Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#99 - 12/12/2022

La Regione ci riprova?

(La notizia la “raccolgo” da OndaTV del 7 dicembre scorso).
La Regione Abruzzo (ancora priva di un piano regionale ospedaliero che possa riceve l’ok dalla competente commissione nazionale di monitoraggio), ci riprova e chiede, in deroga agli “standard di produttività” posti dal decreto-Lorenzin di fatto operanti dal 2015, la classificazione di primo livello per l’Ospedale della S.S. Annunziata di Sulmona. Tutta la questione, in qualche modo (a parere della Regione), ruoterebbe intorno al numero dei parti del “nostro” centro nascite. Nel biennio 2017/2019, per esempio, si è passati da 254 a 205 nati, sempre in decrescita, per un servizio che interessa una popolazione sparsa in 73 Comuni di montagna, ubicata in zona fortemente disagiata rispetto alla possibilità di collegamento con il capoluogo peligno e con il resto della regione. Mentre l’allora “decreto Lorenzin” fissava a 500 il numero dei parti annui capace di garantire l’autonomia del servizio di ostetricia e ginecologia.
È una battaglia che questo nostro comprensorio, sostanzialmente, conduce inutilmente da più di un decennio. Ma la maggioranza che governa la Regione e che ha fatto del riconoscimento di primo livello per l’Ospedale di Sulmona un punto (diciamo così) “identitario” nella campagna elettorale di tre anni fa, continua a presentare piani ospedalieri che prevedono deroghe, rispetto all’ordinamento vigente; con il risultato che se li vede tutti respinti. Per il mancato rispetto degli standard di produttività del centro nascite di Sulmona?
Sinceramente non lo so, ma permettetemi di non crederci.
Ora pare che ci riproverà con una clausola nuova (se ho ben capito): monitorare per due anni l’andamento del servizio e soltanto successivamente chiedere la stabilizzazione di questa anomala situazione giustificata, legittimamente, dalla difficoltà soco-economica del territorio e dalla precarietà logistica che peserebbe ancora di più su una popolazione già in evidente situazione di marginalità, di bisogno ed in palese degrado.
È evidente che noi siamo con chi si augura che questa volta Marsilio & C. ce la facciano. Tuttavia abbiamo i nostri dubbi. E come sempre li esprimiamo con chiarezza.

A nostro parere, i proverbiali “nodi gordiani”, che impediscono alla commissione nazionale di esprimere parere favorevole al piano ospedaliero abruzzese (oramai da tempo; pare che sia la quinta volta, forse, che ci provano!), non si legano esclusivamente al deficit di produttività del centro nascite di Sulmona, ma, per esempio, alla mancanza, nel piano più volte proposto dalla Regione Abruzzo, della indicazione di una DEA di secondo livello, scelta, questa sì, imprescindibile. Ma politicamente difficile (ostica) per la maggioranza.
E qui, allora, vanno dette chiaramente alcune cose: non è legittimo strumentalizzare la mancanza di coraggio di scelta politica (perché di questo si tratta), utilizzando obiettive e legittime attese delle popolazioni più disagiate e marginali. A questo porta la politica che diventa vittima della demagogia, del clientelismo e degli interessi particolari (quelli che una volta si chiamavano campanilismi) a svantaggio di quelli generali e collettivi.
Il decreto-Lorenzin, ancora oggi operante e vigente nell’ordinamento sanitario del Paese, non funziona più?
È politicamente legittimo pensarla così. Ma allora si trovi la forza politica di porre la questione nei modi, nei luoghi e nelle forme istituzionali corrette per aggiornarlo. Soprattutto oggi loro hanno il privilegio di avere un Ministro della Sanità con il quale Marsilio può politicamente intendersi ed una maggioranza, alla Camera e al Senato, utile per approvare cambiamenti che si ritengano utili ai bisogni delle popolazioni rappresentate (se è onestamente autentica la volontà di rispondere positivamente ai bisogni di queste popolazioni!).

I problemi di un Ospedale come il “nostro” non si legano soltanto (o esclusivamente!) al centro nascite che da tempo, abbandonato al proprio destino (fatto di pesanti carenze di organico e di strumentazioni medicali; insieme agli altri reparti e servizi del S.S. Annunziata) forse è già un miracolo che “produce” quasi il 50% di quello che un freddo e lontano standard produttivo aveva ipotizzato tra il 2015 ed il 2017/18, quando il decreto divenne Legge (se la memoria mi assiste!).
Parliamoci chiaramente. Che l’Ospedale peligno appartenga ad una o un’altra categoria (burocratica) può anche essere irrilevante. Quel che conta è la sostanza di un servizio sanitario, che deve essere affidabile, presente e rasserenante per una popolazione che già deve fare i conti quotidiani con la precarietà delle difficoltà che riguardano posti di lavoro e redditi familiari in forte decrescita, risorse infrastrutturali (specie nei mesi invernali) inadeguate e difficoltose e che, indipendentemente da rapsodici “bonus” (d’incoraggiamento), hanno difficoltà ad individuare le condizioni minime per progettare un futuro familiare caratterizzato da ottimistico entusiasmo!

La pandemia (ancora maledettamente presente) è servita anche a chiarire questi bisogni elementari.
E le speranze di veder, con il Pnrr, riorganizzata una medicina del territorio meno avventurosa di quella che oggi è presente (almeno nell’Abruzzo interno, che non è soltanto quello del comprensorio peligno-sangrino!), mi sia consentito, si legano anche all’approvazione di un piano ospedaliero che non c’è e che non solo va fatto ma che deve avere gambe per camminare, cioè deve avere la possibilità di essere approvato e quindi deve essere privo di falsi (o insolubili) problemi. Allora: quando si aprirà un confronto serio ed operativo sulle “case di comunità”?

Tanto per chiudere. Che nesso c’è tra la proposta di ergere Sulmona ad Ospedale di primo livello e presentare, in questi giorni, l’iniziativa di investimento di 260 milioni, per un nuovo Ospedale nel teramano, senza smantellare il Mazzini, con una disponibilità, si legge, di 120 milioni ed il resto da raccogliere con project financing (vale a dire un’inizia “mista”, pubblico-privato!), senza definire l’indicazione del DEA di secondo livello?
In costanza di ordinamento legislativo chi mai potrà approvare il piano ospedaliero di questa regione?
Allora: di che cosa parliamo? Vogliamo forse rinunciare ad utilizzare le risorse del Pnrr soltanto perché la maggioranza ha qualche problema di indirizzo politico-gestionale? Scherziamo?!

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