La notte di San Lorenzo
E così il COVID (inteso come infezione alle persone) è tornato materialmente a manifestarsi anche nelle zone nostre, tra Sulmona e Pratola Peligna. Oltreché a Pettorano sul Gizio, per l’arrivo di un gruppo di immigrati.
E’ una cosa seria, alla quale dobbiamo dare la massima attenzione perché non ci vuole molto a scoprire (tra qualche giorno, speriamo di no) che i contagiati hanno avuto contatti che si sono propagati in lungo e in largo.
Certo, dovremmo parlare di altro, in questo “caldo” pre-Ferragosto, alla vigilia di una delle notti più attese dell’anno, la notte dei desideri, “la notte di San Lorenzo” (se le stelle stanno ancora a guardarci!).
Dovremmo parlare del 14 settembre, per esempio, giorno nel quale è previsto il ritorno a scuola degli alunni; dei progetti che si vanno allestendo per l’impiego del Recovery fund; della paurosa difficoltà economica delle “nostre” piccole e medie imprese, a seguito dei problemi di questi mesi, del come affrontarli per imboccare vie di ripresa non facilmente percorribili; di un’assistenza sanitaria che deve a sua volta ancora riprendersi dal “blocco” delle attività ordinarie, scioccate dalla “paura” dei mesi di marzo e aprile scorsi (e a proposito, del MES non se ne parla davvero più?! A mio modestissimo avviso questo sembra inconcepibile. Se fossi un Sindaco in carica di questo territorio mi ribellerei con tutte le mie forze a questo colpevole silenzio!). Magari dovremmo parlare del metodo che la Regione vuole utilizzare per far partecipare, noi cittadini della periferia, all’elaborazione del piano di sostegno e di ricostruzione del tessuto socio-economico che la pandemia ha aggredito, rispolverando vecchi problemi e brutte diatribe tra il Nord ed il Sud di questo Paese, con gli effetti negativi oramai condivisi dall’opinione pubblica nazionale: la pandemia scatenata al Nord ha “scaricato” nel Sud il peggio delle conseguenze.
Oggi dovremmo affrontare questi argomenti, tentando di dare anche un contributo positivo alle questioni che derivano dal ritorno dell’ondata migratoria (come gestire in sicurezza questi eventi al riparo da “arrivi” privi di diagnosi acclarata o comunque in assenza di assistenza e controlli adeguati), ondata migratoria che nelle settimane scorse ha tanto fatto “tremare” non soltanto i cittadini di Pettorano sul Gizio, ma anche di altre zone dell’Abruzzo. Oggi dovremmo affrontare questi argomenti, invece…
Vedere, in TV, che il Presidente Marsilio, al Quirinale, di fronte a Mattarella, toglie la mascherina (uno dei pochi, mi è sembrato), non è affatto bello. Leggere che il contagio non arriva soltanto da Ponte d’Arce (Pettorano e migranti, per i quali il “nostro” Presidente, “Salvini dipendente”, non va al di là della richiesta del blocco navale!) ma da una dipendente dell’Ufficio Tributi del Comune di Sulmona, ovvero dall’ipotesi di un compleanno di bambini svoltosi all’aperto; assistere alle affollate e non controllate serate per Corso Ovidio, ovvero sulle spiagge o sulle strade dell’abituale movida pescarese e non, sinceramente fa cadere le braccia. Ma non perché alcuni sfortunati corregionali (ai quali facciamo gli auguri più sentiti di pronta guarigione) contraggano il virus, quanto perché questo è l’effetto di comportamenti sbagliati che personalmente denuncio e dichiaro di non poter condividere.
In altre parole penso che nella fase che viviamo il controllo sia venuto meno; il “negazionista” (preterintenzionale?) Bocelli (non se l’abbia a male), non può sentirsi “umiliato e depresso” perché per più o meno sessanta giorni è stato attento, come tutti, a muoversi (e per lui sarà stato, certamente, meno faticoso di tanti altri!). Leggere dalle cronache del quotidiano “Il Tirreno” che a una mamma che chiedeva il rispetto delle le distanze dalla figliola immunodepressa, quindi a rischio, la risposta sia stata: “portatela a casa, qui il COVID non c’è”; oppure sentire, dal un TG nazionale, un adolescente rispondere al giornalista che la mascherina la porta, perché “va de moda” quanto al Covid “la debbono finire di stressarci, perché il Covid non c’è, lo hanno inventato i politici per tenerci sotto controllo”, viene da dire che non meritiamo niente, né gli aiuti economici che tentano di tenere a galla le situazioni difficili di tutti, né gli applausi e i riconoscimenti per gli “eroismi” che internazionalmente ci vengono riconosciuti, essendo stata l’Italia uno dei Paesi europei più clamorosamente colpito dalla pandemia ancora in atto anzi in vertiginosa ripresa (oggi, nel momento in cui scrivo, leggo che siamo a quota 400 contagi, e che RT super il valore di 1 in 11 regioni: la quota più alta dalla fine del lokdown, appunto). E lo vediamo tutti, se non giriamo la faccia da un’altra parte per far finta di non vedere, non capire, non sentire (ricordate le proverbiali “tre scimmiette”?).
La verità è che ho la sensazione che la situazione stia davvero degenerando; e che la politica politicante (quella peggiore, fatta di slogan demagogici e privi di ogni proposta) stia prendendo il sopravvento e che tutti i sacrifici fatti potrebbero non produrre effetti e le difficoltà che abbiamo di fronte potrebbero aggravarsi e travolgerci. Mi auguro assolutamente di no.
Mi auguro, al contrario, che ciascuno faccia bene il proprio dovere. A partire da me, da noi cittadini i quali, vedendo comportamenti sbagliati, incominciamo a richiamare l’attenzione chi di dovere al rispetto delle minime norme di sicurezza. Per passare alle forze dell’ordine che tra marzo ed aprile ci fermavano e volevano accertarsi della ragione documentata per la quale stavamo fuori di casa, per andare dove e fare cosa. Ovvero, di fronte a risposte evasive, elevavano contravvenzioni salate. Certo era una situazione del tutto diversa. Ma se per salvaguardarci abbiamo bisogno di un ferreo controllo, ben venga questo, per la salute di tutti.
Quindi al Governo: al Ministro dell’Interno, innanzitutto, perché assicuri vigilanza e controllo, ai Ministri della Salute e dell’Istruzione perché garantiscano il corretto funzionamento dei reciproci dicasteri e delle funzioni loro affidate: dai nuclei centrali alle più lontane periferie. Al gabinetto della Presidenza del Consiglio perché, raccogliendo la sintesi del dibattito che in questi mesi si è riaperto sui rapporti tra Stato e Regioni, utilizzi tutti i poteri che (nonostante gli equivoci e le tensioni derivanti dai rapporti tra le forze politiche) dalla Costituzione gli sono riconosciuti e sono conclamati. Il Presidente Mattarella glielo ha ricordato qualche giorno fa. Alle parti sociali (sindacali e datoriali) che hanno il reciproco e forte interesse ad erigere un progetto (bello e forte, come quello enfatizzato per il ricostruito Ponte di Genova) che nei tempi necessari (che non potranno essere brevi) produca effetti per i quali il sistema-Italia si rimetta in carreggiata e ricominci, come negli anni cinquanta del secolo scorso, a crescere, crescere, crescere, fino a far gridare al mondo intero il raggiunto “miracolo economico italiano”. Questo mi auguro.
Stanotte dovremmo vedere (se esistono ancora) le “stelle cadenti”. Da bambino mi dicevano di esprimere un desiderio, ché si sarebbe avverato. Ecco. Lo ho espresso con tutta la franchezza che mi è consueta.