Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#103 - 13/02/2023

Trappole

Tutti sappiamo benissimo che le trappole sono, genericamente, dispositivi, perlopiù meccanici, usati per catturare animali vivi. Se usato figurativamente, il termine assume il significato di “tranello, insidia, agguato”. Nel linguaggio famigliare e cordiale, il significato di “fandonia, racconto non vero che si fa a qualcuno per trarlo in inganno ovvero per celare o camuffare verità”; così come in quello scherzoso si arriva a “qualcosa che non funziona, che non può funzionare”. (Bisogna stare attenti all’uso, articolato e multiplo della nostra bella lingua italiana!).
Allora ecco perché mi è venuto in mente, oggi, di parlare di “trappole”, non nel senso dell’uso più ordinario di “strumento per catturare animali vivi”, bensì in quello figurativo, scherzoso o famigliare.
Infatti mi sembrano “trappole” le norme contenute nel ddl-Calderoli sull’autonomia regionale differenziata, nell’infuocato dibattito sull’utilizzazione del 41Bis, nato dalle cose dette per ridette da parlamentari autorevoli da (e su) Cospito, per parlare di cose di interesse generale e nazionale; delle perplessità e delle problematicità che da più parti (ministero dei trasporti in primis) si sollevano su un’infrastruttura fondamentale che ci riguarda: la velocizzazione del percorso ferroviario Pescara-Roma (soprattutto in riferimento alle disponibilità finanziarie incerte ovvero da definire o “recuperare”!), per parlare delle cose di casa nostra.

Procediamo in ordine, pertanto. L’autonomia regionale differenziata e la proposta del ddl-Calderoli (approvato per acclamazione dal Governo: post su Fb di Salvini, del 2 febbraio, ore 17,25).
È stata quella nota sull’acclamazione ad insinuarmi subito il dubbio che qualcuno del Governo, forse, si sarebbe per lo meno “astenuto”. Infatti sin dalla serata del 2 febbraio è partito il martellamento della fondazione GIMBE, che ha, nello specifico della tutela della salute, lo scopo di favorire la diffusione e l'applicazione delle migliori evidenze scientifiche al fine di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità di un servizio pubblico nazionale, di significative sigle sindacali del personale medico (ANAAO, ASSOMED, AIOM, l’associazione oncologica nazionale), del Ministro della salute, Orazio Schillaci, in prima persona. Insomma è valutazione autorevole e diffusa che la proposta della Lega (tramite Calderoli) di attuazione del revisionato Titolo V della Costituzione vigente non soltanto non garantisce le condizioni di uguaglianza e parità di trattamento dei cittadini italiani tra nord e centro-sud, ma addirittura discrimina ricchi e meno ricchi, acuendo il fossato sociale o geo-sociologico che oggi caratterizza zone d’Italia e privilegiando la medicina privata. Senza dire che l’iter di approvazione e di entrata in vigore dell’eventuale autonomia regionale di cui si parla e sulla quale il centro-destra ha vinto le elezioni del 25 settembre scorso è talmente lungo, articolato e “discutibile”, per i rapporti (praticamente inesistenti) tra Parlamento-Governo e Regioni che potrebbe giustificare molte perplessità al Presidente della Repubblica che deve promulgarla.
Domanda: perché mi sembra di individuare in questo ddl una “trappola”?! Nei confronti di chi?
Innanzitutto è una “trappola” elettorale indirizzata a quanti in queste ore stanno votando, in Lombardia, Lazio, Friuli – Venezia Giulia e Molise. Considerato che la maggioranza di questi elettori “aspettano” (?) questa decision. Il Molise, per la verità, dovrebbe ribellarsi; quindi qui la “trappola” funzionerebbe al contrario degli interessi di chi la propone. Poi è una “trappola” per quel 30%, circa che ha raccolto Giorgia Meloni, in autunno, e che la pone, nella coalizione, in una situazione non facilissima, perché se alcuni alleati (la Lega), a proposito di riforme costituzionali, hanno preteso questo passaggio, altri (Fd’I, FI e altri) aspettano il presidenzialismo, tant’è che…guarda caso, Meloni è stata assente alla conferenza stampa del 2 febbraio su questo ddl “applaudito” ed approvato dal Governo; Berlusconi evita di parlarne e gli altri minimizzano. Insomma a Roma si direbbe che questo sull’autonomia regionale differenziata ha l’aria di essere “una sola”.
E sarebbe meglio per tutti, se fosse così! Infatti, nel merito del provvedimento, a leggere i commenti che girano su l’informazione quotidiana dalla carta stampata e dal web, abbondano le valutazioni che questo è un vero e proprio “spacca-Italia” per la sanità, ma anche per l’istruzione: spacca-Italia non garantito dalla cristallizzazione dei LEP, che potrebbero anche finire con l’essere declinati, ma senza indicazione delle risorse finanziarie; “spacca-Italia” con la tentazione per medici e docenti di farsi attirare dalla possibilità offerta dalla differenza di remunerazione per lo stesso servizio e le medesime professionalità, tra Regioni e Regioni.
Insomma, sembra proprio che il Governo stia prendendo alla leggera uno dei nodi applicativi più complicati della Carta Costituzionale, ovvero che abbia l’interesse soltanto di manifestare (ma in che modo!) che quello che hanno promesso in campagna elettorale. E se questo è il modo per aggiornare, dopo 75 anni, il sistema nazionale, che necessariamente andrebbe “ritoccato”, figuriamoci cosa potrebbe sortire l’atteso passaggio da “repubblica parlamentare” a “presidenziale”.

Una trappola dà la sensazione di essere anche il dibattito che si va svolgendo sul “carcere duro” (pensato dal compianto giudice Falcone). La stura è stata offerta dal vice presidente del Copasir (non uno qualunque, in relazione alla funzione!) che nel dibattito alla Camera dei deputati ha aggredito, diffamandoli, alcuni parlamentari del PD, “rei” (a suo parere) di aver raccolto valutazioni del detenuto Cospito, un anarchico (romanticamente “fuori-storia”) che, al 41bis, contro il “carcere duro”, sta attuando lo sciopero della fame e che sarebbe la longa manus dei mafiosi già costretti in questa fattispecie di trattamento carcerario.
E la cosa peggiore è che il Vice-presidente del Copasir, in aula ha detto di possedere le prove di quel che diceva, avendo raccolto (dalle testimonianze offerte da intercettazioni tra detenuti) le confidenze di un sottosegretario alla Giustizia con il quale condivide a Roma l’appartamento.
Mi vien da dire: cose da pazzi. Cose “inaudibili” a questi livelli di responsabilità. Cose che possono legittimare il sospetto che queste “spiate” si raccontano soltanto per evitare che si parli di altro (dalla qual cosa l’ipotesi della “trappola”). Ed il Presidente del Consiglio a tutta l’Italia che chiede le dimissioni di chi utilizza in modo così improprio, scorretto e strumentale ruoli istituzionali di non poco rilievo, fa appelli ad “abbassare i toni”. La meraviglia aumenta a dismisura. (Io ho fatto politica quando per molto, molto meno ci si chiedeva di dimettersi!)

E per finire, mantenendo fede all’indice in apertura di questa riflessione, parliamo della Roma-Pescara.
Qui noi sappiamo bene quanto vitale riteniamo che sia la velocizzazione del collegamento Tirreno/Adriatico e conosciamo altrettanto bene le difficoltà tecniche insite nell’ammodernamento di quest’infrastruttura.
Il Ministero dei Trasporti scopre oggi queste “difficoltà”. (Non scherziamo!). Le scopre, constatando che non tutte le risorse finanziarie necessarie sono disponibili. (Non scherziamo nemmeno qui!).
Da tempo tutti, ministero e FS conoscono la situazione o comunque è bene si sappia che “straboccano” dagli archivi degli uni e degli altri uffici tecnici, le documentazioni, corredate da proposte anche di progetti alternativi a quello che oggi si vuol rifunzionalizzare, proprio per le difficoltà tecniche ed i costi necessari per affrontarle.
Ed il Presidente della Giunta regionale abruzzese, Marsilio, nel timore di perdere quota, rispetto all’aspettativa di ricandidarsi, fa finta di non sapere che i tre miliardi di cui si lamenta l’assenza ce li ha in cassa, disponibili (si tratterebbe di Fondi Europei). Luciano D’Alfonso glielo ha detto pubblicamente. Fino al momento non sono arrivate smentite. Che significa? Che le difficoltà di realizzazione di questo intervento di interesse nazionale ed internazionale (oltreché “locale”) dovevano essere una trappola?
Utilizzando lo schema riassuntivo di cui alle prime righe dell’articolo, colui che cortesemente legge può decidere da solo, caso per caso, in che senso ho parlato di trappole.

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