Il paradosso della contraddizione
In queste settimane “la scuola” ha avuto un ruolo da protagonista nel nostro comprensorio.
Sulmona per tre giorni è stata invasa da ragazzi, docenti e dirigenti provenienti da ogni parte d’Abruzzo per vedere, conoscere, discutere la “scuola digitale”: #FuturaSulmona per “futuraItalia”. L’iniziativa dei due poli secondari di secondo grado, l’Umanistico ed il Tecnologico, che hanno accolto un progetto del MIUR, ha portato nel capoluogo peligno ragazze e ragazzi, in compagnia dei propri insegnanti, a conoscere ruoli ed esperienze legate al mondo della robotica, dei droni, dei simulatori di situazioni, ma anche arte digitale, di dibattito, selezione di buone pratiche per la didattica… in altre parole “il futuro”, quello in grado di far acquisire e diffondere la consapevolezza che internet va bene al di là di instagram e di whatsapp.
Pettorano Sul Gizio è balzato agli onori della cronaca nazionale, grazie ad Angela Zanatta, una ragazza diciannovenne del Liceo Scientifico che è stata insignita del riconoscimento di Alfiere del Lavoro dal Presidente della Repubblica, con una medaglia d’oro destinata a quelle eccellenze nazionali che si sono distinte per la media conseguita della maturità del trascorso anno scolastico.
E va bene. Anzi, benissimo. L’unico problema è che è stato inevitabile inseguire il pensiero che, per associazione delle idee, ci ha condotto a riflettere sulla condizione reale della “scuola nostrana” per lo più priva di sedi, perché inagibili, ovvero interdette per le rispettive funzioni da una valore di rischio sismico troppo alto la cui riduzione, oramai da un decennio o quasi, si lega a lavori da appaltare, quindi da realizzare, ma a fondi che sembrano sempre inadeguati (e più passa il tempo e più inadeguati saranno), ad incapacità burocratica a svolgere gare inattaccabili, sul piano giudiziario da chi, evidentemente, ha interesse a trovare “il cavillo” che magari consente di rientrare in corsa, quando e se ne è stato escluso.
E la generica “associazione delle idee” (piene di “dubbi”, in questo caso) ha avuto conferma e sostegno dalla mancata “integrazione di fondi” (800mila euro, da aggiungere ai 4,2 Milioni già stanziati) necessari ad “alzare” l’indice di antisismicità della sede del Liceo Classico, per cui sembra che il progetto debba essere rifatto d’accapo.
Insomma, non abbiamo fatta in tempo a gioire per l’apertura del cantiere alla Masciangioli, come pure gioimmo per il cantiere della Capograssi, non ci siamo potuti godere il ruolo copertina per la FuturaSulmona (tra parentesi, pare che la nostra sia stata la città più a sud dell’intero progetto nazionale: absit iniuria verbis, la racconto così come me l’hanno detta!...), non abbiamo fatto in tempo a gioire, dicevo, che siamo ripiombati nella triste realtà del quotidiano che viviamo e che invece di futuro ci riporta…al passato, o meglio, ci riporta… molto indietro. Perché a rifletterlo un po’, nella storia di questo nostro territorio, il passato non sempre è stato sinonimo di “arretratezza”, anzi. (A proposito di “scuola digitale”, perché non rivendicare che già dalla fine degli anni novanta, per effetto di progetti allora sperimentali, la Scuola Media Ovidio promosse gratuitamente corsi di robotica per alunni disponibili, in aggiunta all’orario ordinario delle lezioni, ad avvicinarsi alla nuova tecnologia?! O non è forse vero che a metà anni novanta fummo i primi, in Abruzzo, ad avviare i Corsi di educazione permanente per adulti bisognosi o di recuperare titoli di studio ovvero competenze professionali, per tentare di rientrare nel mondo del lavoro che li aveva già espulsi e che già risentiva della pesantezza della recessione nella quale da vent’anni circa oramai ci dimeniamo! E gli effetti di queste iniziative hanno prodotto, materialmente, la risoluzioni di problemi di persone a famiglie in difficoltà).
Certo il livello della capacità di gestione di questi e di altri momenti della vita collettiva in questi anni è quello che è. E la valutazione del “paradosso” ci deve essere concesso: ci piace che Sulmona sia il centro dell’Italiafutura ma, per carità, con l’occhio attento e vigile sul presente altrimenti rischia di essere una incomprensibile contraddizione.