Pasqua, le sorprese dall'uovo
Mercoledì mattina l’ha detto Draghi al Senato: ”Dopo la Pasqua, speriamo di poter riaprire la scuola dell’infanzia, elementari e prima mediai in presenza. Gli altri al 50% in DAD. Speriamo”.
E se l’ha detto vuol dire che sa che il numero dei vaccini a disposizione, la macchina di somministrazione, il sistema dell’immunizzazione saranno affidabili. Poco dopo, però, ha aggiunto una sorte di richiamo alle Regioni: alcune procedono bene, altre meno (eufemismo per non dire male).
Infatti, personalmente penso che il problema più grosso che abbiamo ora, oltrechè alla scarsità dei vaccini, sia proprio questo: la diversità di comportamento tra una Regione ed un’altra. Il Far-West della vaccinazione.
Ed è da quando si è manifestata la pandemia, (oramai da due anni) che stiamo a fare i conti con questa situazione. Ragion per cui non sembri strano che io volentieri aderisco al partito di coloro che si augurano, al termine di questo momentaccio, che si affronti seriamente il rapporto tra Stato e Regioni, almeno in riferimento alla più corretta ed efficiente gestione della tutela della salute collettiva. Anzi, è questa la sorpresa più bella che vorrei potesse venir fuori dall’uovo di questa Pasqua (e quindi dalla pandemia): la revisione del Titolo V° della Costituzione. (E dire che alla vigilia della scoperta a Codogno del COVID-19 una delle questioni più scottanti dell’allora Governo in carica era la richiesta dell’autonomia differenziata di Lombardia, Veneto ed Emilia & Romagna. Altro che “autonomia differenziata”!).
Ma fatemi dire quello che penso. Penso che (e chi mi segue sa bene quel che penso) in materia di tutela della salute pubblica e collettiva (art. 32 della Costituzione) il potere decisionale (che è anche un potere di valutazione e controllo e responsabilità) spetti allo Stato. E che soltanto lo stravolgimento interpretativo e gestionale del Titolo V°, strumentalizzato da logiche di parte, hanno, negli anni, provocato i guasti di cui oggi rischiamo di essere tutti vittime. L’ultima volta che ho avuto modo di riflettere sul tema è stato proprio alla vigilia dell’apertura della campagna vaccinale in corso, quando, sulla base delle riflessioni accumulate nel biennio, perentoriamente dissi: “ed ora non scherziamo, la gestione della vaccinazione sia nelle mani di uno solo” (alludevo al Governo).
Perché la questione centrale è questa. Ammesso che si possa raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge” (non tutti gli esperti sono d’accordo che l’obiettivo sia raggiungibile), bisognerebbe somministrare 84.342.495 dosi per vaccinare il 70% della popolazione italiana (2 dosi per persona vaccinata). L'ultima media mobile a 7 giorni di dosi somministrate ogni giorno in Italia è di 169.142. A questo ritmo ci vorranno 1 anno, 2 mesi e 19 giorni per coprire il 70% della popolazione. L’obiettivo del governo verrebbe raggiunto il giorno 7 giugno 2022 contro la previsione che ancora oggi dice: agosto 2021. E perché si torni alla vita normale (quella che tutti agogniamo), immunità di gregge o meno, il raggiungimento di quest’obiettivo (la vaccinazione del 70% della popolazione, senza differenza di età e/o di ruoli sociali) è imprescindibile.
Ma è difficilissimo raggiungere quest’obiettivo, se ciascuno continua a fare quel che vuole. Anzi con l’appropinquarsi della bella stagione il rischio è che la bagarre cresca.
Ma dall’impropria o opinabile “autonomia regionale” c’è da guardarsi non soltanto in riferimento all’oggi, ma anche per quello che ci aspetta (e che tutti aspettiamo con ansia): l’utilizzazione dei miliardi per l’attuazione del piano europeo di ripresa e resilienza. L’altro aspetto positivo di questa terribile esperienza che sta facendo cambiare il mondo (se noi, cittadini di questo mondo vogliamo davvero il cambiamento).
Su questo mi dilungherò molto nell’articolo dato al mio editore per il numero primaverile della rivista che accompagnerà le festività pasquali; e scoprirete che già dall’ottobre scorso la Regione Abruzzo ha inviato al Governo il programma regionale per l’utilizzazione dei fondi previsti (più di nove miliardi, per “noi”), con 74 schede operative (?). L’abbiamo saputo, grazie all’attenzione dei colleghi del giornalismo on-line (ReteAbruzzo e Sulmonaoggi, che ringraziamo) qualche settimana fa e la tragedia non sta soltanto nel fatto che, a guardare gli atti già pubblicati nel sito della Regione si scopre che è stata svolta anche una formale “partecipazione” sulle proposte, quanto nella circostanza che, nonostante gli avvisi (?) pochissimi siano stati i Sindaci coinvolti (soltanto quelli dei capoluoghi di provincia), come se questa regione non fosse, com’è, plurale, disarticolata, squilibrata e non avesse bisogno di un intervento forte, trainante, capace di fargli riprendere un minimo di speranza per una possibile futura prospettiva di sviluppo che dia una ragione, a quei pochi ragazzi che ancora ci sono rimasti che un progetto di vita qui è possibile.
Marsilio & C. hanno fatto tutto alla “chitichella”, come si usa dire. Come se fossero fatti propri. No, sono “fatti nostri”. Ci sarà tempo per rimediare? Qualcuno dice di sì, io ho i miei dubbi. Ne riparleremo. Buona Pasqua.