Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#79 - 28/02/2022

La Regione decide come utilizzare le risorse del Pnrr.
E' l'ora della chiarezza delle idee e dell'unità territoriale. Stiamo attenti.

La settimana che manda in archivio questo (innevatissimo) mese di Febbraio, è ricca di provocazioni, indicazioni e soprattutto “notizie” più o meno belle e/o brutte (a seconda dei gusti di valutazione).
Notizie che comunque meritano qualche riflessione.
Partiamo da quelle “belle”.
Dal Ministero del Sud arrivano più di nove milioni di euro per Comuni e Province (per progettazioni di opere scelte per il Pnrr e per i Fondi Europei). Ce lo ha comunicato, sulla stampa quotidiana nei giorni scorsi, il deputato Camillo D’Alessandro, specificando che 7,3 Milioni sono destinati ai Comuni, 2 alle Province.
Occorre non essere distratti, né timidi. Occorre essere operativi, raccogliere idee, puntare su proposte capaci di coinvolgere territori limitrofi, inviarle alla Regione, seguirne l’iter, eventualmente individuare gli strumenti attraverso i quali alla fine saranno definite le scelte di cantierizzazione.
Bisogna evitare che, come proprio in questi giorni è accaduto (e questa è una “brutta notizia”), dovremo ritrovarci a rincorrere finanziamenti già acquisiti, oggi scomparsi, ma immediatamente “ripromessi”. (Parlo dei 30 Milioni per l’ammodernamento della zona dell’ex ala vecchia dell’Ospedale S.S.Annunziata, stornati a vantaggio dei 100 Milioni previsti per il rifacimento totale, (era ora!) dell’Ospedale di Avezzano).
L’abbiamo appreso dai consiglieri regionali Scoccia e Paolucci, dalla poco convincente replica dell’assessore Verì e del presidente Marsilio che dopo aver tentato di negare l’esistenza del finanziamento, non hanno potuto non confermare lo storno e si sono preoccupati di ribadire che le risorse saranno recuperate con i fondi del Pnrr.
Come, del resto, bisogna, in questa fase, evitare di scoprire, con ritardo, che il “progetto sperimentale Turismo & Cultura” sia destinato soltanto a Castelli.
Con tutto il rispetto per Avezzano e Castelli! (Quanta ritrosia abbiamo a parlare in questo modo di queste cose che materializzano il senso di un’odiosa “guerra tra poveri”. Chiedo scusa. Ma proviamo a capirci.)
Infatti non nego a me stesso e a Voi, cortesi lettori, la sensazione negativa (forse sbagliata) che mi arriva da una Regione che non soltanto dà l’impressione di voler fare certe scelte in solitaria, rispetto alla utilizzazione di queste risorse, ma che addirittura manifesta l’impressione di non voler tenere in debito conto gli interessi primari generali, dettati anche dal Governo, in questo passaggio così delicato: l’utilizzazione unica, irripetibile e straordinaria di fondi finalizzati ad aiutare le ripresa di un Paese (persone, imprese e produttività) stremato dalla pandemia ed oggi pressato dalle ripercussioni di una guerra (politicamente e culturalmente vicina) che, sebbene territorialmente limitata, incide sulla prospettiva del nostro futuro perché la globalizzazione economica, dopo la fine degli anni ottanta del secolo scorso, oggi ci interessa e ci coinvolge e condiziona tutti, senza “chiedere permesso” ad alcuno. Figuriamoci i guasti che determina, in una situazione nella quale (la nostra) si ha una classe politica dirigente regionale che chiaramente non è in grado di avere un programma ed una direzione di marcia, procede alla giornata con estemporaneità di decisioni. Quindi con contraddizioni macroscopiche.

Lo dicevo quindici giorni or sono. Le risorse a disposizione dell’Abruzzo nell’ambito della grande occasione del Pnrr, non possono essere gestite “in solitaria” dalla Giunta regionale. (Nemmeno dal Consiglio, badate bene. E sarebbe già più rassicurante!). E non basteranno i difficili interventi (sui quali si è aperto un dibattito forte, per l’intervento a gamba tesa degli Enti locali) sulle infrastrutture primarie (autostrade e ferrovie) a far diventare “attrattive” le zone interne di questa nostra regione. E l’agognata trasversalità strategica della ZES (nel contesto dei rapporti economici imposti dalla globalizzazione alla quale già facevamo riferimento) da sola rischia di non farci cogliere pienamente l’obiettivo del riequilibrio delle ragioni strutturali di autodeterminazione che da queste parti inseguiamo da troppo tempo.
Gli Enti locali debbono pretendere di essere coinvolti nelle scelte, anche se non dovessero essere “condivisi”.

In questa prospettiva, pertanto, con questa metodologia andrebbero utilizzati i 115Milioni circa finalizzati alla riqualificazione urbana ed ambientale. (In alternativa, noi della montagna, che tipo di turismo potremo sviluppare?).
Per questi “bisogni” dobbiamo pretendere che gli interventi attesi nel comparto sanitario, vadano ben al di là delle scelte edificatorie che la regione sembra prediligere, ma entrino nel merito della strumentazione funzionale del servizi (personale e attrezzature, come già dal piano annunciato dalla Regione Lazio sembra muoversi Zingaretti e la sua Giunta (e perché non “noi”?): l’assistenza di prossimità con le case della salute, che da queste parti significa non soltanto la territorializzazione della realtà urbana, centro e frazioni, di Sulmona, ma anche dei presidi strategici nelle Tre Valli, un programma serio di telemedicina, ovviamente come presupposto di servizi e Unità Operative nel presidio ospedaliero capaci di affrontare e dare risposte alle patologie per le quali soltanto una struttura attrezzata è in grado di dare risposte di efficacia ed efficienza. E qui è inutile fare l’elenco di ciò che non c’è e va assicurato, perché l’Ospedale, indipendentemente dalle classificazioni correnti, sia più o meno adeguato.

Infine sulla formazione. Certo il problema fondamentale sono le strutture scolastiche. (Troppo cara ci è costata la logica, a suo tempo teorizzata, del “qui non è successo nulla”!).
Ma le infrastrutture, da sole non fanno formazione adeguata ai bisogni della garanzia di uno sviluppo futuro della vita dei ragazzi che oggi utilizzano le scuole per la formazione personale. Riassettare oggi la formazione di questo territorio dovrebbe poter significare progettare un’ipotesi di sviluppo territoriale nel quale domanda ed offerta di lavoro si osservano con attenzione, si tutelano e si sostengono. Insomma la logica della ristrutturazione dovrà rispondere alla domanda: quali scuole, per quale domani?
E a questa domanda sono i titolari, oggi, del potere degli enti locali (comune, province e regione) che debbono dare una risposta. E questa implica scelte di investimento non di poco conto.

Vuole la classe politica di questo territorio farsi rimproverare, in futuro, di aver fatto trascorrere l’attuale propizio momento favorevole senza aver tentato di imporre l’inversione vera di una tendenza troppo antica (oramai) per la quale le scelte che ci interessano le fanno in “nostra assenza” ovvero (bene che andrà) con l’acquiescenza di chi si accontenta di quel che gli tocca, tranne poi, a lamentarsi?
Questa è un’esperienza negativa che conosciamo bene, da queste parti, un modo di essere che ci viene sempre (o quasi) contestato o quanto meno polemicamente “ricordato”.
Il Sindaco di Sulmona, insieme ai Sindaci del territorio sanno bene tutto questo e sapranno smentirlo.
Questo è il momento, per esempio, sul tema di 30 milioni per l’Ospedale, di dimostrare che i comportamenti, rispetto al passato, sono cambiati e se vogliamo trattare sulla ristrutturazione della sanità del territorio è ora di finirla a parlare soltanto del “punto nascite” o della pista per l’atterraggio e il decollo degli elicotteri (finanziato a suo tempo, oggi “da recuperare”, perché scomparso). Ma si deve parlare di tutto.

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