Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#43 - 12/10/2020

Non accadrà, ma se dovesse scoppiare la crisi alla Regione...

Mentre siamo qui, tutti a lottare contro la temuta (ma anche prevista) ripresa d’autunno della pandemia; mentre siamo in ansia (ed in qualche modo condizionati) dalla strana campagna elettorale americana (finirà anche questa), che incide sulla gestione delle vicende mondiali, tant’è che anche il Consiglio d’Europa pare sia in surplace sulle misure finanziarie attese (recovery ed altro), torniamo alla miseria della quotidianità abruzzese che non è affatto tranquillizzante.

La batosta elettorale che il centrodestra ha registrato a Chieti e ad Avezzano al momento legittimerebbe l’idea che alla Regione possa avere brutte ripercussioni (la Lega pare abbia formalizzato a Marsilio la richiesta di “dimettere” dalla Giunta, Febbo: sarebbe l’apertura della crisi).
Personalmente non credo che possa accadere, ma non si sa mai. Marsilio, al momento, sta nell’ombra. Ma in campagna elettorale ha dovuto (obbligatoriamente) svolgere il ruolo di garante dei candidati a Sindaco sonoramente bocciati dall’elettorato, candidati che la Lega ha imposto, nonostante le spaccature della coalizione emerse con chiarezza prima e durante la campagna con liste contrapposte, spaccature che al secondo turno si è tentato di sanare (ovvero si è voluto tentare di dare la sensazione che potessero essere sanate. Ma i secondi turni elettorali, ora lo sappiamo bene, sono tutt’altra storia, rispetto al primo turno! E chi fa finta di non saperlo, o non è adeguato al ruolo politico che riveste ovvero gioca “storto”). Ma tant’è. Oggi questa è la situazione.
Chieti ed Avezzano, con il ritorno di Sindaci di centrosinistra, unitamente alla situazione di L’Aquila (dove una crisi è aperta da tempo, anzi, se Biondi non la risolve, si incancrenisce) non dovrebbero lasciare tranquillo il Presidente che facilmente potrebbe ritrovarsi senza una maggioranza numericamente utile a “tenerlo in piedi”. Ecco perché lui ora non parla. Aspetta di vedere come potrà evolversi questa situazione pesante e difficile.
Ripeto: personalmente non credo che la Lega voglia ritirare il suo sostegno a Marsilio. Anche perché di questo difficile momento pare che si stia discutendo a Roma tra Salvini, Meloni e Tajani che eventuali “vie d’uscita” (capaci di rabbonire le scontentezze dell’oggi) sono in grado di trovarle. E’ un metodo antico che però funziona (ancora?).

La verità, più nuda e cruda, tuttavia, è che la vicenda abruzzese scoperchia una (proverbiale) “pentola” che si vuol far credere contenga la preparazione di una buona pietanza, quando ciò non soltanto non è dato, ma addirittura è proprio inesistente.
L’aggregazione Lega-FdI-FI non è una proposta politica omogenea e la vicenda elettorale della quale ci occupiamo ne è la dimostrazione palese. E’ un aggregato, appunto, rinato, dopo la crisi di FI, intorno ad un Salvini superstar che fino a qualche mese fa chiedeva voti per il riconoscimento dei pieni poteri e, come la più recente evoluzione della politica nazionale ci ha insegnato nell’ultimo quinquennio, rischia di ritrovarsi con il proverbiale “pugno di mosche” nelle mani. Francamente: questo non è soltanto un problema abruzzese, ma uno dei problemi del quadro politico nazionale. (Ma di questo, ora, non è il caso di parlare. Torniamo a noi).

Non voglio essere frainteso e, a scanso di ogni equivoco, voglio dirlo con chiarezza: io ero, sono e resto politicamente avversario di questo schieramento. Tuttavia, per il momento, guardando alla situazione abruzzese e a nostri più immediati interessi, mi auguro che la paventata crisi in Regione non si apra.
Troppe infatti sono le questioni sulle quali questo Governo regionale ha il dovere di render conto.
Il recupero di quelli che erano i fondi (stornati) del Masterplan; l’avvio del progetto del collegamento ferroviario veloce Pescara-Roma (progetto annunciato in via definitiva in questi giorni e sostenuto da un finanziamento massiccio che riuscirà a realizzarsi nel giro di dieci anni circa ma che aspettiamo…da una vita); la riorganizzazione del sistema sanitario regionale, con lo spazio atteso, dall’assistenza territoriale, soprattutto quella degli Abruzzesi delle zone più interne; le ricostruzioni delle catastrofi causate dai terremoti (2009 e 2016) per infrastrutture e servizi, pubblici e privati, pensate alle scuole, per esempio; la partecipazione attiva al processo di rigenerazione (quando sarà) post-Covid con l’impiego delle risorse derivanti dall’UE, che i più si ostinano a definire “piano Marshall”, e che dovrebbero avere l’effetto di ridarci livelli occupazionali e produttivi capaci di assicurarci un futuro migliore di quello che oggi, faticosamente sopportiamo.

E’ chiaro che questa mini-agenda non è il risultato del lavoro programmatico della Giunta-Marsilio.
Sono questioni che ci portiamo dietro non da oggi, ma che necessitano di un riferimento istituzionale vero per essere sviluppate. Insomma il centrodestra non sarà capace di guidare la risoluzione di questi problemi, ma finché c’è una Giunta in carica, in Regione, c’è anche un sistema istituzionale (il Consiglio) capace di assicurare proposte e controllo di gestione nell’interesse di tutti gli Abruzzesi. Se scoppia la crisi sarà campagna elettorale. E questa serve certamente a contare i voti e forse anche a ribaltare i ruoli politici. Nel frattempo, i treni (le occasioni, le possibili soluzioni dei problemi…) passano; e, con questi, “la felicità”, di cui vagheggiava, alla fine degli anni settanta, Lucio Dalla in una stupenda ed indimenticabile canzone: “ah, felicità, su quale treno della notte viaggerai, lo so che passerai, ma come sempre in fretta, non ti fermi mai”.
Quindi: il centrodestra è in crisi, per acclarata incapacità di disegno politico?
Abbia il coraggio civile di ammetterlo. E, per la tutela degli interessi urgenti degli Abruzzesi, chieda aiuti di ideazione e di gestione. I conti si faranno a tempo debito, quando i progetti importanti saranno passati alla fase esecutiva che comunque sarà lunga ed avrà bisogno non di risse (tra partiti o intrapartitiche), per essere realizzata e per disegnare, appunto, il “nostro futuro”.
E’ una prospettiva che riguarda il centrodestra d’Abruzzo, certamente, ma che può anche interessare altri raggruppamenti in evidente stato di crisi: il M5S, per esempio, che molti, qualche anno fa, hanno ritenuto (a Roma e qui, da noi) la panacea della crisi politica nazionale! Altra illusione di cui certamente parleremo.

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