Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#53 - 01/03/2021

Ci aspetta la seconda Pasqua "blindata"

Checché ne dicano (Salvini ed altri, in questo Governo nato per garantire comportamenti di “responsabilità”, condizione necessaria per avviare la “ripresa”) ci avviamo verso la seconda Pasqua condizionata, nei comportamenti e soprattutto negli spostamenti di ciascuno.
La colpa è dell’insufficienza della quantità di vaccini che ci avevano fatto credere sarebbero stati disponibili. E tutti coloro che avevano voluto immaginare una situazione diversa, “obtorto collo”, è bene che si ricredano (senza alimentare polemiche strumentali, fomentare dissensi e divaricazioni sociali ingiustificate, perché nessuno vuole soffrire più di quanto non stiamo soffrendo, oramai da un anno, anzi tutti siamo “stanchi” di una condizione che non ci piace: ragazzi, giovani, uomini e donne di mezz’età, anziani, fragili e non; e le polemiche, le strumentalizzazioni, in qualche misura, sono causa integrante di questo momento così difficile).
Da tempo ci avevano fatto credere al miracolo dei vaccini pronti e disponibili in tempi rapidissimi, fin dall’estate scorsa. Chi invitava alla prudenza e al realismo è stato additato come iettatore, uccellaccio del malaugurio, menagramo; e alla “prudenza” si è risposto con la “voglia di uscire”, “voglia di aperitivi” di pranzi o cene nei ristoranti, di ritorno alle risse (tra contrapposte tifoserie, fuori dagli stadi; negli spazi più significativi delle grandi città a Roma, Firenze, Napoli, soprattutto i ragazzini “stanchi della DAD…”). (Ricordate il 21 dicembre dell’anno scorso? Ponevo, su questa rubrica, una domanda, a mio modo, retorica: “Una rondine non fa primavera, una primula farà l’immunità?”. Arcuri (oggi praticamente più fuori che dentro il suo ruolo e le sue funzioni) aveva già presentato il logo per le immunizzazioni di massa, come fosse sufficiente a garantirla. Infatti all’epoca quella sembrava essere una risposta capace di calmierare un clima crescente di insoddisfazione dei modi di fare di un Governo preso da mille problemi che annaspava e che tentava di regolamentare un rapporto problematico, soprattutto con i poteri regionali scalpitanti e inclini a soddisfare attese di libertà individuali per troppi mesi condizionate da chiusure e lockdown insopportabili. Ma sinceramente, chi ci ha creduto?).
Non poteva essere. E la stessa Unione Europea presto ha dovuto convenire che la quantità di vaccini necessari per scavalcare l’emergenza pandemica, anche prima dell’insorgere della cosiddetta “variante inglese” (e le successive…) erano una “chimera” (altro che “primula”!).

La quantità di vaccini necessaria è insufficiente. Ora l’Europa, di concerto, accoglie la proposta di Draghi di farceli produrre (da terzisti, come dicono gli esperti), con la prospettiva di impiantare un sistema industriale che, per un futuro al quale faremmo bene a pensare, ci metta nella condizione di acquisire brevetti e produrne direttamente per il fabbisogno nazionale. Ma anche quando le dosi a disposizione saranno tali da poterci consentire vaccinazioni massive, un sistema integrato di servizio sanitario e civile dovrà essere nella condizione di iniettarle, senza macroscopiche e contradittorie istantanee regionali dalle quali, come leggiamo in questi giorni, l’Italia presenta molti, troppi punti oscuri tra chi è già in grado di operare al 100% delle risorse e chi non riesce ad andare al di là di un minimo dovuto (perché, per esempio, fatto un “accordo quadro” nazionale tra Ministero della Salute e Medici di famiglia, in alcune Regioni l’accordo è già operante, mentre in Abruzzo no?).

La pandemia ha stroncato gran parte delle attività produttive del Paese. (In questi giorni il Dott. Aldo Ronci ci ha fornito del quadro esauriente della morte di imprese in Abruzzo tra il 2014 ed il 2019!). E’ verissimo; tant’è che una delle ragioni per la quale s’è dovuto cambiare passo al Governo nazionale c’è la spesa del cospicuo pacchetto di miliardi che serve a rimettere in piedi un sistema produttivo stremato.
Ma questa è la fase successiva che segue (deve seguire) la cessazione del contagio, in presenza del quale è inutile farsi film impossibili, peggio, trasformare in film da vedere, semplici aspettative ovvero comprensibili e condivisibili speranze.
Ragion per cui, calma; ragionevolezza, comprensione e disponibilità a farsi carico del bisogno di valutare sempre l’impatto delle azioni di ciascuno sulla vita degli altri. Questo monito (al quale facevo già riferimento quindici giorni or sono) vale sia per i comportamenti individuali che per quelli propri delle Istituzioni. (Torno a ripetere che quando tutto questo sarà un ricordo, il Titolo V° della Costituzione dovremo riscriverlo. Oggi non può funzionare più così, anzi rischia di essere dannoso).

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