“NOI” al tempo del coronavirus
Brevemente: “la peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…”. E questa è una citazione da “I Promessi sposi” (cap. 31, con il quale ha inizio il racconto sulla peste che nel 1630 si abbatté su Milano). La prendo dal web, che sta impazzando, in questi giorni sulla vicenda di quest’epidemia. E ne ho raccolto, proprio in momento in cui scrivo, un’altra di Claudio Velardi su Twitter: ”ma, dico io, @FontanaPres con la mascherina che senso ha, che messaggio devastante diffonde nel mondo? Ma allora sono proprio tutti matti, narcisisti e drogati di comunicazione. Che sfacelo”.
Ecco uno dei problemi di fronte al quale siamo in questi giorni tristi. Nel mondo in cui viviamo il web complica, certamente, cose che sono, come questa del coronavirus, già di per se stesse complicate. E non credo di dire una cosa non condivisa. Ma questo è soltanto “uno” dei problemi, secondari al momentaccio che attraversiamo. Un altro, infatti, è che la durata dell’epidemia, non può esser breve. A sentire gli esperti, infatti, pare che per poter utilizzare un vaccino utile ci vorrà un annetto, circa.
Mettiamoci l’anima in pace, quindi, come usiamo dire “noi” e cerchiamo di difenderci al meglio possibile, per limitare la massimo i danni. Evidentemente, ciascuno, dal virus, infatti, considerato che non dovrebbe essere letale, comunque ci porta a isolamenti e quarantene fastidiose e gravi, che generano problemi, soprattutto a chi come noi, ce ne ha troppi.
Al momento, del resto, anche in vista della Pasqua, che per “noi” significa turismo in entrata, l’epidemia rischia di portarci un mancato lucro che è la cosa che più di ogni altra dovrebbe farci preoccupare.
E se è vero, come pare, che il Governo potrà mettere in campo aiuti e sussidi straordinari, di origine nazionale ed europea per affrontare la condizione di svantaggio nella quale gli Italiani si trovano, altrettanto vero è che questi sussidi sono “straordinari”, limitati e irripetibili. Allora?
Considerato che il turismo è una delle poche certezze di PIL per gli Abruzzesi, con l’aiuto del potere pubblico locale (Regione ed Enti Locali) perché non sforzarsi di mettere in circolo immagini, report che vadano nel mondo a far vedere “La nostra Pasqua” (riti, manifestazioni, luoghi), così da veicolare non solo le immagini straordinariamente negative (di questi giorni) ma quelle che più normali di noi… che tra l’altro, specie in queste ore nelle quali scrivo (ma, realisticamente, non sa mai, meglio star zitti), da un’ipotesi di contagio diffuso siamo molto, ma molto lontani!.