo imballata, aspetta i necessari lavori per essere allocata, al S.S.Annunziata, e quindi utilizzata!). Quando sarà stato sbloccato il piano ospedaliero, diventerà operativa(?) anche tutta la quota di risorsa finanziaria messa in campo dal Pnrr e a quel punto la sanità abruzzese, teoricamente, avrebbe la possibilità di essere “ristrutturata” o “modernizzata”, allo scopo di ridurre i rischi di inefficienza con i quali abbiamo dovuto fare i conti già prima, ma soprattutto durante e dopo i lunghi anni del Covid. “Conti” che facciamo ancora oggi e che faremo fino a quando non avremo la possibilità di abbattere le liste d’attesa (negli ambulatori specialistici e anche ai Pronto soccorso, qui e altrove) che nient’altro sono che l’espressione dell’incapacità di un sistema sanitario di dare risposte adeguate ai bisogni (ordinari) dei cittadini. E questo perché manca il personale e la organizzazione del lavoro. O mi sbaglio?
Allora: “fatti” o “parole”? Lo capiremo presto.

RICORSO AL TAR O TRATTATIVA SUL METANODOTTO SNAM?
Ora, (soltanto ora) alla vigilia della scadenza dei termini per un eventuale, ennesimo ricorso al TAR contro il metanodotto di cui inutilmente, per le attese (“ambientaliste”) di questo territorio, c’è battaglia che dura da una dozzina di anni, si materializza un’opposizione “spontanea” di associazioni (riconducibili a categorie del commercio, del turismo, dell’artigianato, alla confagricoltura e alla confesercenti, ai dottori commercialisti, all’ASCOM Fidi e alla DMC Terre d’Amore), tutte, in qualche modo, espressione del mondo produttivo della “partitaIVA” che chiede di avviare una trattativa con SNAM e rinunciare al definitivamente al contrasto. “Sciacalli” son stati definiti costoro dal gruppo degli ambientalisti che, a cantiere oramai avviato, non avrebbero intenzione di rinunciare alla battaglia per la quale chiedono la mobilitazione di 26 Comuni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
Ora, sinceramente, a me sembra che la vicenda come unico, vero (stridente ed antipatico) risultato si avvii a creare una brutta spaccatura tra i residui cittadini di Sulmona e del comprensorio, “manicheisticamente” divisibili tra chi vorrebbe ancora contrastare un progetto nato da volontà e scelte di livello internazionale e chi darebbe la sensazione di subirlo ed accettarlo passivamente. Ed è ingiusto che siamo i cittadini (inermi, e già troppo affaticati dai problemi che quotidianamente li affliggono) a pagare una gestione approssimativa, raffazzonata, quanto meno superficiale messa in atto dalla classe dirigente degli Enti locali interessati che ha avuto tutto il tempo necessario per essere trattata, forse, in modo proficuo, nell’interesse, vivo, di tutti e di ciascuno (corpi sociali e singole persone).
In altre parole a me sembra che il momento che attraversiamo (non da oggi, per la verità) si caratterizza e qualifica come momento vero di carenza di progettualità e gestione politica degli interessi generali delle collettività. Di qui l’impressione che le scelte dei Governi, sul territorio, spesso vengono lette ed interpretate come scelte non “per” qualcuno, ma “contro” qualcuno. Non si ha la consapevolezza che oramai, in ogni settore, le scelte di indirizzo necessariamente rispondono a criteri molteplici, tra loro concatenati e dipendenti.
Ecco perché alle classi politiche che governano gli Enti locali si chiede l’accortezza della prudenza e della tessitura di rapporti capaci di attrarre consenso e condivisione sulle scelte.
Non è facile, ne sono convinto. Ma non è stato mai facile, nemmeno nei decenni passati, quelli che comunque hanno generato la ricostruzione post seconda guerra mondiale e il successivo sviluppo.
Tuttavia questa è la crisi della politica della congiuntura storica che attraversiamo. E questa, forse, una delle ragioni della disaffezione dei cittadini ai… seggi elettorali!

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