Molte chiacchiere e tanti problemi.
Ma le responsabilità di chi sono?
Non credevo proprio di dover tornare a trattare argomenti già affrontati diversi mesi or sono.
Ma siccome spesso ho la sensazione di parlare da solo, rieccomi.
Di fronte alla recrudescenza dei contagi, nei giorni scorsi, sul fronte del dipartimento di prevenzione, abbiamo dovuto registrare potenziamenti di organico sia a L’Aquila (dove si lamentano da tempo carenze di personale e strumentazioni, soprattutto in rapporto alle disponibilità esistenti a Pescara) che ad Avezzano, mentre a noi è toccato soltanto un macchinario che, al ritmo di 25 al giorno, “processa tamponi” (e le virgolette non sono né eufemismo, né polemica) ed accerta l’eventuale negatività della persona interessata, al contrario, per quanto riguarda eventuali dubbi di positività, l’esito è rimandato a Teramo o a L’Aquila, con la necessaria “sospensione” di diagnosi. (Cosa significa? Significa che se io vado in Ospedale per un trattamento diagnostico, se ne ho bisogno, sarò regolarmente ricoverato, se negativo; al contrario sarò inviato a Teramo o a L’Aquila se “dubbio”. Per carità, meglio di niente, se tutto accade celermente.
Ma è davvero questo quello che da mesi si richiedeva, da Sulmona, per i bisogni del territorio?
Viste le reazioni, mi sembra di aver capito di no).
Leggiamo nel contempo che il direttore generale della ASL, Testa, ci dice di non farci prendere dall’emotività e di seguire i comportamenti dettati nelle disposizioni vigenti. Perfetto. Purché non “ci prenda” il COVID, ha osservato qualcuno. Che ne dice il direttore?
La verità è che da fine giugno stiamo dicendo che le difficoltà che avevamo registrato nel periodo che è andato da fine febbraio a luglio a causa delle carenze di personale, strumentazioni e presidi territoriali (in presenza dei quali, evidentemente, il rispetto delle raccomandazioni di comportamento individuale avrebbe certamente potuto sortire effetti più efficaci) avrebbero dovuto essere colmate. Ed avevamo tutto il tempo per farlo. Lo abbiamo detto, chiaro e forte, al termine della fase1; avvertendo il bisogno di non rischiare di ritrovarci, in autunno, con gli stessi problemi irrisolti. Anche perché, dicevamo, in autunno, oltre al tracciamento dei tamponi avremmo dovuto provvedere alle vaccinazioni ordinarie. E le carenze di personale, nel dipartimento di prevenzione, avrebbero appesantito oltremodo una situazione già non facilmente gestibile. (In questi giorni se si passa per Via Gorizia, a Sulmona, gli assembramenti di chi è in attesa di effettuare il vaccino ordinario meriterebbero un’attenzione particolare da parte delle forze dell’ordine, perché contrari alle norme di comportamenti collettivi raccomandate dal Governo!). Dicevamo noi, queste cose, raccogliendo anche le indicazioni che venivano dai medici di famiglia che non senza motivo, all’epoca, tentarono di avviare tavoli di discussione per l’attivazione di “case della salute”.
(Sto parlando soltanto di vicende, documentate, di casa nostra; vicende delle quali si è parlato, è vero, ma, come vediamo, inutilmente. Evidentemente la Regione o non si è spiegata bene, con Testa; ovvero si è disinteressata del tutto al problema - forse perché distratta dalla vicenda Febbo e dal rischio dell’apertura di una incredibile crisi dei rapporti tra FdI, Lega e FI -. La ASL da parte sua, cioè il suo direttore generale, evidentemente non ha dato, con la necessaria forza, agli uffici le indicazioni giuste per le risposte operative attese dal territorio. Ed oggi ci raccomanda pazienza per disguidi ed attese telefoniche! Mi viene la tentazione di aggiungere: lasciamo perdere!).
A farla breve: l’incidenza dell’epidemia è ripartita alla grande. La App “IMMUNI” non ha funzionato e non funziona né qui, né altrove e ora anche i membri del Comitato tecnico scientifico, a livello nazionale, se ne lamentano. Anzi, quando e se funziona (fidatevi, lo affermo anche per esperienze dirette) aggiunge problemi al problema. Sull’utilizzo del MES, che tra l’altro darebbe al Bilancio dello Stato ad interessi di ristoro bassissimi, una disponibilità di risorse finanziarie utili per sostenere le spese per personale aggiuntivo che pare sia diventata la carenza sanitaria più urgente su tutto il territorio nazionale, siamo forse arrivati ad uno scontro politico nel Governo che potrebbe anche generare (Dio non voglia, proprio ora) una “crisi” al buio. Sull’impiego dei posti-letto di terapia intensiva ho la sensazione che si faccia soltanto demagogia (perché un posto di terapia intensiva oltre ai respiratori, per essere funzionale, necessita di personale medico e di assistenza infermieristica che evidentemente non c’è, perché il problema fondamentale dell’oggi è la carenza di personale ed è stucchevole sentire quotidianamente raccontare dei respiratori acquistati o donati perché non si sa cosa farsene!).
Cosicché, oggi, per un verso sentirsi “discriminati” dalla nostra stessa ASL (a L’Aquila ed ad Avezzano arriva il personale di rinforzo, qui non si riesce nemmeno ad ottenere l’assegnazione di una unità al dipartimento di Igiene e Prevenzione) per altro verso doversi sopportare il paternalismo di chi ci raccomanda fermezza e pazienza (quasi fossimo immaturi in fase di crescita…) francamente, sembra eccessivo.
Di chi la responsabilità di tutto questo? Di livelli locali della dirigenza sanitaria, dei responsabili ASL o della Regione? La chiudo qui. Sinceramente attendo risposte.