Ora basta! E' il momento di definire gli interventi sulla sanità del territorio
E’ il caso di dirlo: “Ora basta”. E non fa niente che c’è la guerra, non fa niente che il Covid non demorde, anche se molti hanno “tolto le mascherine”.
Quando è il momento di essere “ignoranti” bisogna esserlo. Abbiamo già constatato che le buone maniere non danno frutti. E io (e tanti insieme a me) “le buone maniere” le abbiamo sperimentate tutte (dalla fine di marzo del 2011, pensate. Quando ci siamo visti in piazza per dire “vogliamo nascere a Sulmona”).
Ma, se la pazienza ha un limite, questo, oramai, è stato ampiamente superato. Dai fatti, dalle parole, dalle promesse, dalle chiacchiere inutili che si sono fatte sulla querelle della sanità abruzzese, qui e altrove, sia chiaro. Infatti, questo Governo regionale non è in grado di interloquire con concretezza con il Ministero della sanità; non è in grado di porre il problema del riassetto dei servizi sanitari: la verità è che non è in grado di proporre e garantire una programmazione dei servizi sanitari. E’ la quarta volta che la competente commissione rinvia al mittente una proposta di riordino “irricevibile” a causa del deficit che stiamo accumulando a causa di una mobilità passiva che ha sforato i 100 milioni (?). (Loro lo negano, cercano di contraddirlo, aspettano il ripiano delle risorse previste per coprire le spese che, come tutti, in Italia, abbiamo dovuto affrontare per far fronte a questi due anni di pandemia. Ma sanno che quelle risorse finanziarie non potranno essere utilizzate per una finalità diversa per la quale sono previste e messe a disposizione! Adesso sembrerebbe che il deficit non c’è. Vedremo se nei prossimi giorni sarà approvata la proposta di riordino degli Ospedali: finora è bloccata).
Ora basta, quindi. Probabilmente ha ragione Di Piero, il quale sa molto bene che le risorse da tempo attese per l’Ospedale dell’Annunziata (ampiamente, ma inutilmente discusse e contestate) sostanzialmente sono “indisponibili”. Lui che è un dirigente responsabile del settore (sanità), ma è anche Sindaco di questa città, da tempo aveva detto che le risorse finanziarie attese non c’erano. Ma probabilmente ora non basta più, “saperlo”. Ora occorre un’iniziativa la quale, sostenuta come possibile anche da alcune organizzazioni sindacali, dia una scossa, una scossa forte e significativa perché la politica è questa e quando ce vo, ce vo. Ci si siede intorno ad un tavolo per fare la diagnosi della situazione e, realisticamente, si individuano i comportamenti da seguire per raggiungere gli obiettivi condivisi. Obiettivi che non interessano soltanto Sulmona ma tutto il comprensorio. Ecco perché, se io fossi in lui, all’incontro richiesto, se convocato, ci andrei con una proposta del territorio. Insomma questo è il momento di porre i problemi che interessano i più e non soltanto (come sembra) la città d’Ovidio. Comunque non è questo il momento di cercare motivi divisivi e di prolungare una campagna elettorale che i suoi responsi li ha già dati.
L’Ospedale dell’Annunziata, infatti, è un servizio territoriale. Che interessa e riguarda i Sindaci del comprensorio che, per la maggior parte, a suo tempo, hanno scelto di sostenere Di Piero. E quest’Ospedale, oltre ad attendere la cantierizzazione delle opere di ristrutturazione del vecchio complesso, necessita di interventi che ne garantiscano, con l’innesto di personale e strumentazioni, efficacia ed efficienza per gli abitanti delle tre Valli: la Sagittaria, la Subequana (almeno una parte, perché altri “subequani” gravitano direttamente su L’Aquila) e la Peligna, le quali, ciascuna per proprio conto, lamentano, in alcune situazioni, anche l’assenza dei medici di base.
Ci siamo dilungati (qui e altrove) sulla disanima della “nuova sanità” possibile all’indomani della triste esperienza pandemica. Abbiamo plaudito alla prospettiva di poter utilizzare una medicina di prossimità capace di coprire le falle (carenze d’organico e strumentazioni, appunto) che cronicamente e sistematicamente hanno indebolito l’efficacia e l’efficienza dell’Ospedale peligno. (Undici anni fa il problema era quello di garantirci la nascita, a Sulmona. Ora il problema non è più “solo” questo).
Questo Governo regionale non è in grado di incassare le risorse finanziarie necessarie per ridefinire il piano ospedaliero e garantire l’ammodernamento (imposto dal dopo-pandemia) della sanità di base (prossimità e telemedicina, per capirci). Rischia seriamente un nuovo commissariamento, cosa che Verì continua a negare (e lo vedremo). Ma la maggioranza si “spacca” (si è spaccata) su questo (anche la Lega con Antonietta La Porta le hanno “girato le spalle”. Il problema è che, nonostante tutto, a “spaccarsi” sono le cosiddette forze di opposizione a questo Governo regionale).
Morale: questo è il momento di porre la parola fine ad una querelle che oramai si trascina da troppo tempo, da più di dieci anni. Non è più possibile.