Le "stranezze" del Federalismo contemporaneo.
Dalla salute alla giustizia.
In questi giorni emerge una proposta di “autotutela” dei Tribunali abruzzesi, da tempo, oramai, in “proroga di sopravvivenza”; e la Regione sembra volerla benedire.
Invece di riorganizzare la gestione della giustizia sul territorio con una parziale o totale soppressione di alcuni Tribunali, noi Abruzzesi ce li “speseremmo” con l’autotassazione: pare 1€ pro-capite da versare nelle casse degli Enti Locali interessati.
Sulle prime, confesso, di aver avuto un atto di stizza, dentro di me. Io che, per fatto anagrafico, mi porto dietro l’esperienza e la stagione delle “Libere Università” (a Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo), con le successive, terribili e logoranti battaglie per la loro “Statizzazione”, dopo lunghi decenni non avrei mai potuto pensare di…tornare all’antico. Meno che mai, in questa seconda decade del terzo millennio, quando il dibattito sul federalismo si snoda, tra Nord e Sud, alla ricerca delle difficili clausole di tutela e salvaguardia che consenta, eventualmente a noi, Mezzogiorno del Paese, di vedersi garantiti i diritti costituzionali dei minimi livelli di prestazioni (tutti ancora da definire in maniera puntuale e non generica).
(E non credo di esagerare se ricordo a me stesso di aver scritto, tempo fa, che forse, tra le ragioni mai dichiarate e riconosciute della crisi del Governo Lega-5S c’è stata la querelle sulla definizione del federalismo richiesto dal comparto territoriale Lombardo-Veneto e quello realisticamente possibile oggi, nella situazione socio-economica nella quale il Paese vive).
Tuttavia gli avvocati del foro di Avezzano, nel tentativo di dare un contributo alla definizione del ruolo dei “Tribunali in bilico” hanno pensato di formalizzare la proposta dell’autotassazione. E Marsilio sembra averla raccolta!
Non rappresento nessuno, ma mi sia consentito di esprimere dubbi, perplessità, meraviglia.
E’ forse arrivato il momento di apportare cambiamenti sostanziali alla Costituzione?
Se sì, vogliamo aprire un dibattito serio, ampio, complessivo, soprattutto esplicito sul tema?
Insomma quale riteniamo che debba essere il ruolo dello Stato nei confronti dei cittadini italiani, rispetto alla garanzia di servizi essenziali ed irrinunciabili?
Fino al 1980, per esempio, l’assistenza sanitaria ospedaliera garantita ai cittadini italiani era per lo più privata.
Poi, in forza del dettato costituzionale, lo Stato ha assunto l’onere della gestione diretta anche dell’assistenza di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.
E questa è stata anche la “storia” per il sistema di istruzione e formazione i cui spezzoni o tronconi, nei decenni, dall’Unità ai giorni nostri, sono rifluiti tutti o quasi, a carico della spesa pubblica.
L’Italia di oggi non può prendersi più questi “lussi”? (Perché di un “lusso”, stiamo parlando, se è vero che il nostro, per esempio, è uno dei pochi e rari Paesi, al mondo, che può vantare un welfare di questi livelli).
Oggi non è più possibile? OK. Si abbia il coraggio di porre seriamente e compiutamente la questione; e, secondo le procedure consolidate nella Carta Costituzionale, si ridisegni il quadro del sistema sociale nazionale.
Marsilio e la Giunta regionale facciano attenzione. Ricordare, con tutto il rispetto, che nell’Agenda che mi permisi di definire all’atto del loro insediamento, misi in evidenza la questione del neo - “federalismo”.
Se gli esiti dovessero essere questi la delusione sarebbe fortissima. Così siamo bravi tutti a governare!
E queste riflessioni valgono anche per l’organizzazione sanitaria. E’ vero, assessore Verì? Cambiamo tutto, aveva detto. Ora pare che, sostanzialmente, non cambi nulla.