Parliamo di cose concrete!

di Andrea Iannamorelli

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#16 - 11/11/2019

I numeri di Aldo Ronci: Sulmona e Valle Peligna, l'"Ilva" di casa nostra.

C’è “…necessità di infrastrutture, di strutture, di investimenti, di adeguati servizi sanitari, scolastici e dei trasporti, del Tribunale, la presenza e la permanenza di numerosi altri presidi locali ed altro…”, ha scritto in questi giorni il ricercatore (e prezioso analista) Aldo Ronci, come suggerimento, per far uscire il territorio peligno dalla morsa della miseria (disperazione, degrado, abbandono) che vorticosamente si materializza nel quinquennio che stiamo vivendo (2014-2019).
E la tragedia è che non è la prima volta che ce lo dice; e non è il solo a parlarne. Anche se quello che afferma ha un valore di livello più alto: è un commento a studi scientificamente incontestabili (anche se nel passato, ma c’era di mezzo una campagna elettorale, qualcuno ha tentato anche di apostrofarlo in maniera negativa!).
Aldo Ronci ha il pregio dello studioso dei fenomeni demografici ed economici. E non ha nemmeno la presunzione di proporre analisi di tipo sociologico. Non è un “politico”. Raccoglie dati, li mette in fila, li analizza e li affida a chi dovrebbe utilizzarli.
A proposito, a chi? A chi ha il dovere (un tempo così si era abituati a fare) di valutarli, ricavando dai “numeri”, le indicazioni del senso di marcia da prendere, le azioni da mettere in campo, nel tentativo di invertire tendenze negative, per affrontare i problemi e risolverli.
A questo ruolo è deputata la classe dirigente del territorio (uomini e donne che fanno politica, eletti o nominati: nei Consigli Comunali, negli Enti, nelle Aziende o nelle Imprese pubbliche o private).
Ripeto un tempo così “eravamo” abituati a comportarci, anzi, noi che facevamo politica attiva, sistematicamente, chiedevamo un supporto conoscitivo a chi era bravo a leggere le situazioni con i dati oggettivi. Per capire. E tentare di evitare errori.
Ma questi comportamenti da tempo sono snobbati; a volte (come è accaduto anche per Ronci, lo ricordavo poco sopra, addirittura contestati).
Tuttavia ora, a mio parere, siamo al punto del non ritorno. Temo che quello che Ronci definirebbe il punto di rottura della struttura sociale è cosa fatta. Non si può far finta di non capire che, perdere, tra Sulmona e Valle Peligna, tre/quattro mila abitanti in cinque anni, sia soltanto una congiuntura sfavorevole, un momento transitorio dal quale usciremo felicemente e/o con qualche piccolo aggiustamento. No, perché il tempo che viviamo viaggia con ritmi di frequenza rapidissimi e chi corre e ti lascia indietro non ti consente di riprenderlo.
La mobilitazione (certo, di uomini e donne, ma soprattutto di idee) deve essere totale.
Ma il problema dei problemi forse è proprio questo: ci sono, in giro, idee da mobilitare?
Soprattutto: è possibile la ricerca di idee lontane dalla coltivazione di interessi minimali e “piccoli”, per non dire egoisticamente individuali?
Tuttavia, perché si è giunti a tanto? (E qui non mi troverete disponibile a fare un elenco di capri espiatori; non lo faccio per costume, non l’ho mai fatto, tanto meno scoprirei oggi l’interesse a farlo!).
Mi limito a dire, pertanto, che si è giunti perché da qualche decennio, oramai, manca un disegno, un progetto politico capace di raccogliere, appunto, idee che possano trasformarsi in azioni, in fatti. Manca, a livello locale, s’intende, ma anche (se non soprattutto) a livello provinciale e regionale. E il censimento di coloro che sono stati (nel passato e lo sarebbero ancora oggi) disponibili a dare una mano, un contributo, ad elaborare proposte, dai posti giusti (quelli che contano), si è, nel tempo, ristretto e di molto. Magari questi pochi “scrivono”, dove possono, ma l’esito dell’ascolto è molto, molto basso. Irrilevante, per “la politica”. E quel che scrivono resta inascoltato, nemmeno “contestato”. Perché il livello e la qualità della comunicazione, nei tempi che viviamo condizionata dal web, ha questi esiti paradossali: si parla (o si scrive, è lo stesso) senza poter essere ascoltati. (Mi piacerebbe conoscere, infatti, quanti hanno “visto”, valutato e commentato, la cronaca di questi giorni che ha acceso le luci sull’assurdo…della “stazione per i Camper” ovvero sulla testimonianza relativa a “l’assassinio di Villa Orsini” …tanto per citare alcuni dati).
Intanto…la municipalità sulmonese lancia un questionario sulla pedonalizzazione del Centro-Storico! (Mi tengo per me la riflessione che ho fatto su questo!). Mentre invece personalmente mi permetto di suggerire che la risposta che si deve al territorio, di fronte al declino assoluto, è la mobilitazione di energie culturali e strumentali per sottoporre alla Regione i contenuti di una “vertenza dell’Abruzzo interno” che indichi obiettivi, mezzi e strumenti per uscire dal tunnel dell’oblio economico e sociale, in un periodo di tempo che necessariamente, per essere credibile, debba interessare i prossimi cinque/dieci anni.
Le campagne elettorali sono un’altra cosa. La povertà, invece, è ora e qui; e per sconfiggerla occorre tempo, senso di direzione di marcia e responsabilità.

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