Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#93 - 19/09/2022

Le prospettive del Governo (2)

Dei dieci milioni circa di iscritti alle liste elettorali “under 35” nemmeno il 50% pare che domenica prossima si recherà alle urne. E la notizia, lanciata da qualificati analisti, è tristissima. Un brutto presagio per chi si è candidato a governare il Paese (aspettando di poter essere maggioranza ovvero anche opposizione).
È il segno che la politica, quella cosa che organizza la vita collettiva dei cittadini, la orienta, indica le direzioni di marcia del futuro, non è capace di catturare le attenzioni di quanti hanno una prospettiva di vita certamente più lunga della mia, che mi avvio verso gli ottant’anni.
Noi, sessant’anni fa, quando avevamo meno di 35 anni, nella stragrande maggioranza dei casi, eravamo “contro” i Governi di allora: nelle piazze, nelle scuole (medie e universitarie), nei partiti, nelle aggregazioni sociali che all’epoca anticipavano quello che oggi si chiama “il terzo settore”; eravamo “contro”, ma non soltanto c’eravamo, ma pretendevamo di farci ascoltare. Eravamo “contro”, a volte, proprio perché il Governo, a nostro parere, non dava sufficiente ascolto alle nostre istanze, alle nostre richieste, certo alle nostre “attese”, che manifestavamo, spesso, anche “senza chiedere permesso”, con scostumatezza.
Lo facevamo; eccome, se lo facevamo! Soprattutto dall’interno dei partiti. Ma c’eravamo, non ce ne stavamo fuori.

I partiti. Forse il nodo della crisi della rappresentanza e della partecipazione alla politica, è proprio questo. Da quando i partiti hanno smesso di essere quel che erano (una fucina di idee) e son diventati un’aggregazione che si identifica in una persona, hanno cessato di avere la funzione di “scuola” della democrazia, strumento di orientamento ed organizzazione della prospettiva di crescita.
Questo triste fenomeno (è noto) nasce alla fine degli anni novanta del secolo scorso, quando “tangentopoli” scoprì il marcio che c’era nel Paese e si fece strada la tesi dell’uomo forte, capace di fare per sé e (si ritenne) per gli altri.
Ora siamo in questa condizione e ha senso, per i “frontman”, andare su “tik tok”, nella speranza di “agganciare” questa platea, scettica, disincantata, delusa, spesso all’estero, perché qui da noi la speranza di futuro scarseggia? Sinceramente non lo so. Ho qualche perplessità!

Occorrono proposte di interventi politici, affidate alle loro valutazioni, sapendo bene che la sintesi non sarà per niente facile. Ma è obbligatoria. Interventi politici che guardino al futuro dei più giovani, alla formazione qualificata, certificata e al lavoro, senza assistenzialismi garantiti.
Meloni, parlando dell’Abruzzo, ha detto: “noi qui ci stiamo bene”. Forse noi meno, le andrebbe risposto. Basta dare uno sguardo ai livelli di occupazione giovanile e ai servizi sanitari. Non è possibile nemmeno aprire confronti pubblici, sulla medicina di prossimità e sugli organici dei presidi di diagnosi e cura! Perché è la Corte dei Conti che si occupa della gestione di alcune asl. Questa campagna elettorale, utilizzando l’urgenza di “spendere” le risorse del Pnrr, avrebbe potuto essere l’occasione per avviare la risoluzione di una serie di problemi: ristrutturare la formazione e le scuole, il mercato del lavoro, gli strumenti d’accesso a quelli che notoriamente si chiamano “gli ascensori sociali” e al collegamento funzionale scuola-lavoro. Almeno per alcuni di quei “under-35” che non andranno a votare questi potrebbero essere temi “accattivanti”; pensando a chi vive nei centri più periferici di quest’Italia, bella ma tanto diversa, tra borgo e borgo, regione e regione. (Il Presidente Marsilio, cara Meloni, ha un livello di gradimento bassissimo! Ed il rientro a scuola non è stato per tutti uguale. Molti, i più, stanno in strutture affittate, fino al 2025. Capisci?).
Qui non abbiamo più classe dirigente, né per l’attività politica, né per l’impresa. E anche disponendo di capitali, l’esperienza di questi ultimi decenni dimostra che non sempre siamo in grado di spenderli.
Ecco perché alla fine spesso quelle risorse diventano strumento di corruzione; infatti non mancano i furbi che pensano di avere una marcia in più per “corrompere”.

Certo a dare uno sguardo agli ultimi sondaggi resi pubblici, già vecchi di un paio di settimane, gli scenari prevedibili non sono tranquillizzanti affatto (almeno dal mio punto di vista).

Stravince la destra e si andrebbe dritti verso il presidenzialismo, con una riforma costituzionale di cui sarei curioso di sapere, oggi, chi ne avverte il bisogno!

Stravince FdI, con un Salvini che perde, rispetto a Meloni, anche nel Veneto; e Berlusconi ridotto a presenza quasi irrilevante (inutile anche come garante in Europa): che fine farà la coalizione?

Sostanziale pareggio al Senato, tra destra e sinistra e un testa a testa tra PD e FdI alla Camera: si torna ad un Governo del tipo di quello presieduto da Draghi fino all’altro ieri?
Ma che siamo andati affà a votare? È legittima la domanda!

Il governo che nascerà domenica prossima è un Governo che dovrebbe avere il marchio della rinascita.
Nasce in un momento storico di ripartenza, per l’Italia e per l’Europa. È un’opportunità. A condizione che gli eletti siano consapevoli di quest’occasione e di questo privilegio.
Lo sappiano gli elettori, che comunque lo determineranno.

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