L'Abruzzo potrebbe ritrovarsi con una sola ASL
Ho letto su Abruzzoweb del 20 agosto scorso che per quanto riguarda la “chiacchierata” reingegnerizzazione degli Ospedali d’Abruzzo “torna l’ipotesi della ASL unica”. L’idea sarebbe della Lega, che starebbe mettendo a punto un’ipotesi di provvedimento sul quale starebbe tentando di trovare la convergenza degli alleati di Giunta (gli autori della proposta sarebbero il direttore dell’Agenzia sanitaria regionale, Pierluigi Cosenza, tecnico di area salviniana e membro dell’Istituto Superiore della Sanita, Nicoletta Verì, assessore alla sanità in carica ed il consigliere regionale Benigno D’Orazio, già direttore generale della ASL di Chieti).
Se la notizia è vera (e comunque in attesa di conferme o smentite), alcune riflessioni è bene farle a chiare lettere.
La novità stravolgente, per l’estensore della nota giornalistica, (in pochissimi, da tempo, abbiamo sempre sostenuto che quattro ASL, nella nostra situazione regionale, sono dispendiose ed improduttive) avrebbe come scopo recondito, da parte della maggioranza, “di liberarsi dei manager attualmente in carica, non più graditi ovvero divenuti problematici”, soprattutto agli occhi dei leghisti; i problemi di “fedeltà” e “compatibilità” (presumo politica!) non avrebbero riguardato soltanto Testa, sostituito recentemente a L’Aquila con Romano, ma anche Schael a Chieti e Ciamponi a Pescara (ora al centro di attenzioni giudiziarie per presunta corruzione). L’unico che godrebbe di piena fiducia della maggioranza che sostiene la Giunta sarebbe Di Giosia a Teramo.
E su questo (che abbiamo riportato virgolettato e/o in corsivo perché ripreso direttamente dalla fonte citata) ci riserviamo il doveroso beneficio d’inventario; infatti legittimo è pensarlo, difficile dargli credito.
Può essere, ma ci sembra eccessivo.
Al contrario personalmente ritengo che di fronte al rischio di un ennesimo (sarebbe il sesto!) rinvio da parte del Ministero di una proposta di ristrutturazione che palesemente contrasta con le indicazioni ordinamentali che appartengono al 2015, è vero, ma che tali sono, e che risulterebbero inutilmente dispendiose, senza rispondere alle esigenze vere di un sistema assistenziale immerso nel territorio, vicino al cittadino (di prossimità, come si richiede a gran voce), realisticamente questa Giunta (o parte di essa) voglia fare “buon viso a cattivo gioco”, cambiando le carte in tavola e sostanzialmente… voglia ricominciare da… uno: per spendere di meno, certamente, ottenere un coordinamento dei servizi di livello più alto, politicamente avere un controllo più diretto sul sistema.
E che problema c’è. Se la gestione e la responsabilità è affidata a chi possiede competenze esperte efficienti, gli Abruzzesi potrebbero anche gradire. Si ritroverebbero con un servizio sanitario regionale davvero “reingegnerizzato” capace di prevenire e tutelare la salute di ciascuno, diagnosticare con rapidità i bisogni clinici, curarli e riabilitarli. Magari!
Vedremo. Per il momento, in attesa di commentare le prossime puntate di questa vicenda, auguriamoci che Settembre non passi esclusivamente con l’attenzione rivolta alla sola campagna elettorale la quale, per carità, è l’anima stessa della democrazia del territorio, ma è soltanto il presupposto per un buon governo che è sempre tutto da manifestare a posteriori.