Siamo nel "Venti/Venti"
E’ fatta. Siamo arrivati al “venti-venti”, un anno atteso, vagheggiato, per tante ragioni, in qualche modo “profetizzato”. Da quanto tempo siamo in ansia per questo appuntamento!
Almeno noi di una certa generazione, quella che ha sognato, fin dall’adolescenza, “il duemila” (con interesse, trepidazione, curiosità); noi che, come molti, si sono sempre occupati di democrazia reale (dal di dentro delle Istituzioni, nei partiti e nei sindacati), di formazione ed educazione, credendo nell’Europa come strumento di riscatto, felice lascito delle generazioni passate, cresciute negli anni bui delle guerre, degli stermini, dei genocidi e delle discriminazioni del diciannovesimo secolo. Questo traguardo, allora lontanissimo, ha alimentato speranze, ipotizzato un mondo totalmente nuovo, supportato progetti – tra i tanti mi torna in mente “Horizon2020” -. Progetti capaci di cambiare davvero le cose per effetto delle numerose “agende” dettate: formazione, economia, giovani, ecologia…
Poi, non più tardi dieci anni fa, abbiamo anche trepidato: come arginare la crisi finanziaria che gli USA scaricavano su tutti noi, sugli Europei, evidentemente provocando l’avvio di una politica di restrizioni ed austerità finanziaria che ci ha fatto (e ancora oggi, ci fa…) soffrire, che ci ha depressi; tuttavia non ci ha fatti annegare.
Quanti comportamenti attesi, da parte degli Stati d’Europa, teorizzati nei documenti di Lisbona, tutti finalizzati a “farci essere migliori”, da tutti i punti di vista: più competenti, più seri, più stabili, nella gestione dei Governi locali, più bravi ed affidabili. (A proposito, ma che fine hanno fatto tutti quei “buoni propositi” che avevano proprio in questo anno 2020 un traguardo segnato di novità? Questa certamente è una delle cose che personalmente contesto alla classe dirigente dell’UE: non aver trovato il modo – parlo di strumenti operativi- per controllare la coerenza degli singoli Stati, rispetto ai comportamenti attesi in quei documenti che ci facevano intravedere un mondo profondamente diverso da quello nel quale oggi ci arrabattiamo non senza difficoltà).
Ma quest’è. Ora ci siamo. E gli astrologi continuano a farci preconizzare un anno di svolta, per i singoli e le collettività. Provvidenza a parte, penso che in fin dei conti i presupposti ci sarebbero, per farci migliorare.
Anche il Presidente Mattarella lo ha sottolineato: abbiamo risorse ed opportunità utilizzabili. Certo, occorre coraggio e responsabilità personale per avviare quel processo di cambiamento che ciascuno chiede. Bisognerà individuare una classe politica dirigente disponibile a raccogliere il nuovo che intravediamo all’orizzonte; e ciascuno potrà trovare il modo di vincere la propria battaglia personale e a fare di questo 2020 l’anno da ricordare per le novità che sarà capace di darci. Dovremo metterci molto del nostro, s’intende; dovremo credere alle scommesse. Ed essere coerenti: sapere quello che vogliamo ed individuare gli strumenti attraverso i quali riusciremo a farcela. Auguri.