Il contratto si è rotto.
E ora, se possibile, "Conte Due". Punto e a capo.
Potrei dire: come volevasi dimostrare. Mi ero preso la briga di dire che con un “contratto” non si governa il Paese. Chi mi segue sa bene che ho sempre sostenuto che senza una rete di alleati, in Europa, non si conta nulla e che il “sovranismo” diventa una trappola senza uscite, in Europa. E in meno di quindici mesi la strana coppia Di Maio/Salvini ha divorziato. Tutta colpa di Salvini, s'intende. Ha sempre fatto tutto da solo: il super Ministro Vice-presidente di un Consiglio nel quale ha tentato, in questo lasso di tempo, di surrogare, sostituire, contrastare tutti quelli che accennavano a dissensi con lui (Trenta, soprattutto, Toninelli, certamente, Di Maio medesimo), convìnto che per Governare sarebbe bastato far credere che i porti son chiusi, sbraitare contro l’UE, ripetere che avrebbe fatto una manovra di 50Miliardi, in debito, che avrebbe portato a casa, dopo le “leggi sicurezza” (una e due, nonostante i rilievi di Mattarella), anche Flat Tax, autonomia differenziata del Nord e altro.
Poi ci sono state le elezioni europee e lì ha incominciato a toccare con mano che una cosa sono le festanti ed oceaniche “orge” spiaggiate, con i messaggi demagogici da dj, tra un disco ed un altro, altra cosa è Governare il Paese. Soprattutto, penso che da Zaia e Fontana si è sentito ripetere che le autonomie differenziate del lombardo-veneto non potevano più attendere; dall’UE ha percepito che il Commissario italiano non avrebbe facilmente potuto essere nominato “contro” impostazioni condivise dalla Presidente Ursula von der Leyen, votata, tra gli Italiani, dagli eletti del centro-sinistra e dai deputati europei di 5Stelle.
A questo punto è andato fuori giri: ha detto che bisognasse tornare a casa, che si dovesse andare immediatamente a votare e ha chiesto, ai tifosi dei “selfie” in spiaggia, “pieni poteri”.
Ma qui ha dovuto fare i conti con la realtà istituzionale (che a Lui non piace tanto, s’è visto chiaramente come è stato in difficoltà nei dibattiti del 14 e del 20 agosto), realtà istituzionale di un Paese nel quale, finché c’è, il Parlamento conta e decide, se vuole.
Tutta questa vicenda è durata poco, si è consumata tra l’otto ed il ventotto agosto. Molti non potevano crederci, ma le cose sono andate così. E il Presidente Mattarella ha conferito un “nuovo” mandato all’avvocato Giuseppe Conte (contro il quale Lui aveva presentato una mozione di sfiducia, successivamente ritirata ovvero mai formalmente depositata (?), che il 20 agosto in aula, al Senato, lo ha attaccato senza peli lingua, perché in questo anno è cresciuto molto, ha imparato a far politica, ha conquistato simpatie europee e soprattutto ha catturato la disponibilità del PD a prendere il proverbiare coraggio a due mani e a tentare di vedere se si può costruire una esperienza di Governo che sulla carta ha un consenso parlamentare più ampio del fallimentare contratto giallo-verde, ma che, soprattutto sia un programma per una prospettiva di medio-lungo periodo che faccia fare alla legislatura il suo corso naturale). Il PD, correttamente, ha chiesto ai 5Stelle (gruppo parlamentare di maggioranza relativa) di indicare il nome di un possibile presidente. Il Movimento, pur tra qualche problema interno, ha chiesto di reincaricare Conte non per rifare l’inutile esperienza già fatta, ma per provare a fare un programma “nuovo” con contenuti condivisi dagli alleati e con prospettive definite.
Non sarà cosa facile, ma la tutela costituzionale l’impone.
E Salvini, indipendentemente dai selfie delle spiagge, e/o dai sondaggi (più o meno legittimi e credibili), ora si ritrova a dover fare i conti con il 17% dei consensi messi insieme il 4 marzo dell’anno scorso, con i mugugni, all’interno del suo partito, per non aver mantenute le promesse fatte in materia fiscale, soprattutto, ed in materia di autonomia differenziata (in questo modo si dimostra che tentare di far politica soltanto sulla base di promesse ardite, irrealistiche e capaci di dare risposte a pochi, è difficile ed illusorio!).
Ma è questa, a mio parere la ragione vera per la quale Lui ha deciso di rompere il gioco. La consapevolezza che non sarebbe stato in grado di mantenere le promesse fatte e la certezza dell’inutilità del ruolo del sovranismo in Europa. Come ha fatto a non capirlo prima? viene da dire. Possibile che non possiede la capacità culturale di comprendere che il “sovranismo” è in contraddizione con i principi fondamentali dell’UE. Anche sul versante della lotta all’immigrazione ha soltanto giocato da solo, perché lì dove si dovevano discutere e si sono discussi i problemi del rinnovo degli accordi di Dublino, lui non è mai andato.
Non era interessato a risolverli, i problemi, ma solo a parlarne, demagogicamente (non si è mai capito come e perché: i porti erano chiusi, la guerra, anche giuridica, alle ONG ovvero in alcuni casi anche alla Guardia costiera italiana, totale…ma i barconi hanno fatto scendere sulle nostre spiagge, quest’estate, migliaia e migliaia di profughi, senza controllo e, in questo modo, davvero con molti rischi per la tutela nazionale) …Ma ora, forse, si apre un capitolo nuovo della storia del Paese. Vedremo e seguiremo, come siamo abituati a cadenza quindicinale. Anche per capire le ripercussioni che questa vicenda avrà sulla politica regionale.