I progetti della Fondazione Symbola
Scorro le notizie di queste settimane (dalla carta stampata a quelle dell’informazione on-line) e voglio soffermarmi su quella che sembra essere una possibilità concreta, capace di approdare ad un’iniziativa di impresa economicamente produttiva, per la quantità degli Enti coinvolti ed interessati (27) e per il capo fila della “rete”, la Fondazione Symbola.
Mi sembra di aver capito che oggi (17 Febbraio) dovrebbe concretizzarsi la progettazione di un cartellone unico di eventi che, partendo dall’Abbazia celestiniana, sia capace di “mettere” in rete risorse diverse, con ottica interdisciplinare, per valorizzare il patrimonio dei giacimenti storici, culturali, ambientali di buona parte dell’Abruzzo interno.
Presentando l’evento la sindaca di Sulmona si è detta “convinta” di essere sulla strada giusta per il raggiungimento di quest’obiettivo. E mi sembra difficile darle torto. Lo “sponsor” (per modo di dire) cioè il motore della “rete” (Symbola) è affidabile e di tutto riguardo; le possibilità di offerta di “cultura” ci sono e sono spendibilissime, autorevoli e accattivanti; le disponibilità finanziarie, per sostenere l’avvio di un’impresa potrebbero essere un fatto concreto (ricordate che qualche giorno fa invitavo tutti a “fare qualcosa” per difendere i traguardi “tagliati” su quest’argomento?).
Quindi ok. Auguriamoci che questa giornata si concluda con la nascita di uno strumento di speranza.
Ma soprattutto auguriamoci che le “beghe” della frammentazione di rappresentanza politica, negli Enti coinvolti (a partire da Sulmona per finire alla Regione) non facciano danni.
Non credo infatti di dire una cosa non condivisibile se mi permetto di sottolineare che l’unico vero impedimento al raggiungimento di questo obiettivo potrebbe essere la precarietà, l’approssimazione, la frammentazione, appunto, la debolezza della “cornice” di gestione della cosa pubblica nella quale questa lodevolissima iniziativa va a collocarsi. Non è vero, del resto, che un’impresa di genere, per manifestare i suoi benefici effetti, necessita dei tempi giusti per “cantierizzare” le opere necessarie sull’area territoriale interessata (a partire proprio dalla quella pedimontana del Morrone…)? E questo, come presupposto, necessita di una gestione politica stabile, ferma e capace di velocizzare al massimo i percorsi burocratici che di per se stessi non sono semplicissimi? Stop. Mi fermo qui.
Oggi voglio “pensare positivo” e scaccio le ombre che rischiano di oscurare questa prospettiva di speranza.